Nell'affresco staccato sono raffigurate cinque specchiature, in parte frammentarie, che simulano lastre di porfido e di marmo verde alternate e racchiuse entro cornici modanate in marmo bianco. Al di sopra delle specchiature si trova la fascia inferiore della scena affrescata di cui rimangono solamente i piedi e le parti inferiori delle vesti dei personaggi

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Domenico Veneziano (1400-1410 Ca./ 1461)
    Baldovinetti Alessio (1425/ 1499)
    Giusto D'andrea Di Giusto (1440/ 1496-1498)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo del Cenacolo di Sant'Apollonia
  • LOCALIZZAZIONE Cenacolo di Sant'Apollonia
  • INDIRIZZO via XXVII aprile 1, 50129 Firenze, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco fa parte dei lacerti individuati nel coro della chiesa di Sant'Egidio nel 1938-1939, nel corso delle indagini promosse da Mario Salmi per rintracciare i resti della decorazione quattrocentesca che fu di importanza capitale per la pittura fiorentina rinascimentale. La sinopia e i cinque frammenti di affreschi ritrovati nelle pareti sotto lo scialbo furono staccati nel 1954 dal restauratore Leonetto Tintori e vennero ricoverati nei depositi della Soprintendenza, mentre alcuni lacerti rinvenuti sotto la mostra dell'organo sono rimasti in loco. Nel 1990 la sinopia e i quattro frammenti di affreschi più grandi furono esposti nel Museo del Cenacolo di Sant'Apollonia (il frammento più piccolo rimase in deposito dove si trova ancora oggi). Giorgio Vasari descrisse il ciclo come opera di Domenico Veneziano, ricordando però che il pittore lo lasciò "imperfetto" e che fu completato da Andrea del Castagno e da Alessio Baldovinetti. Nel 1594 il rifacimento della zona absidale attuato da Bernardo Buontalenti dovette comportare lo scialbo e la parziale perdita del ciclo, che divenne poi pressoché totale nel 1722-1723, quando Matteo Bonechi e Giuseppe Tonelli decorarono nuovamente la volta e le pareti. Le ricerche documentarie (Milanesi 1862; Giglioli 1905; Wohl 1971; Idem 1980; Bernacchioni 2000) hanno permesso di individuare i pagamenti a Domenico Veneziano (1439-1445, con la notizia della presenza di Piero della Francesca come aiuto), ad Andrea del Castagno (1451-1453), ad Alessio Baldovinetti (1460-1461) e infine a Giusto d'Andrea (1470), che completò la decorazione con le specchiature marmoree nella fascia inferiore delle pareti. Come attestato dalla descrizione vasariana il ciclo raffigurava le Storie della Vergine: nella parete sinistra, dipinta da Domenico Veneziano, si trovavano l'Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea, la Natività della Vergine e lo Sposalizio della Vergine, mentre nella parete destra, affidata ad Andrea del Castagno, erano l'Annunciazione, la Presentazione di Maria al Tempio e la Morte della Vergine. Non abbiamo informazioni precise su cosa fosse raffigurato nella volta o nella parete di fondo, dove Vasari ricorda soltanto un figura di Sant'Egidio molto lodata di Alessio Baldovinetti. I frammenti affrescati scampati alla distruzione e poi staccati riguardano la decorazione a finti marmi che rivestiva la parta bassa delle pareti e una stretta striscia delle scene figure soprastanti. Questo frammento, il più grande tra quelli pervenuti, proviene dalla parete sinistra del coro ed era collocato sotto la scena dello Sposalizio della Vergine, come documenta una preziosa fotografia scattata prima dello stacco (Gabinetto Fotografico Uffizi n. 97948). Dalle notizie documentarie (Giglioli 1905; Bernacchioni 2000) sappiamo che l'affresco fu iniziato da Domenico Veneziano e completato più tardi da Alessio Baldovinetti, mentre a Giusto d'Andrea fu affidata la decorazione a finti marmi
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901393355
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 2023
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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