Gesù il Cristo Re dei re e Sommo Sacerdote. Cristo re

icona, 1825 - 1825

PERSONAGGI: Cristo: ATTRIBUTI: (Cristo) Evangelio; ABBIGLIAMENTO: sàkkos polystàvrion (paramento liturgico patriarcale a forma di dalmatica ornata da molte croci), omophòrion (Pallio episcopale), enkòlpion (medaglione ovale); mitria; SIMBOLI: Evangelisti (4)

  • OGGETTO icona
  • ATTRIBUZIONI Giovanni Detto Lettore (notizie 1825): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Rosciano (PE)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Su di un trono di legno molto elaborato è seduto Gesù Cristo, Re dei re e Sommo Sacerdote. Il tema iconografico di Cristo "Re dei re e sommo Sacerdote" è profondamente radicato nella Bibbia e nella Liturgia. Il titolo di Cristo "Sommo Sacerdote" (archiereus) è di origine paolina (cfr. Lettera agli Ebrei 2, 17; 3, 1; 4, 14; 5, 5-6; 7, 26; 9, 1-28): Cristo, assiso in cielo, è il Sommo Sacerdote per l'eternità. Ha portato a termine questo ufficio, essendo egli stesso il Sacerdote e la Vittima, per cui divenne Mediatore unico della Nuova Alleanza. Questi concetti sono ripresi nella preghiera liturgica detta del Cherubikon: "sei stato costituito nostro sommo Sacerdote, e, quale Signore dell'universo, ci hai affidato il ministero di questo liturgico ed incruento sacrificio. Tu solo infatti, o Signore Dio, nostro, imperi sovrano sulle creature celesti e terrestri, tu che siedi su un trono di Cherubini, tu che sei Signore dei Serafini e Re di Israele, tu che solo sei santo e dimori tra i santi" (Liturgia di san Giovanni Crisostomo). Il soggetto, pur godendo di larga fortuna, nondimeno fece la sua apparizione come immagine a sé stante solo nell'iconografia post-bizantina (Deltion Christianikis, 1993-1994). Se ne osserva una fioritura, infatti, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453. È posto di solito sul primo registro dell'iconostasi a destra della Porta bella o sullo schienale della cattedra episcopale, o, ricamato, su abiti episcopali e altri arredi sacri. Nel nostro caso, probabilmente stava sullo schienale della cattedra episcopale. Nella nostra immagine, accanto al nimbo crucifero - con iscritte le lettere greche 'omicron, omega e ny', che compongono il nome rivelato a Mosè nella teofania sul Monte Oreb (Sono colui che sono, [Es 3,14; cfr. Ap 1, 8]) - vi è la titolatura: IC (= Iesus) e XC (= Christos), quindi O Basileu ton Basileu[on]ton [kai Me]gas Archiereus = Il Re dei Re e Sommo Sacerdote. Sulle volute della spalliera del trono vi sono i simboli di due evangelisti: l'angelo (=Matteo) e l'aquila (= Giovanni), gli altri due si trovano alla base dello schienale: il leone (=Marco) e il bue (= Luca). Appare rivestito del sàkkos polystàvrion (cfr. O. RAQUEZ, 2000), il paramento liturgico patriarcale a forma di dalmatica ornata da molte croci, su cui si avvolge l'omophòrion (Pallio episcopale; cfr. M. BERGER, 1980). In questo caso anziché avere le croci vi sono dei cherubini. All'altezza del petto scende un medaglione ovale (enkòlpion) - che equivale alla croce pettorale latina (cfr. N. THIERRY, 1966; C. WALTER, 1982; K. WESSEL, 1967; O. RAQUEZ, 2000) - con l'immagine della colomba dello Spirito Santo, mentre ha sul capo la corona o mitria, che con i quattro lobi, segno di perfezione e pienezza (cfr.O. RAQUEZ, 2000). Mentre con la destra benedice, con la sinistra tiene l'evangeliario aperto alla pericope: Katà Ioannen kef 18 (.) 35 Eipen o kyrios e basileia h emou ouk aistin ek tou kosmou toutou en e basileia e eme oi yperetai an oi emoi ego egonizonto ina me paradotho tois ioudaiois // nyn de e basileia e eme ouk aistin enteuthen ounoun baseleus ei si apekrithe o Iesous ego eimi gegenemai k(ai) ei sto elelytha eis ton kosman ina martereso e alethia (sic) = [Evangelo] Secondo Giovanni cap. 18 (.) 35 Disse il Signore: Il mio regno non è di questo mondo, (se) il mio regno (lo) fosse i miei servitori avrebbero combattuto affinché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù. // Dunque sei re! Rispose Gesù: lo sono (per) questo sono nato e venuto nel mondo, per rendere testimonianza alla verità (cfr. Gv 18, 36-37). Il testo in alcuni punti si discosta dalla tradizione canonica se non riportando diversi errori di isofonia. Sul frontale della pedana - a sinistra di chi guarda - si ha la scritta: 1825 cheir Io(annou) anagnostou Athanasiou iereos apo Zerme tou Soul[..] syn D[.]mes Panaghiotou Korkotzaki Parghios = 1825 opera di Giovanni il Lettore figlio del sacerdote Atanasio proveniente da Zerma del Sultano (= Plaghià di Joannina) (a spese di) Panajotis Korkotzakis originario di Argo. Questa è la nostra ipotesi di interpretazione della scritta che potrebbe essere sempre migliorata. È difficile stabilire se si tratta dello stesso Giovanni che nel 1799 ha affrescato il Monastero dell'Ingresso della Madre di Dio al Tempio di Zoni (oggi Kozani; v. M. CHATZIDAKIS - E. DRAKOPULU, 1997), che era originario di Zerma, detta Plaghià di Joannina. Certo il tipo iconografico ha un riscontro in Epiro e in qualche esempio di iconografi delle isole jonie. Il volto e l'incarnato del Cristo è reso con il nero, il bianco e il rosso in una combinazione non molto consueta, così come i capelli sono di un rosso mattone. Sono rari i casi conosciuti nella stessa area; richiama decisamente l'icona di Giovanni Perlinghis di Cefalonia conservata nel Museo Bizantino di Atene (1763; v. M. CHATZIDAKIS - E. DRAKOPULU, 1997). La doratura si estende non solo sullo sfondo ma su tutto il panneggio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300094542
  • NUMERO D'INVENTARIO 42
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • ISCRIZIONI nimbo di Cristo - O O N - Giovanni (Vangelo 18, 35) - a pennello - greco
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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