Cristo e S. Gregorio. Messa di S. Gregorio
L'affresco si trova sul pilastro destro all'entrata del coro, seminascosto dalla statua del Cristo ("Ecce Homo"). Vi è raffigurato Cristo fino all'altezza delle cosce; il volto è inclinato verso sinistra e circondato da aureola crucisignata rossa su fondo oro. Ha braccia incrociate sul davanti e ferite in evidenza sulle mani e sul costato. Ai lati vi sono gli strumenti della Passione: a destra la canna con la spugna ed un frustino, a sinistra un altro frustino e una lancia (priva della punta per la caduta dell'affresco); una croce gialla è posta dietro la figura del Cristo, che fuoriesce da un sarcofago color rosa, di cui si vedono le parti superiori dei lati lunghi. Alla destra vi è inginocchiato un Santo di profilo, con tiara papale e tre corone e preziose vesti gialle e rosse; una colomba gli parla all'orecchio: è S. Gregorio. Sopra la scena corre una cornice scura con motivi fitoformi bianchi, che in parte si vede anche lungo i bordi laterali
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Piermatteo D'amelia (attribuito): pittore
- LOCALIZZAZIONE Basilica Cattedrale di Maria SS. ma Assunta
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Todini attribuisce questo affresco votivo a Piermatteo d'Amelia, definito uno dei grandi maestri del '400 umbro (Todini, 1989, I, p. 285). Già Federico Zeri nel 1953 aveva proposto l'identificazione di Piermatteo d'Amelia con il Maestro dell'Annunciazione Gardner, nome convenzionale dato all'autore di una Annunciazione comprata da Isabella Stawart Gardner. Allievo di Filippo Lippi nel Duomo di Spoleto (1467-68) il maestro fu successivamente a Perugia e a Firenze. Lavorò poi a Roma dove eseguì la decorazione della volta (cielo stellato e stemmi del papa Della Rovere) della Cappella Sistina intorno al 1480. Dal giugno dello stesso anno è attivo a Orvieto dove si ricordano i suoi lavori di vario genere per l'Opera del Duomo: pitture di statue, di armadi, di stemmi, di tende. Infatti in alcuni documenti del 1481 si legge: "M. Pier Macteo de Amelia pictori causa pingendi quinque singnia fabrica, triamissa ad arum [...] in palatio magno dicte Fabrica [...] Pro certa tela azura da Gostantia causa mictendi intorno ad un canelo faciendi tennam ante dominam m. Gentilis [...] Pro una lampana mictenda ante figuram S.M. m. Gentilis [...] pro indoratura del sole del oriolo [...]" (A.O.D.Orvieto, Cam. 1579-89, 27, 29 giugno-26 ottobre 1481). Nel 1482 i Soprastanti dell'Opera del Duomo lo mandarono a chiamare a Roma per affidargli la decorazione della Cappella Nuova iniziata dal Beato angelico; ma il saggio di pittura richiestogli ("[...] una figuram pro mostra [...]", A.O.D., Rif. 1458-88, f. volante, 20 febbraio 1482) probabilmente non piacque e non se ne fece nulla (Gnoli, 1980, pp. 243-247). Di nuovo a Roma nel 1485 Piermatteo d'Amelia risulta compagno di Antoniazzo romano e nel 1492 del Perugino. Dipinge stendardi, stemmi, affreschi decorativi e figure nel Belvedere, nel Palazzo Vaticano e altrove. Nel 1497 viene nominato da Alessandro VI ufficiale della custodia di Fano, dove risiede nel 1498-99. la decorazione interna della Rocca di Civita Castellana, affreschi monocromi e grottesche, gli viene saldata nel 1503. Vari suoi dipinti sono conservati in numerosi musei; ricordiamo il polittico del 1481 ("Madonna con Bambino e Santi") diviso fra Berlino est, Altenburg e Philadelphia; "S. Antonio Abate in trono", Municipio di Amelia; "Storie di S. margherita", affreschi staccati, S. Margherita a Cascia; "Madonna con Bambino" del 1483, S. Agostino a Narni; Polittico dei francescani del 1485, Pinacoteca Comunale di Terni. Nell'affresco del Duomo di Orvieto viene rappresentato Cristo secondo l'iconografia dell'"Ecce Homo": dopo essere stato flagellato e incoronato di spine, viene mostrato alla folla da Pilato dicendo:"Ecco l'uomo". Questo tema appare nel XV sec. e viene trattato come immagine devozionale e come scena narrativa. In entrambi i casi Gesù viene raffigurato con il capo incoronato di spine, con i polsi incrociati e legati con fune o catene e con i segni della flagellazione sul corpo. Accanto al Cristo qui compare la figura del Papa Gregorio Magno (540 ca.-604) insieme al suo attributo più comune, la colomba, allusione alla ispirazione divina dei suoi scritti. L'accostamento delle due figure potrebbe derivare da un tema relativo alla vita del papa, ossia la Messa di S. Gregorio: secondo una leggenda tarda il santo scoprendo un uomo che non aveva fede, pregò Dio che gli mandasse un segno e apparve sull'altare il Cristo con le stimmate e gli strumenti della Passione. Questa scena viene solitamente rappresentata con il Papa che celebra la messa e il Cristo incoronato di spine che gli appare sull'altare a mezza figura nella sua tomba. Già Elvio Lunghi nel suo articolo del 1985, in cui veniva segnalata la scoperta dell'affresco, annotava che nell'episodio va riconosciuta la Messa di S. Gregorio; egli inoltre ritiene che "il nome Piermatteo può essere ragionevolmente proposto per l'Imago Pietatis di Orvieto, rara testimonianza di una prolungata esperienza artistica al servizio del Duomo" (Lunghi, 1985, p. 8)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000060786
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Umbria
- DATA DI COMPILAZIONE 1994
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0