miracolo di San Pantaleo

dipinto, 1595 - 1595

Il dipinto raffigura S. Pantaleo mentre guarisce un paralitico davanti all'Imperatore Massimiano e ad una folla di astanti. In primo piano, isolata, la figura di un religioso

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 330 UNR
    Larghezza: 230 UNR
  • ATTRIBUZIONI Lusso Andrea (notizie 1595-1614)
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Giuseppe
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Contrariamente alla critica ufficiale, che giudicò spesso Andrea Lusso un modesto pittore manierista, il Valery, un viaggiatore francese dell'Ottocento, rimase conquistato dall'artista ed in particolare modo dal "Miracolo di S. Pantaleo" dipinto da questi per una chiesa di Martis nel 1595. Infatti nel libro da lui scritto in merito al suo viaggio in Sardegna, espresse chiaramente il rammarico per il fatto che il Lanzi non lo avesse veduto per tesserne le dovute lodi. Il dipinto rappresenta il momento in cui Pantaleo, secondo la leggenda, guarisce un paralitico di fronte all'imperatore Massimiano dimostrandogli così, a onta dei sacerdoti pagani, e dei medici, quale potere possa Dio trasmettere all'uomo attraverso la grazia divina: un prodigio accolto tuttavia con indifferenza dall'Imperatore. Ci si trova di fronte ad un episodio della vita del Santo difficilmente prescelto dall'iconografia tradizionale, che sino ad allora aveva maggiormente raffigurato i vari martiri di San Pantaleo. Senza dubbio l'impiccagione alla forca, l'annegamento in mare e lo sbranamento delle belve nella fossa, accompagnati da innumerevoli conversioni da parte della folla presente ai supplizi, dovevano avere sui devoti un effetto più toccante rispetto alla scena del detto miracolo, dove invece gli astanti accolgono la straordinaria guarigione con manifesta insensibilità. Il Cocco, attento biografo del Lusso, per aver rintracciato negli archivi dell'Isola documenti riguardanti l'artista, avvertì nell'opera in esame un capovolgimento del concetto dottrinario-liturgico in rapporto alla gran parte dei componimenti religioso-figurativi del tempo. La tradizione isolana, soprattutto nei testi pittorici più complessi, aveva assegnato alla Madonna col Bambino una posizione centrale nell'organizzazione compositiva dell'opera sacra, relegando i Santi, titolari di chiese o di altari, ai margini della figura della Vergine. Il rispetto di questa gerarchia sottintendeva la volontà di non indirizzare ai santi intenti di venerazione idolatrica: un problema alquanto importante sul piano del culto se si tiene conto del superficiale sentimento cristiano vissuto dalle popolazioni indigene sino alla metà del Cinquecento e della loro inclinazione per forme ereditate dalla cultura pagana, tra le quali l'idolatria. Il Cocco ritenne l'insolita posizione centrale di San Pantaleo nella scena tratta dal "Martirio di Santa Tecla" dell'esule toscano Baccio Gorini: un'opera dipinta in quegli stessi anni per la chiesa omonima di Nulvi. Un'osservazione, questa, senza dubbio acuta, che non escluderebbe comunque la possibilità di qualche coincidenza con la "Santa Cecilia" dipinta da Raffaello. La conoscenza delle opere dell'Urbinate da parte del Lusso è chiaramente dimostrata dalla copia quasi fedele - di qualche anno più tarda rispetto alla tela di Martis - della "Trasfigurazione" per la Parrocchiale di Sedini. Una copia tratta o dalla conoscenza diretta dei dipinti di Raffaello o dalle stampe circolanti un po' dovunque. Ovviamente, pur ammirando e imitanto Raffaello, manca al Lusso il plasticismo ben modellato, il panneggio morbido, la luce avvolgente, la cromia sapiente del grande maestro; vanno tuttavia valutati con minore severità alcuni suoi calligrafismi, ritenuti dagli studiosi astratti, che si evidenziano nel disegno delle figure anche nella tela di San Pantaleo. Si tratta di peculiarità stilistiche che andrebbero lette in chiave diversa da quella solitamente riduttiva, in quanto potrebbero essere l'elaborazione di un modo espressivo tutto personale di intendere la figura. Nei personaggi in secondo piano, la ritmica iterazione dei gesti, contrapposti in un articolato gioco di maniera lasciano intendere un Lusso sufficientemente preparato nel disegno, tanto da ribadire l'ipotesi della voluta ricerca di calligrafismi nel complesso disporsi dei panneggi. La scena manca invece di respiro prospettico, essendo lo spazio occupato completamente dalla serrata disposizione delle figure che si spingono fino al vertice della composizione, ove appaiono quattro cavalieri. Per quanto riguarda la vita del Lusso, in virtù di attente ricerche effettuate dal Cocco negli archivi parrocchiali e comunali di molti centri della Sardegna, si è potuto ricostruire gran parte della sua attività artistica e venire a conoscenza di particolari riguardanti la sua famiglia, come nascite e matrimoni. Va inoltre sottolineato che il pittore, contrariamente all'uso corrente dell'epoca, ebbe l'abitudine di firmare e datare molte sue opere, facilitando in tal modo il lavoro degli studiosi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000042972
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari e Nuoro
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Lusso Andrea (notizie 1595-1614)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1595 - 1595

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'