Deposizione di Cristo nel sepolcro
Il dipinto rappresenta il momento in cui il corpo di Cristo, appena calato dalla croce, viene sollevato a braccia per poter essere adagiato nel sepolcro, che qui non compare: un uomo dai capelli e barba neri con la veste rossa (probabilmente Giuseppe di Arimatea) lo sostiene da sotto le ascelle, mentre un altro di spalle, con una veste scura, lo tiene per le ginocchia. Sulla sinistra del quadro una donna, forse una delle Marie, regge il braccio destro di Gesù, mentre il sinistro ricade sul suo stesso grembo, appena coperto da un lembo di sudario. La testa di Cristo appare inclinata sulla sua spalla destra, da dietro la quale compare anche il capo di san Giovanni, i cui occhi fissano angosciati il volto del Salvatore. Nell'angolo in alto a destra del dipinto compare infine la Madonna, con il volto di profilo girato verso il figlio, in parte nascosto da un velo scuro. La scena è di per sè molto scura, sia nello sfondo che nelle figure: spiccano solo per l'innaturale biancore il corpo di Gesù, investito da una luce bianca che proviene da destra, e un piccolo squarcio di luce chiara che si apre in alto a destra nel cielo cupo e nuvoloso.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Bazzani, Giuseppe (1690-1769)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Diocesano Francesco Gonzaga
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Diocesano
- INDIRIZZO Piazza Virgiliana, 55, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto del pittore Giuseppe Bazzani costituiva un dittico con una Pietà di analoghe dimensioni, composizione e intonazione cromatica, oggi conservata al Cleveland Museum of Art (Ohio, USA): eseguite con ogni probabilità per un convento mantovano, le due opere vennero disperse a seguito delle soppressioni settecentesche, per ricomparire poi nel 1924 (Benesh) all'interno della collezione privata del pittore Italico Brass. Dopo un passaggio in un'altra collezione privata veneta, il dipinto in questione fu acquistato nel 1976 all'Asta Sotheby's di Firenze dall'editore mantovano Gianluigi Arcari, dalla cui erede Maria Paola Arcari venne acquistato nel 1997 dalla Regione Lombardia che decise di depositarlo presso il Museo Diocesano Francesco Gonzaga di Mantova, ad oggi sede della più ampia collezione di opere del pittore (Tesori salvati, 2000). Nell'ambito della sua feconda produzione, il Bazzani trattò spesso il tema del Cristo deposto dalla croce: in particolare questo quadro viene datato dalla critica attorno al 1760, negli ultimi anni di vita del pittore, in cui l'artista abbandonò l'adesione ad un gusto più accattivante e rococò, per lasciare spazio ad una maggiore partecipazione sentimentale legata al tema della morte e della sofferenza, forse acuita anche da una caduta da un'impalcatura che l'aveva reso storpio (Caroli, 1988) e certamente dal clima di maggiore rigore morale e artistico che attraversava questa fase della sua epoca (Perina, 1970). L'atmosfera del dipinto è cupa, la scena altamente drammatica e ispirata alla tradizione veneziana cinquecentesca del tardo Tiziano sia per intensità sentimentale che per scelte stilistiche, ormai decisamente lontane da qualsiasi frivolezza da arcadia settecentesca (Ivanoff, 1950; Perina, 1970). La stesura materica del colore si fa grumosa, combusta, quasi incenerita (Bossaglia/Terraroli, 1991); i contorni delle figure e la loro costruzione volumetrica si perdono in un susseguirsi di linee spezzate, profili taglienti e luci balenanti (Mantova, 1950); ogni canone di bellezza ideale viene qui abbandonato, insieme alla morbidezza del modellato, per rifarsi a forme scabre, sfocate, che bene rendono il senso della tragedia che stanno rappresentando (Perina, 1970).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0