lapide tombale, opera isolata - bottega siciliana (metà XVI)

lapide tombale,

Lastra tombale, priva della cornice d'incastro, in cui ad altorilievo è rappresentata una figura virile giacente su una coltre ed un cuscino dal volto leggermente inclinato a sinistra e con in capo un alto berretto vestita con una zimarra e fra le mani incrociate tiene il rosario e una spada; fra i piedi uno stemma dallo scudo francese. Intorno iscrizione

  • OGGETTO lapide tombale
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scalpellatura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Siciliana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La lastra tombale catalogata, inquadrata in un'iscrizione e priva della cornice esterna, in cui il defunto è rappresentato in altorilievo e nella classica iconografia della scultura funeraria commemorativa, proveniente dalla dismessa chiesa di San Michele Arcangelo di Palermo, si rifà allo schema iconografico tipico delle sculture di fine Quattrocento e primo Cinquecento note nell'area palermitana. Il defunto è rappresentato giacente su una elegante coltre decorata nei margini da una raffinata frangia, poggia la testa, leggermente inclinata a sinistra e coperta da berretto su un doppio cuscino decorato con nappine angolari e piccoli ricami floreali, è vestito con una zimarra, e fra le mani incrociate tiene una spada ed il rosario; ai piedi uno stemma dallo scudo francese. Dall'iscrizione, posta intorno alla lastra sulla cornice, apprendiamo che si tratta della lastra tombale di Pietro Antonio Guerriero, confrate e rettore e la sua data di morte, avvenuta il primo aprile del 1521. Considerato che la scultura proviene dalla dimessa chiesa di san Michele Arcangelo, dove operava la confraternita dei naupticesi - costruttori di navi e battelli - fondata nel 1306 e attiva fino al 1800 si può supporre che il defunto oltre che confrate ne fosse il rettore. Anche l'abbigliamento ed i simboli coi quali è rappresentato ne rivelano l'importante ruolo. Pietro Antonio, abbigliato con una sopra veste lunga e larga con le maniche ampie e pendenti - tipico abito di origine spagnola utilizzato dai sacerdoti e dai chierici regolari - tiene fra le mani il rosario e spada. Il rosario riecheggia ancora quel concetto tutto tardo medievale che lo rende miracoloso nella lotta contro l'islam e le eresie protestanti, la spada invece simbolo di autorità e giustizia ne consolida le azioni battagliere. Attributi fondamentali per il rettore di una confraternita, infatti egli rappresentava la maestranza, e quindi diffondeva il culto cattolico e il culto del santo della chiesa in cui operava la confraternita, organizzava e partecipava alle processioni religiose ed in caso di pericolo per la città riponeva la zimarra ed il rosario, imbracciava la spada ed insieme ai confrati combatteva affianco alle truppe regolari. La scultura oggi si trova alla Galleria Regionale della Sicilia "Palazzo Abatellis" e fu collocata, nell'ambito dell'esposizione museografica scarpiana, con la seguente didascalia "Anonimo del 1521/ Lastra tombale con l'effigie di Pietro Antonio Guerriero/(Chiesa di S. Michele Arcangelo, Palermo) /inv.5053", nell'androne d'ingresso a sinistra del grande portone, quasi ancora volerne perpetrare in un'illuminata e metaforica idea di continuità la protezione del palazzo. La felice collocazione a Palazzo Abatellis è certamente di rilievo infatti è la prima opera fissata a muro che il visitatore incontra. La scultura giunse alla Galleria Nazionale della Sicilia nel 1953 per devoluzione dal Museo Nazionale di Palermo in occasione della scissione delle sue classi museali. L'opera era già annotata nel vecchio elenco della "Scultura Moderna" del Museo Nazionale di Palermo al numero 73 e nelle osservazioni è descritta la provenienza ed il vecchio numero di R.E. "841", numero che legava tutti i beni provenienti da quella chiesa dismessa e depositati al vecchio museo. Purtroppo non è annotata la data precisa di entrata che si può presupporre intorno al 1866 data ricavabile dalle notizie note dalla chiesa di provenienza. Infatti la chiesa di San Michele Arcangelo di