Autunno

dipinto, post 1680 - ante 1690

Oggetto di un restauro condotto nel 1988, l'opera appartiene a una serie di quattro tele in ottimo stato di conservazione, oggi tutte riunite nel Museo Lechi. Purtroppo la foderatura realizzata in quella circostanza ha solo in parte garantito la leggibilità delle iscrizioni antiche vergate sul retro, che nel caso della tela in esame non ha fornito alcuna indicazione utile quanto alla paternità. Dal punto di vista iconografico i quattro dipinti rivelano un sostanziale allineamento alla tradizione rappresentativa delle stagioni. Come di consueto, l'Autunno assume le sembianze di Bacco, con il capo cinto da una ghirlanda di pampini di vite e il corpo ricoperto da una pelle di felino, nell'atto di porgere un grappolo di uva a un florido Cupido.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Garzi, Luigi (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Sistema Museale Montichiari Musei
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Tabarino
  • INDIRIZZO Piazza Teatro, 23, Montichiari (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A fornire una fondamentale indicazione sulla storia collezionistica di questi notevoli dipinti contribuisce il volume "Le pitture e le sculture di Brescia" di Giovan Battista Carboni, andato in stampa nel 1760. Tutte e quattro le opere risultano infatti segnalate nella dettagliata descrizione dedicata alle raccolte a quel tempo conservate "Nel palazzo de' Signori Conti Avogadro Appresso San Bartolomeo", edificio tuttora esistente nell'attuale via Moretto in città. Considerato che una buona parte dei dipinti Avogadro passa in eredità ad inizio Ottocento ai Fenaroli, e che alcuni di essi confluiscono in seguito nella proprietà della famiglia Lechi, il collegamento con la testimonianza del Carboni appare del tutto lineare. Già assegnato a Pietro Locatelli, la critica recente restituisce il dipinto all'eclettico pittore pistoiese Luigi Garzi, tra i protagonisti della pittura romana nei decenni di transizione tra Sei e Settecento. È evidente che l'intera serie, di grande qualità, fu volutamente commissionata ad artisti diversi (l'Autunno al Garzi, l'Estate a Giovan Battista Gaulli, la Primavera a Pietro Locatelli e l'Inverno a un seguace di Pier Francesco Mola), tin parte legati alla cultura pittorica del tardo Seicento romano, qui riscontrabile nel classicismo scultoreo delle figure, avvolte da una luce morbida e delicatamente chiaroscurata.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Fondazione Civiltà Bresciana
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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