Madonna della Luce. Madonna con Bambino

statua, 1711 - 1711

La scultura raffigurante la Madonna della Luce è posta su un basamento molto scenografico di fattura diversa e realizzato, con molta probabilità, successivamente all’intero gruppo. Il fastoso apparato è costituito da una struttura in legno a base ottagonale su cui si innesta una fascia decorata su ognuno degli otto lati con una testa stilizzata di cherubino dipinta e dorata. Alla sommità della fascia, inserite in posizione perpendicolare, otto foglie di acanto sorreggevano la base di appoggio dell’intero gruppo, attualmente le foglie fortemente danneggiate sono state rimosse dal piedistallo. La scultura mostra dei panneggi più sfarzosi rispetto alla sua gemella Madonna delle Grazie conservata nella chiesa di Donnici Inferiore (CS), ma entrambe con lo stesso viso e la stessa espressione da statua classica, stessi capelli distribuiti in ciocche che terminano con lunghi riccioli cadenti sulle spalle, stessa resa del velo che avvolge la testa e poi, drappeggiato sul collo, si conclude con un lembo svolazzante dietro una spalla, quest’ultima unica differenza con l’altra copia simile ma iconograficamente diversa, conservata nella chiesa di Santa Lucia nel comune di Motta Santa Lucia (CZ). Stupefacente è anche la somiglianza degli angioletti posti alla base delle tre statue. La datazione della Madonna della Luce all’inizio del Settecento è confermata da una iscrizione, venuta alla luce in seguito ad una pulitura effettuata nel 1992, e incisa sulla nuvola ai piedi della Madonna, accanto alla concavità in cui è inserito un angelo porta torcia a sinistra di chi guarda la statua, dove è possibile leggere le iniziali dell’artefice o committente o acronimo e la data del 1711. Anche le soluzioni stilistiche dell’intaglio e dello strato pittorico che mostra un “simil estofado” libero e sciolto, non di oro sgraffiato ma con segni dipinti, tipico della pittura napoletana del tardo Seicento e che a Cosenza offre un esempio nella decorazione della Madonna della Cintura conservata nella chiesa di Sant’Agostino del 1695, confermano tale data. L’autore della scultura è da ricercarsi nelle maestranze roglianesi che all’epoca erano molto stimate per la produzione soprattutto di manufatti o arredi lignei di grande pregio e notorietà e per la collaborazione tra le maestranze e l’entroterra catanzarese

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