antichissima origine, facente parte del complesso gesuitico di Casa Professa, già attestata intorno al XII sec. ed ampliata nel Cinquecento, purtroppo oggi non più esistente, appartenne all' antica confraternita dei Naupticesi sciolta nel 1800. Dal 1800 fino al 1871 la chiesa passò ai Rettori dell'Ospedale Grande i quali, vedendo che già intorno al 1850 si trovava in cattivo stato di conservazione, pensarono dapprima di restaurarla, ma con la dismissione dell'asse ecclesiastico del 1860, nel 1866 la spogliarono di tutti i suoi arredi e nel 1871 la vendettero all'attigua Biblioteca Civica per ampliarne i depositi librari. La lastra tombale dunque fu trasportata e depositata al vecchio museo, ma non se ne conosce l'ubicazione precisa, non si sa se fu esposta o collocata in un deposito. Notizie precise, invece, si riscontrano nei manoscritti dell'erudito e attento Canonico Mongitore per quanto riguarda la collocazione originaria e lo spostamento nella chiesa stessa. Nel manoscritto "Le confraternite, le chiese di nazioni ed artisti e di professioni, le unioni, le congregazioni e le chiese particolari" annotando della chiesa di san Michele Arcangelo alla carta 248 Mongitore scrive: & "segue l'altare di San Sebastiano e Rocco e in tempo luogo di quello di Epifania con l'adorazione dei Magi dipinta da Alberto Duro, nel 1717 il pavimento è stato ornato con mattoni di Valenza, hanno tolto le lapidi sepolcrali che erano nel pavimento e perciò inserite nel muro di detta ala con ottima disposizione & in una lapide con bassorilievo si vede un uomo con abito largo, spada e corona in mano con questo epitaffio: HIC IACET PETRUS ANTONINUS" & (c.249) -. Ed inoltre descrive le altre lapidi sempre in origine situate nel pavimento della cappella e poi spostate e aggiunge che l'artefice della pavimentazione fu Antonio Rallo di Trapani. Il muro a cui il Mongitore si riferisce, con molta probabilità è quello che sta nel lato sinistro della chiesa fra la cappella di San Sebastiano e San Rocco e la porta della sagrestia. Non vi sono altre notizie per cui si suppone che la lastra tombale insieme alle altre rimase lì fino alla dismissione della chiesa. Oggi la scultura catalogata, risulta significativa sia da un punto di vista storico che stilistico: - Storicamente risulta essere un'inconsapevole testimone della finalità della confraternita a cui il defunto apparteneva e delle varie vicende legate al cantiere della chiesa in cui era collocata. - Stilisticamente riprende uno schema iconografico comune ad altre lastre tombali tardo quattrocentesche tra cui quelle dei "Teutonici" conservate presso la chiesa della Magione di Palermo restaurate di recente ed attribuite al dalmata Francesco Laurana e alla sua scuola. Alcuni elementi della scultura catalogata in effetti sembrano rielaborati rispetto a quelle dei Teutonici che sono a bassissimo rilievo, infatti la figura in alto rilievo risulta più plastica perché più leggero è l'ornamento del panneggio, infatti le pieghe molto marcate della veste e delle maniche della zimarra sintetizzano l'idea del movimento con esiti chiaroscurali definiti, anche se il volto reclinato in avanti, riecheggia ancora l'idea della morte, iconografia con ascendenza di pieno quattrocento. L'opera dunque si colloca in una fase di transizione fra la tipologia di lastre tombali quattrocentesche e quelle definite del maturo cinquecento dove il defunto di solito viene rappresentato come se dormisse. Nulle purtroppo le notizie dello scultore, maturo e controllato, - infatti la fattura della lastra si può definire eccellente - che si può supporre orbitasse nell'ambito delle botteghe dei discepoli del Laurana, noti anch'essi in quel periodo a Palermo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900322632
  • NUMERO D'INVENTARIO 5053
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • ISCRIZIONI intorno alla cornice - HIC IACET PETRUS ANTONINUS/ COGNOMENTO GUIERRERRIUS/ QUI DEVOTUS HUIUS / LOCI CONFRATER/ ET RECTOR OBIIT CALENDAS APRILIS MDXXI NOVE INDITIONIS - capitale - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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