stemma reale e cittadino

unità di misura per liquidi ad anfora, post 1296 - ante 1412

Contenitore, ricavato da unico blocco di pietra grigia (anfibolite o serpentinite?), a forma di vaso panciuto biansato con manici a nastro verticali dei quali uno mancante, e base a forma di capitello con quattro foglie d’acqua. Sulla pancia sono scolpiti a rilievo piatto su fondo ribassato lo stemma di Messina e quello aragonese di Sicilia. In basso vi è un foro per far defluire i liquidi dall’interno dopo aver effettuato la misurazione. Sull’attaccatura dell’ansa mancante vi sono incise due lettere visibili solo per metà

  • OGGETTO unità di misura per liquidi ad anfora
  • MATERIA E TECNICA pietra/ scultura
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Interdisciplinare Regionale di Messina
  • LOCALIZZAZIONE Museo Interdisciplinare Regionale di Messina
  • INDIRIZZO Viale della Libertà, 465, Messina (ME)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'oggetto è indiscutibilmente una misura ufficiale per liquidi (quartara?). Lo stemma aragonese, nella versione in decusse introdotta da Federico III (1274-1337) dopo la sua incoronazione nel 1296 e mantenuta fino al 1412, data l'oggetto a quest'arco temporale. Nel tentativo di uniformare le diverse misure esistenti nel regno, già nel 1296 Federico decise di far realizzare dei campioni ufficiali contrassegnati con lo stemma reale da conservare a cura delle singole Universitas in luoghi pubblici, spesso identificati con chiese principali di ogni città. Tale prassi darebbe ragione alla tradizione, basata su una fonte sconosciuta, che l'oggetto in questione provenisse dal Duomo di Messina. Un importante raffronto diretto lo si rintraccia nella città di Randazzo dove, nella chiesa di Santa Maria, sono conservati due campioni di misura ufficiali, il moggio (tummino) per gli aridi e l'orcio (quartara) per i liquidi, entrambi scolpiti da un unico blocco di pietra e recanti sul corpo le insegne cittadine e quelle reali aragonesi di Sicilia nella versione in decusse di Federico III. Le due lettere incise sull'ansa sinistra, leggibili purtroppo solo a metà, potrebbero indicare in cifra la capacità della misura. Il capitello a quattro larghe foglie d'acqua, che costituisce la base del contenitore, conferma, dal punto di vista stilistico, la datazione al XIV/XV secolo. Allo stesso modo anche la pietra utilizzata, estratta da cave messinesi o calabresi, è la stessa che si ritrova nella facciata e in altre parti del Duomo messinese, databili dalla prima metà del secolo XIV a tutto il XV
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382139
  • NUMERO D'INVENTARIO 316
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI Sull'attaccatura dell'ansa mancante - I (?) C (?) - capitale -
  • STEMMI Sulla parte globulare del corpo tra le due anse, vicino all'ansa sinistra a chi guarda - civile (?) - Stemma - Reale (Aragona-Sicilia) - 1 - Inquartato in decusse: nel primo e nel quarto i pali d'Aragona; nel secondo e nel terzo l'aquila di Svevia-Sicilia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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