Prospetto del palazzo della Villa detta la Rvfina a Frascati, dell'Ill.mi Sig.ri Falconieri. Veduta del Palazzo della Villa Falconieri

stampa di invenzione, 1699 - 1699

Architetture: Frascati: Palazzo della Villa Falconieri. Figure: nobili a passeggio

  • OGGETTO stampa di invenzione
  • MATERIA E TECNICA acquaforte su lastra di rame
  • MISURE Altezza: 193 mm
    Larghezza: 329 mm
  • ATTRIBUZIONI Specchi Alessandro (1668/1729): disegnatore/ incisore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico Tuscolano
  • LOCALIZZAZIONE Scuderie Aldobrandini
  • INDIRIZZO Piazza Guglielmo Marconi, 6, Frascati (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'edificio fu costruito entro il 1549 da monsignor Alessandro Ruffini o Rufini per il Papa Paolo III; fu realizzato sfruttando, come fondamenta, alcune strutture antiche. La costruzione presentava una pianta rettangolare - quasi quadrata - con al centro un ampio salone, attorno al quale vi erano tante piccole stanze e - poste verso Nord-Ovest e Sud-Ovest - due grandi logge. I torrioni angolari della struttura, che nasceva come casa di campagna, ne determinavano il carattere difensivo cui facevano riferimento anche il muro di cinta con due torri d'angolo. In quegli anni la villa, luogo di rappresentanza, divenne un'importante azienda agricola. In seguito a molteplici passaggi di proprietà, nel 1628 essa fu acquistata da Orazio Falconieri. Cambiamenti strutturali sostanziali furono promossi dal figlio Paolo Francesco nel 1664: l'edificio originario venne inglobato e trasformato in un vero e proprio palazzo nobiliare e furono realizzate le due ali laterali creando armonia ed integrazione con la natura circostante. Il corpo centrale - coronato da una balaustrata - acquistò maggior pregio grazie al portico a tre arcate e alla terrazza superiore con la grande nicchia di eco borrominiana. A partire dai primi anni del '900 la stampa dello Specchi divenne oggetto di studi approfonditi. Primi fra tutti, quelli degli studiosi tedeschi Zideck ed Hempel i quali considerarono la stampa come riproduzione del progetto originale del Borromini. Secondo le loro teorie la villa sarebbe stata realizzata, con sostanziali modifiche rispetto alla concezione iniziale, ai primi del '700. Nel 1956, a seguito del ritrovamento di un documento inedito nell'Archivio Falconieri a Carpegna, il Portoghesi riferiva che il 1 luglio 1667 (circa un mese prima della morte del Borromini) l'affezionato collaboratore Francesco Massari, in veste di capomastro scalpellino, veniva pagato "per lavori di rifinitura all'ala sinistra ed al centro dell'edificio". Lo studioso retrodatò, agli ultimi anni di vita del Maestro, il periodo di trasformazione della fabbrica cinquecentesca e sostenne la paternità del progetto e l'esecuzione di gran parte della struttura all'Artista. Ulteriore prova della corrispondenza tra la stampa e la realizzazione effettiva del palazzo erano, per il Portoghesi, le sopraelevazioni degli avancorpi demolite, alla fine dell'800, a causa di un terremoto. Le incongruenze linguistiche della facciata venivano giustificate da un secondo e sostanziale intervento sulla struttura avvenuto nel Settecento; lo studioso, per sostenere tale tesi, si avvalse della "Stima di lavori fatti per il restauro della Ruffina dal 1700 al 1733" firmata da Nicola Michetti e Ferdinando Fuga. Di recente, è stata pubblicata un'accurata monografia sulla Villa Falconieri ad opera della studiosa M. B. Guerrieri Borsoi, alla quale va il merito di aver riunito gli studi ed i documenti sulla villa ed aver esposto nuove considerazioni critiche in merito alla questione "Borromini". L'autrice, nel riesaminare il documento del 1667 dell'Archivio Falconieri, ha dato maggiore risalto alla figura di Giuseppe Brusati che nel 1648 aveva lavorato per i Falconieri nel loro palazzo in via Giulia. Già il Portoghesi, infatti, nella trascrizione del documento, aveva segnalato la presenza di questo personaggio ma si era soffermato prevalentemente sul legame tra il Massari ed il Borromini. Giuseppe Brusati, probabilmente, era subentrato allo zio architetto Camillo Arcucci morto cinque mesi prima; quest'ultimo, considerato come uno dei primi imitatori del Borromini, era stato l'autore nel 1654 del grande "portale dei contadini" presente nel recinto più interno della villa. Nello studio l'autrice attribuisce la paternità del progetto e la realizzazione della Villa all'Arcucci attraverso l'esame di documenti inediti (Arch. Stato di Roma, Bibl. ed Arch. Storico di Frascati) ed una accurata analisi stilistica, riconoscendo la mano dell'artista soprattutto: nella scelta dell'inserimento delle ali, nella zona centrale superiore della facciata caratterizzata dal coronamento a volute (simili a quelle del portale dei contadini), nella presenza di riccioli ipertrofici dei frontoni, nella minuzia estremizzata e ripetuta dei decori in stucco. Nel contempo, ha evidenziato elementi che differiscono dallo stile dell'artista come, ad esempio, l'anomala sicurezza e compostezza della partitura delle ali. La Guerrieri Borsoi ha, dunque, escluso l'attribuzione al Borromini ed ha considerato la stampa come la rappresentazione della villa alla fine del '600; ella ha, altresì, confermato la presenza dei due quadranti con orologi - posti superiormente alle ali laterali del palazzo - poichè rappresentati in una piccola veduta della villa conservata a Carpegna, in un disegno preparatorio di Giacinto Calandrucci, in un dipinto nel Castello di Torre in Pietra e citati in una perizia settecentesca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Stampe
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201059076
  • NUMERO D'INVENTARIO 130
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Comune di Frascati
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI in basso al centro - PROSPETTO DEL PALAZZO DELLA VILLA DETTA LA RVFINA A FRASCATI, DELL'ILL.MI SIG.RI FALCONIERI - Alessandro Specchi (IL QUARTO LIBRO, TAV. XLVII) - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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