Cristo benedicente
scomparto di polittico
ca 1420 - ca 1430
Jacobello Del Fiore (attribuito)
1370/ 1439
Il Cristo è raffigurato in atto di benedire con le tre dita della mano destra, secondo l'uso ortodosso, ed è identificabile con l'iconografia del Pantocratore
- OGGETTO scomparto di polittico
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MATERIA E TECNICA
tavola/ doratura
tavola/ pittura a tempera
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MISURE
Altezza: 83 cm
Larghezza: 45 cm
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ATTRIBUZIONI
Jacobello Del Fiore (attribuito): esecutore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale d'Abruzzo
- INDIRIZZO Via Ottavio Colecchi, L'Aquila (AQ)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera si presenta come emblematica testimonianza della circolazione di artisti lungo la via dell'Adriatico, facendosi eccellente portavoce della cultura del gotico internazionale. Il polittico è stato registrato per la prima volta dal Bertaux come afferente al fenomeno dell'influenza dell'arte veneziana nell'Abruzzo teramano. Enzo Carli lo trovò in stato di semi abbandono nel 1938 e proprio le disastrose condizioni in cui versava hanno alimentato il dibattito critico sulla su paternità, impedendo subito un pieno riferimento a Jacobello del Fiore messo a confronto con il polittico di Teramo, a lui attribuito, raffigurante l'Incoronazione della Vergine, oggi conservato in Cattedrale. Al contrario, è stato considerato autografo da una cospicua parte della critica comprendente Bologna, Gallo, Abbate e Santucci, mentre il Volpe concordava con Pallucchini nel ritenerlo una produzione tarda probabilmente eseguita con la collaborazione del figlio di Jacobello, Ercole. Il Carli, invece, prende le distanze dall'attribuzione, rilevando lo stretto rapporto di relazione con alcuni lavori di Gentile da Fabriano, riferibili al gioco dei chiaro-scuri, all'utilizzo delle ombreggiature e alla delicata stesura dei colori. Sempre il Carli, tuttavia, non dimentica di sottolineare come in un confronto tra l'opera in esame e il polittico teramano, emergano strette affinità riguardo l'abilità nell'intaglio delle raffinate carpenterie, riconosciuta all'interno del territorio piceno tra le Marche e l'Abruzzo come reinterpretazione e rielaborazione locale della cifra tardo gotica internazionale. Non sono mancate proposte alternative come quella di Huter che si è espresso in favore del Maestro di Ceneda, della Torlontano che lo attribuisce al Maestro di Cellino Attanasio o di Andrea De Marchi il quale lo riferisce a Lorenzo da Venezia, attivo anche in Dalmazia. Rilevante fu, in ogni caso, il contributo di maestranze abruzzesi per ciò che riguarda la perizia nell'intaglio e nel cesello, derivante da una ragguardevole tradizione orafa che proprio tra il Trecento e il Quattrocento raggiunse i suoi massimi livelli
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300020068-6
- NUMERO D'INVENTARIO 86
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
- DATA DI COMPILAZIONE 1980
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0