croce stazionale, insieme di Vannini Pietro (attribuito) (sec. XV)
Di legno rivestito di lamina d'argento sbalzato lungo il suo spessore e di lamina d'ottone, anch'esso sbalzato, lungo il recto e il verso. All'incrocio dei due bracci e alle loro estremità, sia sul recto che sul verso, sono appoggiate sul dorso alla croce dieci figure a tutto rilievo d'argento dorato a fuoco. Il recto ha al centro il crocifisso che non alle spalle il postergale.Agli estremi del braccio destro, figurano una donna comunemente detta "Addolorata" (a sinistra) e San Giovanni (a destra); sul braccio lungo, in alto un personaggio definito "Costantino",in basso l'imperatrice Elena. Al di sopra del Crocifisso, inserito in una tessera quadrangolare a lati concavi, un niello circolare raffigura probabilmente un profeta, o San Girolamo, autore della Vulgata, o un Evangelista. Sotto il cristo, un altro niello romboidale raffigura Longino. Il verso presente cinque figure a tutto rilievo, al centro Dio Padre benedicente; sul braccio sinistro un santo vestito da soldato, probabilmente San Vittore, a destra un altro in abiti curiali. Sul braccio lungo, in alto un santo vescovo, probabilmente San Vitaliano o San Benvenuto, in basso San Pietro. Cinque piccoli nielli su argento raffigurano sante vergini e martiri. La base è una sfera su cui poggiano rombi con vescovi e martiri
- OGGETTO croce stazionale
-
MATERIA E TECNICA
argento/ doratura/ sbalzo
LEGNO
ottone/ sbalzo
-
ATTRIBUZIONI
Vannini Pietro (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Osimo (AN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Poiché ritenevano Vannini del sec. XIV, il Compagnoni (III, 232, n. 6) e il Fanciulli (p. 170-175) credettero di identificare in questa croce quella donata al capitolo della cattedrale di Osimo dal vescovo ascolano Pietro II (1358-1381) e nominata in un inventario del 1379 ("crux magna argenti deurata"). Già il Ricci (I, 96) avanzò qualche dubbio, ed infine il Serra (1927) collocò il Vannini nel sec. XV, dette notizia che la croce era stata rinvenuta il 26-6-1563 nel sepolcro di San Vitaliano al momento della traslazione del suo corpo (p. 338). Il Grillantini (1978, p. 318, n. 20) avanzava l'ipotesi che il Vannini potesse essere autore non della croce, ma di un suo restauro. Ma in chi confronti questa croce con le opere certe del Vannini non pssono sorgere dubbi. Occorre precisare che la croce in realtà non fu trovata sul corpo di San Vitaliano nel 1563. In quell'anno fu infatti rinvenuta, insiema ad altri oggetti, una semplice croce greca a due traverse, in legno ricoperto di rame dorato a lamina sottilissima, fissate sul legno con piccoli chiodi, e ornata di vetri e pietre colorate. Il Cristo è a rilievo, coronato, i piedi sovrapposti ma divisi, restaurati insieme con le mani (D. Pannelli, Memorie historiche di S. Vitaliano vescovo di Osimo, Osimo 1763). Non si conosce pertanto l'effettiva provenienza della croce del Vannini. Il Fanciulli (1796) la descrive minuziosamente: "il fondo di quella croce è di puro legno, ricoperto da una lastra finissima di argento, la quale consunta dall'età, l'è stata con insano consiglio sostituita da una sottil lastra di otone...". Più di un secolo dopo, C. Costantini (1906) si esprime così: "...anima di legno decorato da un ornatino a rosette nei fianchi; di ottone, oggi annerito, nelle facce granite grossolonamente e ornate (?) di bottoncini emisferici posti a casaccio. Gli spigoli sono ricoperti da una listerella pure di ottone (...) rozzamente accomodata". Attualmente le condizioni della croce non sono affatto cambiate; ha subito diversi restauri, uno al tempo del Compagnoni nel 1765, come indica l'iscrizione, ma non deve aver operato l'aggiunta della lamina d'ottone, altrimenti il Fanciulli, contemporaneo del Compagnoni,non avrebbe scritto quanto sopra riportato. E' pertanto da ipotizzare un restauro precedente a questo; un altro - come arguisce il Costantini (p. 188) osservando lo stato della croce al suo tempo e la rozzezza del restauro, incompatibile con la figura del Compagnoni, uomo coltissimo - avvenuto in un periodo intermedio tra il Compagnoni stesso e il Costantini, non per mano di un orafo, ma di uno stagnino. Un ulteriore restauro inoltre deve essere avvenuto dopo il 1906, considerando che i chiodi segnalati dal Costantini come rozzi e ineguali, sono ora invece di buona fattura, d'argento ed eguali tra loro. Il Costantini aveva ipotizzato che nel restauro di Compagnoni:1) fosse stato aggiunto il cartiglio "in hoc signo vinces", settecentesco; 2) fossero stati aggiunti i nielli sia nella croce che nella base, in sostituzione, questi ultimi, di pietre preziose già asportate; 3) fosse stata tolta la data di esecuzione, probabilmente contenuta in uno dei "quadratini" applicati sulla metà dei bracci del verso. Aveva inoltre constatato che le mani dei vescovi erano prive di pastorale, quella di S. Elena conservava solo la metà del suo scettro e l'asta del guerrieo era "scivolata giù", oggetti attualmente tutti mancanti. Il Fanciulli, contemporaneo del Compagnoni, riteneva che la statua chiamata Costantino fosse invece San Leopardo; pubblica inoltre un disegno della croce nel quale l'asta del guerriero "un'asta acuta", non appare nelle mani del giuerriero, a sinistra, ma nella mano del personaggio con soggolo, benda, cotta ed ermellino a destra nel verso, ma che nel disegno del Fanciulli sta in basso nel recto. Esistono poi foto degli inizi del '900 in cui i posti occupati dalle statuine sono differenti sia dagli attuali che da quelli nel disegno del Fanciulli.In una descrizione di L. Spada (1918) sono nominate tutte le statuine, meno quelle che si sarebbero dovute trovare in basso, per esclusione quelle di "Costantino" e del personaggio con soggolo, benda e ermellino.L'opera è di stile tardo-gotico (per l'impianto architettonico, il moto obliquo di certe figure, il piacere per il particolare aneddotico) e quello rinascimentale (riduzione degli elementi ornamentali, pur nella puntuale resa dei particolari come l'accurata esecuzione dei capelli e del panneggio corposo, sottolineatura dell'intensa umanità delle figure). Si tratta pertanto di un'opera eclettica che risente dell'influsso abruzzese delle croci a sbalzo, comune in altre opere ascolane dello stesso secolo e di altri autori (vedi la croce di Lorenzo d'Ascoli a Monecassiano,1414,certamente anteriore a questa. Per la datazione delle opere del Vannini, il Paoletti tenta una cronologia nella quale non trova posto questa croce, che siamo propensi a ritenere opera della maturità, intorno al 1470
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100251045A-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
- DATA DI COMPILAZIONE 1982
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
- ISCRIZIONI recto, ai piedi del personaggio detto "Costantino" - IN HOC SIGNO VINCES - lettere capitali - a incisione - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0