San Vito

dipinto, 1300 - 1399

Al momento della schedatura, dell'affresco era visibile soltanto lavivida testa del Santo, dal volto dipinto a vivaci colori, incorniciatodai biondi capelli e vestito di ricchi abiti di corte, angioini.Fortunatamente è superstite un attributo iconografico, utile alla suaidentificazione: un piccolo cane, tenuto da una catenella, nella parteinferiore. Si tratta dunque del giovane martire Vito, il cui culto èlargamente attestato nella base devozionale italo-meridionale,soprattutto benedettino-normanna. Si tratta, tra l'altro, di un Santooriginario della Lucania (insieme ai suoi precettori Crescenzia eModesto), le cui reliquie furono traslate prima in Puglia e poi aBenevento

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 164 cm
    Larghezza: 65 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
  • LOCALIZZAZIONE Matera (MT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Per primo il Berteaux mise in rilievo la continuità dell'uso delladecorazione parietale delle chiese rupestri anche in età tarda, XIII-XIVsecolo, quando il Pantocratore "farouche", severo e austero e ai santiimmobili nel loro classicismo (comneno), si sostituì gradualmente unapittura di tutt'altre origini, differente per la tecnica dei colori, deimoduli, delle proporzioni, che raffigurava ad esempio i santi"coquettément vetus à la mode des cours angevines de Naples et deTarente". Evidentemente non vi fu rottura nel quadro mentale dellecollettività rurali e neppure nella pratica artistica sostituitalentamente e arricchita dalla nuova cultura campano-laziale. Tale pittura"angioina" è presente nei santuari rupestri non solo ad opera di tardiepigoni, ma anche di maestranze di buon livello, come dimostrano le scenedi "Incoronazione della Vergine" e della "Deposizione" nella criptamaterana. Insieme ad esse, l'affresco, purtroppo mutilo, di S. Vito siinserisce in quella serie di pitture rupestri del XIV secolo checomprendono la cripta della Santa Croce ad Andria, quella dei SS. Andreae Procopio a Monopoli, la cripta "Iesce" ad Altamura, quella di S. Luciaa Brindisi e quella della "Buona Nuova" a Massafra, testimonianze questedel rinnovato interesse angioino per i santuari dei villaggi rupestri,anche se ben presto si incominceranno a costruire nuovi templi inmuratura con decorazione parietale adeguata. Le componenti della pitturaangioina del Trecento sono state messe in rilievo recentemente dalBologna, nel quadro dei rapporti del'ambiente culturale campano,preparato ed aperto già negli ultimi tempi degli Svevi, con la Provenza,il Rousillon e la regione catalana (pitture su tavola, affreschi dellacripta del Crocifisso a Salerno e della cripta di S. Margherita a Melfi,ecc.)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700034968
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 1979
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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