storie della passione di Cristo e cherubini

decorazione plastico-pittorica, ca 1560 - ca 1569

Il ciclo di affreschi, in cui ogni scena è inquadrata da una cornice a stucco dorato, ricopre per intero la superficie muraria del presbiterio, compresa la volta e l'arcone trionfale. La decorazione è così composta: l'Ultima Cena, al centro della volta del presbiterio; la Cattura di Cristo, nella volta a destra; l'Andata al Calvario, sul lato destro del presbiterio; la Flagellazione, a destra dell'altare; la Deposizione e la Coronazione di spine, a sinistra nell'abside; la Resurrezione, sulla parete attigua alla finestra, l'Orazione nell'Orto, a sinistra sulla volta; un soggetto non identificato, sempre a sinistra ma nell'abside. Nei riquadri del sottarco absidale sono raffigurati angeli e angioletti con simboli della Passione. Nel primo riquadro a destra è un angelo con la colonna; nel secondo un altro con la spugna e la lancia; nel riquadro centrale erano due angioletti che reggono la corona di spine; di seguito una scala retta da un angelo e un altro che porta la Croce; alle due estremità, un angioletto con i chiodi e un altro con martello e tenaglie

  • OGGETTO decorazione plastico-pittorica
  • ATTRIBUZIONI Dal Forno Marcantonio (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Cave (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pressoché totale mancanza di documenti sulla chiesa non consente che ipotesi sulla paternità di questo ciclo di affreschi, che versa in condizioni di estremo degrado. Nelle parti ancora oggi leggibiliè tuttavia relativamente facile accertare la presenza di un unico artista che decorò questa parte della chiesa nella seconda metà del Cinquecento. Se genericamente il pittore è riconducibile alla scuola romana del periodo, con riferimento alle sue maggiori voci, dal Siciolante al Muziano e al Nebbia, il confronto tra la scena affrescata della "Cattura" e quella di identico soggetto dipinta a Roma nell'Oratorio del Gonfalone da Marcantonio dal Forno tra il 1574 e il 1575, restringe immediatamente il ventaglio delle ipotesi. Con palmare evidenza la scena dipinta a Cave è identica a quella del Gonfalone, così come è uguale allo stesso soggetto dipinto su tela da Marcantonio e conservato nella chiesa spoletina di S. Domenico, dove compare la data del 1574. Anche il "Cristo risorto", affrescato a sinistra dell'altare, rimanda allo stesso soggetto dipinto su tela da Marcantonio per la chiesa dell'Annunziata della vicina Zagarolo. Già la critica aveva ipotizzato (A. Vannugli, Oltre Raffaello, catalogo della mostra, Roma 1984, p. 157) la provenienza del misterioso pittore dal feudo Colonna di Palestrina, cui Cave e Zagarolo appartenevano. Sembra così lecito ipotizzare che questi rovinatissimi affreschi sinao l'esordio del giovane Marcantonio dal Forno, ancora grezzo nello stile ma già informato delle novità e dei caratteri della grande pittura romana. Considerando che l'intervento al Gonfalone è documentato intorno agli anni 1574-1575, è possibile riferire questo ciclo alla fine degli anni '60, quando nella provincia romana, sulla matrice zuccaresca, s'incide lo stile e la cultura del binomio Muziano-Nebbia. E' citato in: C. Strinati, Marcantonio dal Forno al Gonfalone, in "Antichità viva", XV, 3, 1978, pp. 14-22
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200232215-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1988
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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