Benedetto Gennari in atto di dipingere un suo amico. doppio ritratto
dipinto
1657 - 1657
Gennari Benedetto Il Giovane (1633/ 1715)
1633/ 1715
Personaggi: Gennari Benedetto
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Gennari Benedetto Il Giovane (1633/ 1715): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Cagliari (CA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è parte di un insieme di opere, provenienti dal Palazzo Carradori di Recanati, giunte in eredità alla famiglia Tomassini Barbarossa. Non ci sono pervenute informazioni precise circa la data di acquisizione da parte dei Conti Tomassini Barbarossa; tuttavia è possibile ipotizzare una data successiva al 1908, anno in cui il sopracitato dipinto è segnalato in un Inventario di vendita e stima della collezione di Palazzo Carradori (PERIZIA DELLA GALLERIA DEI QUADRI, 1908, p. 6). Successivamente l'opera viene trasferita nella residenza Tomassini Barbarossa di Montelupone (MC). Solo alla fine degli anni '50 il dipinto è giunto a Cagliari alla sua attuale collocazione presso Palazzo Boyl, di proprietà della stessa famiglia Tomassini Barbarossa. La tela viene individuata come opera di Benedetto Gennari dal compilatore dell'inventario Carradori, il quale annota come il dipinto sia firmato. La firma è impressa sul retro del dipinto, e assieme alla data 1657, consente a chi scrive di collocare la tela di Palazzo Boyl in una fase dell'attività dell'artista circostanziata e precisa. Tale iscrizione risulta a chi scrive totalmente incomprensibile. L'attribuzione al Gennari è senz'altro da accogliere. L'opera si inserisce perfettamente nella prima fase della produzione artistica del ritrattista centese e il riferimento culturale più immediato si individua nella maniera del Guercino ma anche nella ritrattistica del bolognese Cittadini. Le capacità mimetiche nella rappresentazione del reale, tipiche del Gennari, si esprimono anche in questo dipinto dove l'artista indugia nella descrizione dettagliata e quasi "ottica" dei particolari. Questa cifra stilistica peculiare e personale di Benedetto fornisce un primo elemento di differenziazione nella produzione del pittore spesso confusa, almeno per quanto riguarda la produzione precedente al 1672, data del suo trasferimento in Inghilterra, con quella del più anziano fratello Cesare, formatosi come lui alla scuola del Guercino. Dell'arduo compito di distinguere le produzioni artistiche dei due Gennari si è occupata la critica più recente. Scrive a questo proposito la Clerici Bagozzi: "Nella comune atmosfera del maturo classicismo guercinesco, all'accento più energico e severo, al tocco più pastoso di Cesare fa riscontro il tono più disinvolto e mondano di Benedetto che, forse guardando alla pittura fiorentina del 'Seicento, specie al Dolci, indugia, fra preziosità di superfici, nella resa minuta dei particolari (CLERICI BAGOZZI, 1986, p.187 in Bibliografia n°2). Nel doppio ritratto di Palazzo Boyl l'intento del pittore appare quello di rendere palese l'affinità che lega i due personaggi ritratti. Tutto nella composizione va a suggerire una sorta di identità. Il Gennari e il misterioso personaggio di destra sono abbigliati in maniera singolarmente identica; l'artista gioca sulla somiglianzà reale o voluta tra le due immagini. Sul rapporto che lega i due personaggi getta qualche luce l'iscrizione nello zoccolo della finta tela. Nell'iscrizione infatti si allude in maniera non troppo velata, ad un rapporto di amicizia e affinità di spirito che legò i due personaggi legati in coppia. Il dipinto cattura la nostra attenzione per un altro elemento di indubbio fascino: il misterioso disegno nelle mani del personaggio di destra. Una lettura del dipinto rivela nel disegno l'uso della triangolazione, tecnica ancora oggi utilizzata per effettuare i rilievi di un edificio o di un terreno. Sono, dunque, propensa a pensare che il disegno in cui sono presenti figure geometriche e uno scritto, sfortunatamente illeggibile, possa essere un documento di tipo notarile, forse un lascito testamentario che mette in evidenza dei terreni con le relative pertinenze. Secondo questa ipotesi, ancora tutta da vagliare, il personaggio ritratto potrebbe essere un notaio e il disegno nelle sue mani un chiaro omaggio alla sua professione. I ritratti eseguiti da Benedetto in collaborazione con il fratello Cesare sono datati al 1666. Più antica di 9 anni, la tela di P. Boyl tuttavia si mostra più libera dai vincoli di un'ufficialità imposta dalla committenza; il pittore si concede la licenza di "giocare" sul legame che lo uni all'amico ritratto. Il dipinto cattura la nostra attenzione per un altro elemento di indubbio fascino: il misterioso disegno nella mani del personaggio di destra. L'iscrizione nella parte superiore del foglio, sfortunatamente illeggibile, non ci viene in soccorso nella comprensione del disegno. E' verosimile che esso rappresenti una costruzione di sezione aurea, oggetto delle speculazioni di architetti e pittori a partire dal rinascimento. Secondo quest'ipotesi il disegno potrebbe essere un'allusione alla professione del personaggio ritratto (matematico, architetto o pittore come il Gennari) oppure omaggio al mestiere di quest'ultimo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000134338
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2018
- ISCRIZIONI UNA FIDES INXIT QUOS UNA TABELLA EDIDIT ILLA ANIMIS ISTAEa COLOREa PARES 1657 - estremità inferiore del cavalietto - lettere capitali - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0