Lo Stato di Melfi. veduta di città

Dipinto, ca 1600 - ca 1649

La grande tela raffigurante il Principato di Melfi è incorniciata da una sottile cornice in legno e si trova nel salone del castello che fu residenza dei principi Doria. Al centro del dipinto è raffigurata la città di Melfi, racchiusa nella cinta muraria di epoca medievale e dominata dal castello che è dipinto in alto a sinitra della veduta cittadina. Su una targa, posta al centro della veduta e decorata da un cartiglio dorato, si legge il nome della città. Sul lato sinistro, dall'alto verso il basso, sono dipinte le vedute di Candela, Rocchetta e Cedonia, anch'esse indicate da un nome dipinto su un cartiglio dorato. Sul lato destro della tela, dall'alto verso il basso, sono dipinte le città di Forenza, Avigliano e San Fele. Al centro del dipinto, in posizione più isolata rispetto alle località descritte, si riconoscono i feudi di Lagopesole e Leonessa, indicati dagli stessi cartigli. Il colore scuro dello sfondo pone in maggiore risalto i toni chiari delle mura e delle case delle città, fra le quali spiccano gli alti campanili e le facciate delle chiese, edifici sacri attorno ai quali si viluppa l'agglomerato urbano

  • OGGETTO Dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Quadreria Doria
  • LOCALIZZAZIONE Castello di Melfi
  • INDIRIZZO Via Scesa Castello, 85025 Melfi (PZ), Melfi (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela occupa l'intera parete sinistra della stanza detta "della principessa" del castello di Melfi ed è una bellissima testimonianza pittorica e cartografica dello Stato di Melfi all'epoca dei Principi Doria. Il dipinto non svela il nome dell'autore, nè l'anno di esecuzione, ma l'analisi stilistica ed il contesto in cui è collocato lasciano supporre che si tratti di un'opera risalente al XVII secolo, probabilmente alla prima metà, epoca in cui il principato era sotto la reggenza dei Doria. Questo interessante dipinto arricchisce il valore storico artistico della collezione di opere d'arte conservate nel castello, che dal 1976 è sede del Museo Nazionale del Melfese. La prospettiva "a volo d'uccello" ha consentito all'anonimo artista di coniugare la visione paesaggistica tipica della veduta con l'attenzione topografica della cartografia. Ciò che invece appare frutto di una libertà artistica, è la distribuzione dei centri sul territorio rappresentato, che non corrispondono proprio alla realtà. Come si evince da una scheda storico-critica del dipinto, redatta da Matteo Lanfranconi, in seguito all'accurato restauro del dipinto, che ne ha rimosso le abbondanti ridipinture, i centri di Melfi, Rocchetta, Lacedonia e Candela rispettano la reale collocazione, mentre San Fele, Avigliano e Forenza, sono collocati in modo immaginario dall'artista, forse per rispondere ad un'esigenza di simmetria compositiva. Da questo dato si evince immediatamente lo scopo celebrativo del dipinto, che intendeva porre l'attenzione sul consolidamento di un potere politico, quello dei Doria, che probabilmente commissionarono il dipinto per celebrare l'allargamento dei loro possedimenti, avvenuto nel 1613. Il dipinto rimase di proprietà della nobile famiglia fino a quando, insieme al palazzo costruito all'interno del castello, fu donato allo Stato. La fondazione del castello, a giudicare dagli elementi ancora visibili, risale al periodo normanno e ha subito notevoli modifiche nel corso del tempo, soprattutto in epoca angioina e aragonese. Sorto in una posizione strategica, fungeva da punto di passaggio tra Campania e Puglia. Il suo collocamento era indispensabile per difendersi dagli attacchi esterni e come rifugio per gli alleati. La struttura fu luogo di avvenimenti "storici" durante l'era normanna. La rocca fortificata ha riportato diverse fasi costruttive nell'arco dei tempi e presenta una forma architettonica multistilistica, sebbene sia ancora ben visibile il suo aspetto medievale. È composto da dieci torri di cui sette rettangolari e tre pentagonali. La famiglia Doria originaria di Genova è stata, ed è tuttora, una delle famiglie nobiliari più importanti della storia d'Italia. Gli storici ed i documenti custoditi a Genova nell'Abbazia di San Matteo fanno risalire la nascita della famiglia nell'anno 941. Come si evince dalle notizie storiche della città e del Castello, i Doria furono titolari del Principato a partire dal 1531, quando il re aragonese Carlo V confiscò a Caracciolo il Principato di Melfi e lo assegnò con l'aggiunta di 25.000 scudi al nobile ammiraglio genovese Andrea Doria, onorato dal sovrano per aver combattuto con successo per la sua causa e sostenuto le spese per l'allestimento dell'esercito. I principi genovesi rimasero signori di Melfi fino alla fine del sistema feudale e mantennero proprietà e latifondi fino alla riforma agraria degli anni cinquanta. Nonostante l'assenza di uno stemma, o di altre tracce araldiche, l'analisi attenta del dipinto lascia supporre la sua pertinenza alla famiglia dei Doria; a testimoniarlo sono i nomi degli stati che circondano la città di Melfi, tutti inglobati nel Principato dei Doria. La riproduzione della città di Melfi è piuttosto fedele nella definizione dei principali edifici monumentali, come ad esempio il Castello, le Mura e le Porte di accesso, la chiesa di S. Antonio ed il Convento, fatta eccezione per la facciata della Cattedrale, che non corrisponde alla versione barocca visibile oggi. Questo dato, insieme ad altri elementi di carattere stilistico, quali ad esempio la resa cromatica, dove prevale il tono scuro e velato, tipico della maniera pittorica del Seicento, permettono di riferirlo alla produzione di quell'epoca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700168680
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ISCRIZIONI al centro, sulla veduta di Melfi - MELFI - stampatello - a pennello - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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