La Vedova. Figura femminile

dipinto,

Tela entro cornice dorata

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Catanese
  • ATTRIBUZIONI Liotta Cristaldi, Pasquale (1850-1909): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • LOCALIZZAZIONE Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • INDIRIZZO Via Biblioteca, 13, Catania (CT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La collezione denominata "Biblioteca Museo Mario Rapisardi", in origine appartenente allo scrittore e poeta catanese (1844-1912), è a sua volta parte integrante della "Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino" di Catania, istituzione allocata in un'ala nel complesso monumentale dell'ex monastero dei Benedettini di S. Nicolò l'Arena. Allestita in una sala apposita, che ricrea la stanza di studio della casa del poeta, la Biblioteca Museo Mario Rapisardi espone gli oggetti provenienti dalla sua abitazione di via Etnea 569. Nel 1911 infatti, pochi mesi prima della morte di Rapisardi, il Comitato Esecutivo della II Esposizione Agricola Siciliana - che si era svolta a Catania nel 1907 – acquista per 40.000 oggetti d'arte, manoscritti, pergamene, libri, autografi e arredamento delle stanze adibite a salotto, pinacoteca, biblioteca, studio e camera da letto. La stipula del contratto d'acquisto, stilato dal notaio Antonino Mirone Strano, ebbe luogo il 10 luglio 1911 con una cerimonia ufficiale presso la casa di Rapisardi di via Pietra dell'Ova, alla presenza del Sindaco e di rappresentanti della stampa locale, la quale dà ampio risalto all'avvenimento. Nel discorso pronunciato dal Sindaco per l'occasione, la delibera del Comitato di utilizzare per la spesa gli utili della sua gestione e la donazione di quanto acquistato al Comune di Catania, si qualificano come riconoscimento e omaggio da parte della Città alla fama raggiunta da Rapisardi. Libri, arredi e cimeli confluiscono successivamente nella Biblioteca Comunale, a sua volta costituitasi in Ente morale nel 1931 con l'attuale denominazione, a seguito del lascito della ricca biblioteca e dei dipinti del barone Antonio Ursino Recupero (1925); oggetti d'arte e cimeli Rapisardi risultano registrati ai nn. 787-881 dell'Inventario generale dei mobili del 1938. D'indubbia importanza culturale, la collezione espone cimeli e oggetti d'uso, album di fotografie e cartoline, ma soprattutto opere d’arte quasi del tutto inedite, tra cui prevalgono i ritratti, dipinti e scolpiti, sia del poeta sia di familiari e amici. La dimensione privata della raccolta testimonia i rapporti di Rapisardi con gli artisti catanesi suoi contemporanei, molti dei quali frequentavano il cenacolo culturale che egli riuniva nella sua casa. Alcuni oggetti facenti parte dell'acquisizione Rapisardi non sono stati rinvenuti e, inoltre, suppellettili quali tendaggi, una pelle di leopardo e il singolare reperto costituito dalle ossa di un braccio con mano, nell'inventario sono dichiarate inesistenti in data non recente; la piccola caricatura di Mario Rapisardi, realizzata da A. Mancini (inv. 866), da una nota risulta invece trafugata nel 1977. Su proposta della Soprintendenza di Catania, che ha condotto la verifica d'interesse culturale ex art. 12 D.Lgs. 42/2004, l'Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ha riconosciuto l'importanza della Biblioteca Museo quale parte della “Collezione storico artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”, emanando il vincolo con D.D.S. n. 121 del 24 gennaio 2014. Il dipinto "La vedova", opera di Pasquale Liotta, risulta incluso nella serie di numeri d'inventario attribuiti alla collezione di Mario Rapisardi (Inventario, 1938), ma non sembra aver fatto mai parte della pinacoteca personale del poeta; viene spostato nella Biblioteca Museo, per motivi ignoti, dalla precedente sede di esposizione nel Palazzo Comunale di Catania. L'opera è, infatti, un omaggio riconoscente del suo autore al Comune di Catania. Liotta, conosciuto e citato anche con il doppio cognome Liotta Cristaldi, dopo un modesto apprendistato presso Antonino Allegra, proprio grazie ad una pensione erogata dal Comune di Catania nel 1870 si trasferisce a Napoli per studiare, come molti altri artisti catanesi suoi coetanei, presso l'Istituto Superiore di Belle Arti. In questa