Madonna della Carbonara. Madonna con Bambino

dipinto, 1150 - 1199

In posizione frontale con il volto girato leggermente verso sinistra è la Vergine, che ha sul capo un velo rosso e sulle spalle un manto turchino cupo, ornato sul petto da un medaglione con grossa pietra centrale contornata da perle. Sul braccio sinistro sostiene il Bambino che tiene nella sinistra un libro. Il capo è cinto da un nimbo crucigero. Tutto intorno al dipinto è una decorazione a rosette. In basso è un'iscrizione

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LOCALIZZAZIONE Viterbo (VT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Proveniente dalla chiesa della Carbonara in Viterbo, fu collocato in Duomo ad eccezione di un breve periodo, intorno al 1946, in cui fu esposta provvisoriamente in Santa Maria Nuova. Da lì fu nuovamente trasfrita in Duomo. E' piuttosto interessante la tipologia dell'immagine della Madonna - dal volto ovale con la canna nasale dritta - così come l'iconografia. Appartiene al gruppo della Madonna cosiddetta "Odigitria", ma ne è una variante dal momento che la Vergine sorregge il Bambino con ambedue le mani. Molti studiosi hanno notato che per l'iconografia quest'opera si avvicina alla Madonna di Santa Maria Maggiore, molto venerata a Roma e diffusasi come immagine devozionale in vari centri minori del Lazio, dove l'immagine fu riprodotta da artisti di scuola romana. Per il Volbach questa opera si affermerebbe come il prototipo dell'altra in Santa Maria Maggiore. Non è possibile tuttavia essere sicuri di questo essendo incerte ancora le datazioni di entrambe le tavole e, ad ogni modo, si tratta di due icone che appartengono a correnti culturali diverse. Lo Hermanin la assegna al XI secolo, affiancandola alla Madonna di Vertalla o, comunque, agli affreschi di Santa Pudenziana in Roma, datati al tempo di papa Gregorio VII. Altri come il Toesca (1927), Bettini (1938) e Faldi (1970) le ritengono degli inizi del XIII secolo. Il Matthiae (1966), il quale, nell'allungamento dei volti vedrebbe un indizio dell'incipiente influsso di modi spoletini, preferisce anticiparla alla seconda metà del XII secolo. Il cardinale La Fontaine (1931) pensa che l'iscrizione in calce alla tavola debba riferirsi alla condanna delle eresie dei Catari e Patarini nel Concilio di Efeso. Si consulti: La Fontaine, Mater Dei, 1931, p. 19 ss.; S. Bettini, La pittura bizantina, Firenze 1938, p. 54; F. Volbach, Il Cristo di Sutri e la venerazione del SS. Salvatore nel Lazio, in "Rendiconti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia", XVII, 1940-41, p. 102; P. Cellini, La Madonna di San Luca in Santa Maria Maggiore, Roma 1943; L. Mortari, in La pittura viterbese dal XIV al XVI secolo, Viterbo 1954, p. 18, n. 2; Mostra La Pittura viterbese dal XIV al XVI secolo, Viterbo, Museo Civico 1954, p. 18, n. 2
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200070573
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1971
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • ISCRIZIONI in basso - ALMA VIRGO PARIT QUI FALSAM SOPHIAM NEGAVIT - lettere capitali - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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