fonte battesimale, 1627 - 1629

Poggia su una base a forma di quadrifoglio, su ogni lobo del quale si erge un vitello col muso verso l'esterno. Sui dorsi e sulle teste dei quattro animali insiste il fonte vero e proprio a forma di tempietto circolare con cupolino, e con la base percorsa da festoni di foglie, uniti tra loro da testine di putti alati sorridenti, alternati a nodi di nastri, fermati con un fiore al centro. Alle estremità dei diametri della base del tempietto compaiono quattro statue; tre sedute, di donna, e la quarta in piedi, di San Giovanni Battista. Quattro riquadri a bassorilievo sulla superficie del tempietto sono divisi tra loro da paraste (decorate in alto con teste di putti e bucrani), alle quali si addossano le quattro statue. Il cupolino è diviso in settori (quattro spicchi in corrispondenza dei riquadri sottostanti, e quattro fasce longitudinali in corrispondenza delle statue, anch'esse sottostanti). I settori che contengono motivi decorativi a bassorilievo (vitelli rampanti attestati ad un pino, nelle fasce; fiori, fogliame e teste di putti negli spicchi) si raccordano in alto nel tamburo terminale guarnito di quattro testine di putti alati e su cui si erge la statua del Redentore a braccia elevate. Tutto il piccolo monumento è appoggiato su base circolare

  • OGGETTO fonte battesimale
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ fusione
  • ATTRIBUZIONI Jacometti Pietro Paolo (attribuito)
    Jacometti Tarquinio (1570/ 1638)
  • LOCALIZZAZIONE Osimo (AN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Committente dell'opera, il cardinal Agostino Galamini, domenicano, detto il cardinale d'Aracoeli, vescovo di Osimo dal 1620 al 1633. I vitelli del fonte battesimale figurano appunto sul suo stemma (una coppia di vitelli affrontati e rampanti contro un pino). Era stato vescovo di Recanati ed aveva avuto modo di apprezzare la scuola di scultura di Antonio Lombardi e dei suoi figli dalla quale uscirono gli Jacometti. La commissione del card. Galamini attraverso un suo rappresentante direttamente a Paolo Lombardi (Atti Prospero Tomasetti: ben sette strumenti che vanno dal 16 luglio 1622 al 18 dicembre 1629). Non è invece chiaro perché il fonte fu invece eseguito dai fratelli Jacometti. Per la storia della committenza, v. C. Grillantini, 1969, p. 413, n. 14 e anche la tesi di laurea P. Cantori, 1975/76. L'opera, di evidente impronta manieristica, è posteriore di una ventina d'anni al fonte battesimale del Vergelli, al quale del resto aveva lavorato anche Tarquinio. Entrambe le opere sono, come dice G. Marchini (p. 239) "spettacolari per mole e per virtuosismo, m, rispetto a quella di Loreto, questa di Osimo appare più contenuta ed essenziale nella struttura, meno affastellata di elementi decorativi, e certamente più matura, nella facilità del modellato, nello sfruttamento delle convessità, dove la luce giuoca effetti dinamici e nervosi, di notevole valore pittorico. Per restare nel confronto tra le due foni, quello del Vergelli è più cinquecentesci e controriformistico, questo di Osimo è già Barocco. Inoltre, il primo si avvale di accorgimenti strutturali, di supporti statici, di cui il secondo non ha più bisogno. E' difficile poter riconoscere la presenza delle due mani nell'opera che è tradizionalmente attribuita ai due fratelli Pietro Paolo e Tarquinio Jacometti, il secondo più anziano del primo. D'altra parte, i documenti d'archivio (contratti, rogiti) sono stati stipulati sempre con Pietro Paolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100251036A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 1982
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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