Altare costituito da una mensa parallelepipeda con paliotto decorato al centro con la croce raggiata entro cornice ovale. Sulla mensa è impostata una cornice architettonica composta da due colonne corinzie trabeate e concluse in alto da un timpano arcato spezzato. Alla sommità vi è un riquadro timpanato recante un'iscrizione coronata da un crocifisso. Al centro vi è la pala contenente all'interno l'affresco staccato entro una cornice modanata e centinata

  • OGGETTO altare
  • MATERIA E TECNICA marmo/ commesso/ stuccatura/ scultura
    alabastro/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Ricci Giovanni Battista (1550 Ca./ 1627)
    Ponzio Flaminio (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa della SS. Trinità dei Pellegrini
  • INDIRIZZO piazza della Trinità dei Pellegrini, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'altare è dedicato alla Vergine e ai Santi Giuseppe e Benedetto, titolari della chiesa prima che questa fosse affidata all'Arciconfraternita della SS. Trinità. Le vicende di questo altare sono legate alla miracolosa immagine ad affresco proveniente da Palazzo Capranica in Via della Valle e ora inserita al centro della pala d'altare in una cornice lignea autonoma. L'immagine ormai è frammentaria e poco leggibile. Pio IV nel 1558 donò la sacra immagine alla Confraternita della Trinità che nel 1613 la pose sull'altare, come ricorda anche la lapide murata nella parete sinistra della cappella. La decisione di erigere un altare nel braccio sinistro del transetto della chiesa, si ebbe nel 1610 e tre anni dopo vennero convocati gli architetti Flaminio Ponzio, Carlo Maderno e Girolamo Rainaldi, cui si aggiunsero quelli della confraternita G. Paolo Maggi e Niccolò Torriani. Nelle fonti d'archivio non è specificato quale degli artisti convocati eseguì il progetto dell'altare, dai documenti si evince che quelle riunioni furono solo consultazioni finalizzate ad ottenere da parte della Confraternita delucidazioni relative a preventivi ed eventuali progetti. La fase costruttiva dell'altare andò dal 1613 al 1616, come risulta dalle ricevute di pagamento fatte allo scalpellino Tullio Solari, che si occupò dell'intaglio dei capitelli, e al muratore Domenico Pozzi. Gli stessi lavorarono anche all'erezione dell'altare maggiore della chiesa. Il paliotto è invece opera più tarda: esso fu commissionato dal padre guardiano Duca Salviati il 30 agosto 1731 in sostituzione di un altro paliotto in pietra, ordinato a Francesco De Sanctis il 20 luglio, che non aveva incontrato il consenso dei confratelli. L'anno successivo, come si legge nell'iscrizione, la mensa era consacrata da Carlo Alberto Cavalchini. Il disegno dell'altare, caratterizzato dal timpano spezzato e dall'introduzione di un'edicola come fastigio, risente dell'architettura tardo-manierista che va dal pontificato di Sisto V aquello di Paolo V. L'autore del progetto, forse da cercarsi tra i nomi degli architetti consultati dall'Arciconfraternita, sembra guardare, anche se in modo generico, alla maniera del Ponzio. L'altare simmetrico a questo, posto nel braccio destro del transetto, è stato attribuito da Pietrangeli a Giacomo Mola. La pala con i SS. Giuseppe e Benedetto venne commissionata al Ricci che la eseguì tra il 1613 e il 1614 come risulta dal registro dei pagamenti: il 19 giugno 1613 la Confraternita spende 6,50 scudi per l'acquisto della tela; il 28 novembre dello stesso anno vengono pagati 25 scudi a Ricci ed altri 22 scudi il 13 maggio dell'anno successivo. La composizione figurativa della tela rivela la rinuncia da parte di Ricci a realizzare uno spazio prospettico e la scelta di conferire simmetria ai due santi. Ricci guarda per questa tela alle opere di Valeriano. Il voluto arcaismo e il carattere devozionale del dipinto si spiegano con la funzione della tela destinata ad incorniciare la sacra immagine della Vergine, si tratta perciò di una tela accessoria, la vera protagonista della pala è la Vergine col Bambino all'interno della teca. La tela, quindi, è contenitore e complemento della venerata immagine. Tale affresco fu incoronato dal Capitolo Vaticano nel 1654. Nel 1798, durante il consolato francese, furono rimosse sia le corone che gli ex voto come risulta la documentazione nell'ASR. Del trasferimento della sacra immagina da Via della Valle alla chiesa della SS. Trinità, ne parla anche Armellini. Il dipinto ovale, posto sulla mensa dell'altare, è stato datato da Neppi alla metà del sec. XIX sulla base di una evidente matrice purista dell'opera che, in origine, si trovava nella chiesa di S. Maria della Pace in Roma come dono di un tale Cavalier Borghi che commissionò il quadro ad un pittore di cui si conosce solo il cognome: Pozzo. Il passaggio alla Trinità risale al 1870 e a quell'epoca il dipinto fu collocato nella Cappella dei SS. Agostino e Francesco
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200145350-0
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1980
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • ISCRIZIONI in alto sopra il timpano - AVE/ REGINA/ COELORUM - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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