scelta è sostenuto e accompagnato dall'amico di poco più anziano Calcedonio Reina, anch'egli pittore. Reina tornava infatti a Napoli dopo il primo studentato iniziato nel 1864, durante il quale era stato allievo di Domenico Morelli. Nonostante la distanza caratteriale e culturale, i due siciliani sono legati da un rapporto di amicizia, affetto e stima; è Reina a fornire, nelle sue memorie, notizie di prima mano utili per una biografia ancora oggi piuttosto scarna e ad introdurre il più giovane pittore nel circolo colto che si raccoglie a Catania attorno alla carismatica figura di Mario Rapisardi. Nell'ambiente artistico napoletano, aperto a coniugare verismo e pittura di storia secondo l'insegnamento di Morelli, Liotta si ferma abbastanza stabilmente per circa vent'anni, partecipando a numerose mostre ed esposizioni locali e nazionali con soggetti storici, anche contemporanei, e di genere, opere in gran parte non rintracciate, ma che gli valgono una certa notorietà e un buon gradimento. La recensione sul dipinto “La donna abbandonata”, esposto a Roma nel 1883, così riporta: “La maniera di dipingere del nostro giovane artista è corretta, il colorito diligente e armonioso, il disegno ricercato” (Fornarina, 25 febbraio 1883). Da Napoli probabilmente invia al Comune di Catania il dipinto “La vedova”, recante la dedica “Primo saggio alla Patria P. Liotta offre 1872”. La giovane donna ritratta è chiusa nel nero abito da lutto, completato da un velo che le copre il capo e i lunghi capelli scuri scendendo sulle spalle; il viso mesto e gli occhi abbassati, la ghirlanda di fiori e il fazzoletto bianco stretti fra le mani congiunte in grembo confermano il titolo con cui la tela viene indicata anche nell'inventario. La luce del giorno proietta l'ombra del corpo sulla parete chiarissima e uniforme, marcata da una semplice modanatura, creando uno spazio quasi privo di profondità che dà risalto alla figura. Sulla superficie la lapide commemorativa è forse resa intenzionalmente di parziale lettura, e tuttavia esplicita nel riferimento ai fratelli Cairoli. Come ha rilevato Damigella (2019) la data in cifre romane visibile va completata e letta come 1867. Il 23 ottobre di quell'anno Enrico Cairoli viene infatti ucciso e il fratello Giovanni gravemente ferito nello scontro a Villa Glori tra garibaldini e truppe pontificie. In questo dipinto soggetto e resa pittorica, derivanti dalla matrice verista, diventano chiaro riferimento agli ideali risorgimentali: che la donna ritratta e l'ambientazione siano reali o d'invenzione, ciò che emerge è il dolore, seppur composto, per l'alto prezzo pagato dai patrioti. Nel 1875 Liotta firma la sua tela più nota, “L'effetto dell'hashish”, conservata nel Museo Civico di Castello Ursino di Catania. E' il secondo omaggio al Comune di Catania: in basso a destra riporta infatti l'iscrizione: “Secondo saggio del pensionato Liotta 1875 dono al Municipio”. Grazie al puntuale confronto con una tela molto vicina per soggetto e composizione, il “Fumatore d'oppio” del 1872 del pittore Luigi Scorrano, comparsa circa due anni fa sul mercato artistico milanese, la Damigella ha potuto dimostrare come entrambe le opere derivino da uno stesso esempio, un soggetto creato per gli studenti da Domenico Morelli, il cui interesse per la pittura orientalista è documentato da diversi dipinti. Nel 1877 Liotta riceve la commissione di due ritratti per la galleria dei musicisti nel Conservatorio San Pietro a Maiella a Napoli. Agli inizi degli anni Novanta torna definitivamente a Catania, da dove dirada la partecipazione a mostre nazionali per dedicarsi a commissioni locali. La città vive un momento di risveglio culturale e artistico grazie ad attività promosse dal cardinale Dusmet, da circoli e accademie. L'amicizia e la stima di Mario Rapisardi, acquisite tramite Reina, si erano già consolidate nel 1889 con la commissione di un ritratto proprio del comune amico, giudicato molto somigliante e ben eseguito, oggi conservato al Museo Civico Castello Ursino di Catania. Nel 1898 esegue la decorazione della "pergamena" dedicatoria per un evento particolare: la celebrazione del trentennale della pubblicazione del Poema in versi sciolti Palingenesi, prima opera di Mario Rapisardi, conservata nella Biblioteca Museo. La pergamena