storie della Genesi

decorazione pittorica,

Soggetti sacri: storie della creazione; storie di Adamo ed Eva; storie di Caino e Abele; storie di Abramo e Isacco

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Maestro Della Genesi (notizie Ultimo Quarto Sec. Xii)
  • LOCALIZZAZIONE Anagni (FR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il primo a dare una descrizione abbastanza accurata dell'oratorio è Pietro Toesca (1902), il quale afferma che venne dedicato a San Tommaso Beckett subito dopo la sua morte (1170). Elenca con precisione le storie sacre qui rappresentate e, per l'attribuzione e la datazione, riferisce gli affreschi a un artista seguace del Maestro delle Traslazioni e ad altri pittori comunque lontani da ogni influenza bizantina, che avrebbe comportato una tecnica più perfezionata, e li data all'inizio del sec. XIII. Il Sibilia (1914) riprende il giudizio di Toesca, dando una descrizione particolareggiata delle scene. Nel 1927 il Toesca torna a occuparsi dei dipinti dell'oratorio affermando che, in parte, l'iconografia si può collegare a quella degli affreschi della Chiesa di S. Giovanni a Porta Latina a Roma e modifica leggermente il giudizio iniziale sulla datazione, dichiarandola "alquanto anteriore a quella della cripta". Van Marle (1932) contesta la datazione degli affreschi al XIII secolo, anticipandola sul finire del sec. XII, sotto il pontificato di Alessandro II (1159-1181), il quale canonizzò Tommaso Beckett e gli dedicò l'oratorio di Anagni. Lo studioso attribuisce tutti i dipinti a un seguace del Maestro delle Traslazioni, al quale Toesca aveva dato solo la paternità dell'affresco sopra l'altare, e trova delle affinità con la pittura spoletina di quel periodo. Un'altra ipotesi di cronologia viene proposta da Matthiae (1965) che la posticipa al XIII secolo avanzato. M. Q. Smith (1965) nota come gli episodi della Genesi, distribuiti su due fasce lungo la volta a capriata, ricordano le decorazioni delle chiese nella roccia della Cappadocia, come ad esempio Tokale Kilisse. Il Marrazzi (1973), riprendendo i giudizi di Toesca e Sibilia, sottolinea la mancanza di bizantinismo nello stile e ne sottolinea il valore narrativo mettendolo a confronto con l'espressività degli affreschi della Basilica Inferiore di S. Clemente. Boskovits Miklos (1979) riprende il confronto con la pittura spoletina che aveva suggerito Van Marle (Chiesa di S. Paolo a Spoleto) e con l'ambito campano (Chiesa di S. Angelo di Lauro a Sessa Aurunca), riproponendo una datazione anticipata al XII secolo anche sulla base della dedica dell'oratorio a San Tommaso Beckett sotto Alessandro II e dell'importanza che in quegli anni acquistava di culto di questo santo. Van Marle ricorda, inoltre, che proprio ad Anagni nel 1174 venne nominato il successore di Tommaso, Riccardo di Dover, come arcivescovo di Canterbury. Di parere contrario è invece F. W. N. Hugenholtz (1979) che considera gli affreschi contemporanei a quelli della cripta della cattedrale e, forse, qualcuno anche più tardo, stabilendo delle analogie con il pittore che realizzò l'immagine di San Tommaso nel Sacro Speco di Subiaco. Il degrado in cui oggi versano gli affreschi dell'oratorio impedisce un giudizio articolato sulla loro datazione che non necessariamente deve essere stata eseguita nello stesso momento. Pur rimanendo valida l'opinione di molti studiosi secondo i quali i dipinti non si non si possono ritenere di molto anteriori al sec. XIII in quanto non ci si deve far ingannare dalla loro apparente rozzezza dovuta al fatto che appartengono a una cultura provinciale, tuttavia non si può non rilevare delle profonde disuguaglianze al loro interno. Non sembrerebbe fuori luogo pensare che al momento della dedica dell'oratorio, sotto il pontificato di Alessandro III (1159-1181), sia stato eseguito un primo ciclo di affreschi comprendente le volte, le storie della Genesi e forse quelle di San Tommaso Beckett, al quale seguì un secondo intervento più tardo, tra il 1235 e il 1250 circa, quando un'équipe di pittori lavorava nella cripta della cattedrale. E' probabile che in questa occasione uno degli aiuti dei tre maestri abbia decorato l'oratorio con le storie dell'infanzia di Gesù, la teoria dei Santi benedettini, quella degli Apostoli, il Cristo in trono nella parete di fondo sull'altare. Un ulteriore elemento che ci porta a ritenere valida quest'ipotesi è costituito dalla presenza di differenti tipi di cornici decorative: ad esempio le figure dei Santi benedettini o quelle degli Apostoli sono incorniciate da un motivo a meandro geometrizzante e a scacchiera, le scene del ciclo della Genesi, invece, o quelle delle storie di San Tommaso sono semplicemente inquadrate da semplici fasce rosse. L'artista affronta il racconto biblico della Genesi con una forte componente didascalica, educata sui testi miniati quasi si trattasse di distendere la successione delle storie sull'intonaco come su un rotulo, passando dalla parete sinistra della volta, dove inizia con gli episodi della Creazione, per poi passare a quella destra, dove termina con l'uccisione di Abele, per rincominciare su quella destra con le storie di Abramo e proseguire a sinistra fino a comprendere la benedizione di Giacobbe. Le tinte sono tutte derivate da terre chiare e scure: così l'ocra, il rosso, il verde; il fondo è sempre blu
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200202794A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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