Galaktotrophousa. Madonna in trono che allatta il Bambino
Pittura su muro raffigurante la Madonna in trono nell’atto di allattare il Bambino, secondo la tradizionale iconografia della Panaghia Galaktotrophousa. La Vergine porta sul capo una corona con gemme, la affiancano due figure angeliche che sembrano sorreggere una cortina. Il trono su cui è seduta la Madonna pare definito con più accuratezza rispetto a quello presente nelle altre scene. Sulla destra della Vergine è raffigurata una figura inginocchiata in posizione orante con un libro aperto, che rivolge lo sguardo alla Madonna, che la critica ritiene possa essere identificato come il committente del ciclo. La scena è a destra della Trinità, in una posizione sopraelevata rispetto alle altre rappresentazioni ed è inquadrata da un’architettura resa attraverso delle colonne che presentano una decorazione lineare a fune blu
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE "collezione privata" Bonavota Francesco di Michele, Bonavota Giuseppe di Michele
- LOCALIZZAZIONE Grotta di Santu Liu
- INDIRIZZO Catasto terreno foglio 19/ particella 268, Drapia (VV)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La grotta di Santo Leo, conosciuta localmente come la Grotta di “Santu Liu” è un’importante testimonianza di eremo/oratorio. Fa parte di un complesso di unità rupestri dislocate sul corso della fiumara Brattirò. La Grotta di Santo Leo è essenzialmente di piccole dimensioni (larga 4 m, profonda 2 m, alta 1,70 m), non presenta un vero e proprio ingresso, e si caratterizza per le decorazioni pittoriche presenti nella parete di fondo che si suddivide in cinque rettangoli affrescati: nel primo è raffigurata l’Adorazione dei Magi; nel secondo un Santo Papa; nel terzo l’Eterno Padre che sorregge dalle due estremità della croce il Figlio; nel quarto la Madonna in trono che allatta il Bambino e nell’ultimo la Deèsis. Le prime quattro raffigurazioni sono inquadrate all’interno di una cornice decorata da una doppia linea di colore rosso e blu e caratterizzate da un sistema a finta architettura dato da colonnine sormontate da capitelli che creano un sistema di archi. L’ultima raffigurazione, invece, è collocata al di fuori della cornice dipinta, probabilmente, infatti, le decorazioni sono ascrivibili a due diverse fasi decorative; le prime quattro scene sono riferibili al XVI secolo mentre l’ultima al XI secolo. La grotta di Santo Leo costituisce un unicum di particolare interesse storico-artistico, in quanto la presenza del doppio ciclo di affreschi ascrivibile ad epoche diverse, testimonia da un lato la continuità di utilizzo del sito nel corso del tempo, e dall’altro costituisce un esempio di sincretismo religioso tra culto d’oriente e culto d’occidente, in quanto l’ultima scena, ovvero la Deèsis rimanda all’ambiente bizantino ed ortodosso primigenio, mentre le altre rimandano al culto occidentale e quindi ad una matrice pittorica occidentale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800177903
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0