riporta una lunga iscrizione, probabilmente celebrativa, oggi del tutto sbiadita e illeggibile. Nell'ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Vincenzo Bellini (1901), Liotta esegue disegni e copertine per le relative pubblicazioni. Nel decennio seguente è impegnato a Catania anche in commissioni ecclesiastiche: per la chiesa di S. Francesco all'Immacolata esegue nel 1899-1900 la pala con “L'Immacolata, S. Francesco e le anime purganti”, di cui si conserva in rettoria il bozzetto; per la chiesetta di S. Anna la pala “S. Anna che istruisce la Madonnina nel peristilio presso un giardino”, collocata nell'altare maggiore il 26 marzo 1899 a sostituzione della precedente tela settecentesca “Sacra Famiglia con S. Elisabetta e S. Giovannino”. La tela raffigurante S. Francesco di Paola, nell'omonima chiesa, scomparve nell'incendio dell'edificio nell'agosto 1894, così come i dipinti con la vita e la gloria del santo nel pregevole soffitto ligneo (Lo Presti, 1961). Nel 1896 dipinge su lamina metallica un “S. Giovanni Battista nel deserto”, che colloca entro l'arco ogivale unico superstite della chiesa gerosolimitana medievale di S. Giovanni Minore detta di Fleres, scoperto dall'architetto Filadelfo Fichera durante lo spicconamento dei ruderi avanzati dal terremoto del 1693 e murato nella nuova costruzione. Alla Mostra regionale di Belle Arti allestita all'interno della II Esposizione agricola Siciliana, svoltasi a Catania nel 1907, Liotta espone 5 opere, tre quadri di genere e di costume, uno studio di testa femminile e, infine, il grande e originale dipinto denominato nel catalogo ufficiale “Maria Tudor (la sanguinaria) Regina d'Inghilterra” (Catania, Museo civico Castello Ursino). La mostra Magazzini siciliani (Palermo, 2004), ha presentato questa tela con il titolo “L'incubo o La visione di Elisabetta d'Inghilterra”. Secondo l'iconografia individuata dal nuovo titolo, la donna distesa sul letto, terrorizzata dalla folla di spettri e scheletri che le si materializzano di fronte, sarebbe Elisabetta I Tudor, ascesa al trono d'Inghilterra dopo aver fatto decapitare la cugina Maria Stuarda regina di Scozia, la quale emerge dal buio dell'oltretomba reggendo la propria testa mozzata. Una più recente e documentata rilettura iconografica e storica dell'opera (Damigella, 2019), identifica correttamente il soggetto riportandolo al titolo originario: la regina in preda agli incubi è Maria I Tudor detta la Cattolica, ma anche la Sanguinaria, e nella giovane decapitata la protestante Lady Jane Grey, che fu prima regina d'Inghilterra e d'Irlanda per soli nove giorni, prima di essere incarcerata e decapitata dalla Sanguinaria. Un soggetto storico-letterario dunque, in cui la veridicità della rappresentazione di figure e oggetti si unisce all'immaginario onirico d'ispirazione simbolista. L'atmosfera “gotica” sembra un omaggio all'amico Reina, alla sua vena visionaria e a tratti macabra nutrita da aspirazioni spirituali e tradotta in allegorie, concetti simbolici spesso in opposizione e temi letterari colti ed esotici. Nella collezione storico-artistica dell'Università degli Studi di Catania, nel corso di una verifica culturale è stata individuata la piccola tela firmata raffigurante una scena galante, sul retro della quale la stessa grafia scrive il probabile titolo “Fortezza inespugnabile!!!”. Di Liotta ritrattista parla il biografo Luigi Sarullo che cita alcuni nomi, fra i quali quello del cardinale Giuseppe Dusmet. Si tratta con ogni probabilità del ritratto posto nel cenotafio di Dusmet nella cattedrale di Catania (cfr. il necrologio del pittore in Il Buon Cuore, 12 giugno 1909), realizzato da Filadelfo Fichera nel 1904. Liotta è infine ricordato dai biografi come scrittore di una Storia delle Arti in Sicilia, rimasta ad oggi inedita
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista pubblica/privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900383726
  • NUMERO D'INVENTARIO 806
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • ISCRIZIONI In basso a sinistra - Primo saggio / alla Patria / P(asqua)le Liotta offre / 1872 - Liotta Cristaldi, Pasquale - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Liotta Cristaldi, Pasquale (1850-1909)

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE