Oreste ed Elettra. Oreste ed Elettra

dipinto, 1923 - 1923

Figura maschile e femminile stanti sotto un'arco dall'eco classica. Ai loro piedi un pugnale insanguinato in tempera all'uovo su cartone.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA cartone/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI De Chirico, Giorgio (1888-1978)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa Necchi Campiglio. Collezione Claudia Gian Ferrari
  • LOCALIZZAZIONE Villa Necchi Campiglio
  • INDIRIZZO Via Mozart 12-14, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima riproduzione a stampa di quest'opera di De Chirico, oggi al FAI grazie alla donazione di Claudia Gian Ferrari, avvenne nella rivista "La Révolution Surreéaliste" nel sesto numero del 1926: l'opera era riprodotta coperta di sfregi come segno del suo rinnegamento da parte del gruppo dei Surrealisti - che pure De Chirico stesso aveva contribuito a far nascere. "Oreste ed Elettra" è infatti un'opera esemplare del "nuovo" De Chirico, della strada del "ritorno all'ordine" che il pittore aveva intrapreso dall'inizio degli anni Venti. Come spesso accade agli apolidi, De Chirico conosce il mito e la tradizione classica ma li rilegge con gli occhi della mitteleuropa che l'aveva ospitato bambino, con la novità delle avanguardie conosciute a Parigi e con l'idea di armonia che si porta dentro da artista di origini italiane. Il mito di Euripide prende quindi una veste nuova e complessa, passa dal filtro visionario di Arnold Böcklin come dalla misura di Valori Plastici. Oreste è quasi nudo, vulnerabile, più tragicamente esposto - con il gesto disperato che ricorda il male originario dell'Adamo di Masaccio cacciato dal Paradiso Terrestre nella Cappella Brancacci di Firenze - , Elettra è coperta, trattenuta, il suo sentimento è meno plateale, si riassume nella tensione della mano destra mentre con la sinistra tocca il fratello sulla spalla con fare consolatorio, come nella scultura romana di Menelaos che certamente De Chirico aveva avuto modo di studiare a Palazzo Altemps a Roma. La grande colpa - o la grande giustizia - ancora palese nel pugnale e nelle mani di Oreste coperti del sangue del padre, si staglia su un cielo sereno ed è coronata da un arco classicheggiante ma tragicamente incompiuto.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 300663317
  • ENTE SCHEDATORE R03/ FAI - Fondo Ambiente Italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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