Annunciazione

dipinto, post 1575 - ante 1599

La scena è ambientata all'interno di un edificio volato a botte con lacunari e costituito da due stanze divise da un muro con pilastri, delle quali quella di destra contiene il letto con imponente baldacchino. In primo piano sono collocate le due figure dell'Arcangelo Gabriele, sulla sinistra, e della Vergine Annunciata, a adetra. Il primo, ritratto di tre quarti, veste una tunica bianca dal mosso panneggio che, colpito dalla luce, assume toni di intenso contrasto. Sulle spalle scende un vistoso nastro azzurro, mentre, benedicendo con la mano destra, offre con la sinistra la corona e lo scettro. La Madonna, assisa e in posizione frontale, con il capo coperto dal velo bianco e leggermente inclinato sulla spalla sinistra, apre le braccia in segno di accettazione: indossa una veste rossa e il manto azzurro che si raccoglie sul pavimento in un ampio panneggio. Sono presenti tutti gli elementi della tradizionale iconografia: il cesto da cucito in basso a destra, il vaso con quattro gigli al centro tra le due figure, il leggio con il libro aperto sulla destra della Vergine. In alto, a sinistra, appare l'Eterno in gloria, attorniato da cinque angeli, che invia la colomba dello Spirito Santo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 260
    Larghezza: 178
  • AMBITO CULTURALE Ambito Napoletano
  • LOCALIZZAZIONE Episcopia (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Attribuito dalla Grelle prima ad un ignoto napoletano del sec. XVI influenzato dalla cultura umbra, poi da un artista di cultura napoletana tout court, il dipinto in oggetto si propone come uno dei pezzi più interessanti conservati oggi nel territorio di Episcopia. Cronologicamente collocabile nell'ultimo ventennio del Cinquecento, è chiaramente ascrivibile alla corrente "devozionale" della pittura napoletana, che fonde in un linguaggio facilmente accettabile caratteri stilistici desunti dal manierismo romano della seconda metà del XVI secolo con una certa attenzione al particolare descrittivo di esplicita derivazione fiamminga, come il bellissimo inserto di natura morta del cestino da cucito e la veduta d'interni con il letto a baldacchino. Punto di riferimento essenziale per questa corrente della pittura napoletana del secondo Cinquecento è la bottega di Giovanni Bernardo Lama, con il quale lavora l'altro esponente di rilievo che più direttamenete costituisce il riferimento per il dipinto di Episcopia, Silvestro Buono. Tuttavia una certa rigidezza delle forme e l'imperizia tecnica che trasforma il panneggio dell'angelo mosso dal vento in un tessuto inamidato, fanno pensare ad un artefice di bottega di livello inferiore, forse quel Decio Tramontano, attivo nella seconda metà del sec. XVI e presente nella bottega del Lama tra l'ottavo ed il nono decennio. Utili, ma non assolutamente convincenti, confronti possono stabilirsi con un'opera come la "Madonna delle Grazie e Santi" della chiesa dei SS. Severino e Sossio a Napoli. Ben più interessante di quello attributivo è il quesito iconografico, costituito da una rappresentazione dell'angelo offerente la corona e lo scettro assolutamente singolare. Forse desunto da modelli nordici, fiammingo-tedeschi (ma le incisioni pubblicate dal Bartsch non riportano esempi utili), più probabilmente si tratta di una contaminazione liberamente effettuata dall'artista, tra il tema dell'Annunciazione e quello dell'Incoronazione della Vergine. Il dipinto conserva, in ogni caso, il carattere di un unicum iconografico
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700127097
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE C337 (L.160/88)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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