araldica: stemma gentilizio della famiglia Ajutamicristo

capitello di colonnina, post 1491/00/00 - ca 1494/00/00

Capitello con doppio ordine di foglie stilizzate; su una faccia scudo con cinque losanghe. Le piccole dimensioni del capitello ne suggeriscono l'uso a sostegno di colonnine in finestre bifore o trifore, come attestato negli edifici dell'epoca

  • OGGETTO capitello di colonnina
  • MATERIA E TECNICA marmo/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Bottega Siciliana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
  • INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Palazzo Ajutamicristo è uno dei più noti della Palermo della fine del XV secolo, fatto costruire dal ricco banchiere e mercante di origine pisana Guglielmo Ajutamicristo nel quartiere della Fieravecchia. Il progetto si deve all‘architetto netino Matteo Carnalivari, con interventi di Nicolò Grisafi; la costruzione fu iniziata nel 1490 e grazie ai ritrovamenti documentari sono relativamente note le sue vicende. Il capitello in oggetto potrebbe provenire da una delle bifore del palazzo; ne sono visibili alcune nel loggiato, prive dei capitelli originari. La costruzione del palazzo fu iniziata nel 1490, ma le decorazioni architettoniche, come attestato dai documenti, vennero definite nel corso dell'anno successivo. Il capitello potrebbe pervenire tuttavia anche da una delle finestre sopra il portale dovute all'intervento di Nicolò Grisafi del 1494. Il capitello catalogato databile fra la prima metà del XV sec. e la prima metà del XVI sec. sormontava con molta probabilità una esile colonnina di una bifora o di una trifora di un edificio gentilizio, come attestato nell‘architettura palaziale dell'epoca. La codificazione dell‘architettura palaziale rientra in un ampio e ben preciso disegno urbanistico architettonico che affonda le sue radici nella prammatica promulgata da re Martino nel 1406. La prammatica sancì organicamente il diritto della "pubblica utilità" e quindi il potere di regolare la vita edilizia della città, consentendo a coloro che volevano costruire palazzi e case di pregio architettonico, e che quindi sarebbero state di decoro per la città, di acquisire coattivamente quelle piccole case e casalini e cortili che ricadessero nel sito da edificare. La prammatica oltre a prevedere i modi legali di acquisizione dei siti prescriveva la tipologia palaziale con particolare attenzione alle aperture esterne: infatti sia i portali che le nuove finestre dovevano essere "ad intaglio" cioè rifinite dai lapicidi e non in pietra rotta; per quanto riguarda più specificatamente l‘architettura delle finestre si spaziava da finestre lisce e traforate con duttile disegno sul piano della facciata a quelle rialzate da complessi e raffinati motivi (soprattutto nei palazzi palermitani) ed altre nelle quali la colonnina centrale spartisce un arco architravato o un timpano ad arco inflesso. La prammatica fu esecutiva a Catania nel 1406, molto probabilmente perchè le architetture sveve erano in cattivo stato di conservazione a causa degli eventi bellici da poco terminati(?). A Palermo fu applicata dal 1421, con l'affermazione nel preambolo che la città necessitava di moltiplicare i suoi palazzi destinati ad accrescere il "decorem et perpetuum statum civitatis"; nel 1482 la prammmatica fu ulteriormente ampliata, regolando anche l'edilizia pubblica compresa la costruzione e l'ampliamento delle strade e facilitando le autorità a provvedere al pubblico ornamento e decoro della città. A Siracusa fu estesa nel 1437. La prammatica fu seguita in Sicilia lungo il corso dei secoli XV e XVI e nel 1555 fu richiamata dal vicerè Giovanni de Vega per fare da base alle altre prammatiche che guidarono poi le grandi riforme urbanistiche. Dell'applicazione della prammatica, per quanto riguarda la tipologia architettonica delle finestre, pochi sono gli esempi dei palazzi quattrocenteschi a Palermo giunti fino ai nostri giorni in condizioni di relativa integrità: fra questi palazzo Speciale, palazzo Ajutamicristo e palazzo Abatellis in cui ancora si conservano trifore le cui colonnine sono sormontate da capitelli a foglie stilizzate decorati su una faccia con lo scudo araldico della famiglia proprietaria
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900261378
  • NUMERO D'INVENTARIO 5110
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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