Assunzione della Madonna
Nel registro inferiore sono dipinti, sulla sinistra, una finta nicchia a trompe l'oeil contenente due libri, e sulla destra, un prezioso tendone di velluto sorretto da due putti. La fascia intermedia è occupata da tre storie che riguardano la vita della Vergine, viste attraverso un'apertura a serliana caratterizzata da modanature bicrome: al centro si colloca la grande Assunzione, con Maria in cielo, circondata da una mandorla di luce dorata tra angeli e nuvole e illuminata dalla luce divina, di molto soprastante gli Apostoli, dipinti nella parte bassa sullo sfondo di un paesaggio naturale che culmina, in lontananza, con la raffigurazione di un'architettura. Nel riquadro di sinistra è rappresentata "La nascita della Vergine", mentre in quello a destra "La morte della Vergine", entrambe ambientate in una stanza dalle pareti azzurre con il soffitto ligneo a cassettoni. Al di sopra degli episodi laterali festoni dipinti circondano due finti riquadri marmorei all'interno dei quali si aprono due oculi con la raffigurazione di re Davide e re Salomone, accompagnati da cartigli, ora quasi illeggibili. Su di loro si appoggia la gigantesca lunetta che chiude la parete, raffigurante Dio Padre in gloria circondato da più giri di nuvole e da innumerevoli angeli musicanti.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO decorazione pittorica
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MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura a fresco
- AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
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ATTRIBUZIONI
Luini, Aurelio (1530-1592 Ca.)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Maria Assunta
- INDIRIZZO Via Molina, Cairate (VA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE All'inizio della seconda metà del XVI secolo la badessa Antonia Castiglioni decise di rivoluzionare lo spazio interno della chiesa facendo realizzare una grande decorazione sulla parete di fondo della navata centrale, ottenuta tamponando un arco ogivale che originariamente introduceva in una più antica abside tronca: tale lavoro è firmato e datato "Aurelio Luini milanese 1560". Di poco successivo è l'adattamento alle nuove norme religiose previste dal Concilio di Trento per le chiese monastiche, che comportò la riduzione della chiesa ad un'unica navata e, grazie alla costruzione di un tramezzo, la netta separazione dell'area destinata alla clausura da quella aperta ai fedeli. Dopo la soppressione da parte dei francesi, tra il 1798 e il 1799 una serie di lavori stravolsero la strutturazione dell'ambiente. Le prime due campate della chiesa pubblica vennero abbattute; l'ex chiesa monastica fu controsoffittata per ricavare un nuovo piano e due camini furono sistemati nella parete di fondo della navata sinistra e nell'estremità inferiore di quella dipinta dal Luini. Tra il 1975 e il 1978, dopo la cessione del complesso al Comune di Cairate e alla Provincia di Varese, gli affreschi vennero restaurati. L'intero ciclo luinesco fu strappato, trasportato su poliestere rinforzato con fibre di vetro e ricollocato in loco nel 1979, un pò più in alto di quando fosse in origine per via dell'eliminazione della modanatura architettonica che circondava la lunetta a contatto con il soffitto. Per quanto danneggiata, l'opera di Aurelio Luini costituisce ancora oggi uno dei grandi esempi di decorazione parietale eseguiti dall'artista e dalla sua bottega nelle chiese claustrali lombarde, seguendo l'esempio carrieristico del padre, il noto Bernardino. L'impostazione data alla parete da Aurelio, dominata dalla grande serliana che scandisce lo spazio delle diverse storie della vita della Vergine, riprende infatti lo schema già adottato dal padre Bernardino nel tramezzo della chiesa di Santa Maria degli Angeli a Lugano (1529-1532). Al contemporaneo Gaudenzio Ferrari richiamano invece l'ordine delle storie narrate, con al centro l'Assunzione, a destra la morte e a sinistra la nascita di Maria Vergine, nonché la raffinatezza delle tipologie facciali, quali ad esempio il bellissimo volto della Madonna assunta. La datazione 1560 pone questi affreschi tra i primi successi di Aurelio, in concomitanza con la decorazione eseguita nel cantiere di San Maurizio al Monastero Maggiore di Milano, anch'esso monastero femminile benedettino, in cui l'artista iniziò a lavorare nel 1555. Questo conferma la volontà della badessa Castiglioni di voler adattare il suo monastero ai più aggiornati modelli milanesi in fatto di decorazione pittorica interna. Difficile è invece collocare cronologicamente e a livello di autografia la lunetta della parte superiore della parete, raffigurante Dio Padre in gloria tra gli angeli, considerata di fattura più modesta rispetto ai dipinti del Luini e più congruente alla decorazione della volta e delle altre lunette presenti nella sala (ad oggi quasi scomparse). Alcuni studiosi sostengono che tale decorazione venne eseguita prima del 1560 da una bottega milanese formatasi tra gli aiuti di Callisto Piazza, poi licenziata dopo l'esecuzione della lunetta e sostituita per volere della badessa dalla squadra di Aurelio Luini, in quello che doveva essere un tentativo di Antonia Castiglioni di imprimere nuova vitalità alle decorazioni del convento. Altri studiosi sostengono invece che lunette e soffitto siano state realizzate in concomitanza con l'iscrizione che corre lungo il cornicione della chiesa claustrale, datata 1590 (quindi posteriormente all'intervento del Luini), forse ad opera di alcuni artisti documentati come attivi tra il 1587 e il 1590 sulle volte della chiesa pubblica (Giovanni Antonio di Val Lugano, Salvatore Fontana e Giovanni Antonio Pozzi).
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0