Strumenti musicali
Collocata al secondo piano del complesso, la stamza è caratterizzata dalla presenza di un raffinatissimo fregio dipinto che corre sulla sommità delle quattro pareti, a contatto con le travature lignee del soffitto. I singoli riquadri, di forma rettangolare stretta e allungata, nel numero di tre per parete, sono occupati ai lati da muscolosi putti alle prese con animali esotici o mostruosi, oppure affiancati da strumenti musicali di differente genere. Nel riquadro centrale invece, è raffigurata all'interno di una cornice dorata anch'essa circondata da strumenti musicali o suppellettili del mondo antico, una scena simbolica. Due di queste sono a soggetto sacro (San Gerolamo nel deserto e lo sposalizio mistico di Santa Caterina), mentre altre due rimangono più misteriose, un viandante che cammina in mezzo alle montagne e un lupo che ulula con una città in lontananza. Tali riquadri sono separati l'uno dall'altro da un sottile inserto in finto marmo dipinto, oppure da una nicchia affrescata con all'interno una statua dorata di eroine ebree e pagane. La parte centrale delle pareti è dipinta in modo tale da ricreare una superficie in finto marmo con al centro una finta decorazione marmorea ad intarsio, riproducente sottili motivi ornamentali floreali.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione pittorica
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Maria Assunta
- INDIRIZZO Via Molina, Cairate (VA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La camera, recentemente riscoperta anche grazie ai restauri dell'intero complesso, è stata ritenuta per molto tempo la camera personale della badessa Antonia Castiglioni, molto attiva all'interno del monastero e committente della grande decorazione cinquecentesca della navata centrale della chiesa, che affidò alla bottega di Aurelio Luini. Tale origine permetterebbe di datare la camera intorno alla metà del XVI secolo, quando la badessa fece elevare l'ala sud est del monastero di un piano, creando un appartamento per sé, dotato di camino e di toilette privata. Dal punto di vista tipologico, tuttavia, la vicinanza tra il fregio qui dipinto e le decorazioni realizzate all'interno del piano nobile di Villa Cicogna Mozzoni a Bisuschio, o le figure rappresentate negli affreschi dentro castello Visconti di San Vito di Somma Lombardo, tenderebbe a spostare la data d'esecuzione della cosiddetta "Camera della Musica" alla fine del secolo. Questo spostamento di data sottrarrebbe dunque la decorazione interna ad affresco alla commissione della badessa Castiglioni, per affidarla ad Alessandra Bossi, divenuta madre superiore nel 1580. Indubbio resta, comunque, il collegamento tra la scelta di un tema profano come soggetto per la camera di una badessa e l'elevato grado di istruzione che sicuramente la committente doveva aver ricevuto: la presenza di putti e armi ricorda la lettura di poemi e rime epiche tanto cari alle dame del Rinascimento, inoltre la presenza di soggetti legati al mondo della musica non era estranea agli ambienti femminili, sia laici che monastici. Nonostante l'inasprirsi delle regole di clausura dopo il Concilio tridentino, infatti, all'interno dei monasteri continuarono a svilupparsi attività culturali di altissimo profilo, spesso legate alla produzione musicale. Molte monache lombarde furono sia compositrici che esecutrici, cantanti e/o strumentiste di grande valore, famose ed apprezzate anche all'esterno della clausura, in quanto udite dai laici durante le funzioni. Il significato simbolico del fregio, invece, parrebbe nascondere una celebrazione della moderazione: la vita monastica impone il controllo delle pulsioni, qui rappresentate da armi e animali, e la loro sottomissione alla ragione, esemplificata dagli strumenti musicali. Tale interpretazione, per quanto poco originale, troverebbe secondo la critica riscontro nella storia del complesso architettonico. Il periodo della realizzazione degli affreschi corrisponderebbe infatti al termine di una lunga serie di tensioni tra l'arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, che richiamava a sé il controllo del monastero, e il vescovo di Pavia, la cui posizione finì per prevalere.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0