Storie della vita di San Ranieri

dossale,

La tomba-altare eretta da quattro mensole- al di sopra della mensa d'altare vera e propria originariamente era alloggiato il sarcofago- è decorata sul frontale da tre rilievi sormontati da un dossale cuspidato. Il dossale presenta centralmente la "Madonna in trono col Bambino e angeli". La Madonna, sormontata dalla colomba dello Spirito santo e dalla mano di Dio, si rivolge verso un donatore laico inginocchiato, presentato da S. Ranieri. Il Bambino invece si rivolge, dalla parte opposta, in segno benedicente, verso un ecclesiastico inginocchiato, presentato da un Santo senza attributi specifici che possano permettere di indentificarlo con certezza. La scena è inquadrata lateralmente nella parte bassa da due cherubini entro nicchie ogivali trilobate. Tra le colonnine del frontale sono presenti tre specchiature decorate con: (da sinistra) San Ranieri e il donatore laico in piedi davanti al complesso altare-tomba-dossale; San Ranieri in trono e inginocchiati ai lati un donatore laico e un ecclesiastico; la Traslazione delle spoglie del Santo nel nuovo altare

  • OGGETTO dossale
  • MATERIA E TECNICA marmo/ pittura
    marmo/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Tino Di Camaino (1285 Ca./ 1337)
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1291 il notaio e giudice pisano Marco Sicchi aveva stabilito una donazione per realizzare all'interno del Duomo un altare dedicato a S. Ranieri, patrono della città; tuttavia al lascito non fece subito seguito la realizzazione dell'opera e l'operaio Burgundio di Tado si assunse in proprio l'incarico della commissione, così come recita una delle iscrizioni sul primo pilastro del fianco meridionale del Duomo ("Ancho fecie fare lo sopradetto mesere Borghogno l'altare di S(an)c(t)o Ranieri e dotola ne la vila d'Arena de la sua propia tera"). L'iscrizione anche se non datata, sembra da porsi tra il 1300, data di conclusione dei lavori delle gradule, ricordate nell'iscrizione soprastante questa citata, e il 1310, data della conclusione dei lavori del pergamo di Giovanni Pisano, evento ricordato in un'altra iscrizione datata. Questo è confermato da un documento del 1306 nel quale Burgundio con un lascito monetario avocava a sé e ai suoi Operai discendenti il diritto di eleggere un sacerdote per celebrare la Messa all'altare di S. Ranieri (Supino, 1904). Sulla collocazione originaria ci sono stati invece numerosi travisamenti: molti studiosi hanno ipotizzato che l'altare si trovasse nell'attuale transetto meridionale, detto dell'Incoronata, dove oggi è ospitato sull'altare principale il corpo del santo (Seidel, 1975; Dan, 1983-1984; Kreytenberg 1986). Inoltre anche il noto passo vasariano nelle "Vite", nel quale si attribuisce a "Lino sanese, la Cappella, dov'è il corpo di San Ranieri in Duomo, tutta ornata di marmi" è stato spesso malamente interpretato (Vasari, 1568). Secondo il Ciardi (1987), nel 1451 quando Andrea Guardi eseguì una nuova struttura scolpita destinata a fare da cornice alla tomba più antica, l'altare si trovava "in fondo alla navatella settentrionale, là dove questa forma angolo col transetto", ovvero nello stesso luogo nel quale nel 1592 fu installato il nuovo altare di S. Ranieri (dedicato oggi a S. Guido), eseguito da Battista Lorenzi (Ciardi, 1987; Casini, 1987). Anche il Peroni conferma questa collocazione come quella originaria (Peroni, 1995). Nel 1591 venne smontato l'altare del Guardi, riutilizzato come altare maggiore per la piccola chiesa di S. Ranierino e in questa stessa occasione probabilmente anche la tomba-altare più antica trovò nuova collocazione nella cappella Ammannati, in Camposanto, nel corridioio nord, rimanendovi fino al 1986: quando l'altare trovò nuova esposizione al Museo dell'Opera del Duomo (nelle guide locali invece l'altare cinquecentesco del Lorenzi continuò ad essere attribuito a "Lino sanese"). La conformazione originaria dell'intero dossale è testimoniata dai due rilievi laterali del frontale dell'opera stessa, nei quali la tamba-altare è schematicamente rappresentata. Rispetto a quanto rappresentato nei rilievi, sono andati persi i pinnacoli laterali, la cornice del dossale, decorata a gattoni e completata da una croce nel vertice, e i rlievi laterali decorati del sarcofago, che un tempo era alloggiato sulla mensa vera e propria. I due donatori effiggiati nella tomba-altare sono stati quasi sempre identificati dalla critica come Marco Sicchi nel personaggio laico rappresentato e Burgundio di Tado nell'ecclesiastico (Seidel, 1975; Kreytenberg, 1986). Tuttavia questa identificazione è erronea poiché anche Burgundio di Tado era un notaio e all'epoca dell'erezione dell'altare era già anziano (più di 75 anni: Carli, 1986) e sembra quindi più plausibile identificarlo col personaggio laico con fattezze di uomo anziano. Il notaio Sicchi conseguentemente sembra non essere stato completamente rappresentato: l'opera fu in effetti commissionata da Burgundio di Tado ed è quindi più verosimile che sia lui ad essere stato rappresentato nei rilievi come personaggio laico dal caratteristico copricapo (Supino, 1904); l'ecclesiastico rappresentato potrebbe invece essere identificato col sacerdote al quale Burgundio (da documentazione del 1306) assegnò il compito di officiare le Messe all'altare da lui voluto. L'attribuzione a Tino di Camaino attestata già dal Vasari è comunemente accettata dalla storiografia (Supino, 1904) e costituisce il primo lavoro certo dell'artista. La datazione è da collocare al primo decennio del Trecento ma il citato documento del 1306 non deve costituire un termine ante quem. L'opera qui in esame è stata spesso considerata prova dell'arte di Tino di derivazione dallo stile di Giovanni Pisano (del quale comunemente lo si considera allievo), oppure un'anticipazione del suo discostarsi dall'arte di Giovanni e che sarà approfondita nelle sue opere successive. In effetti il dossale tinesco non ha molto dello stile di Giovanni, ad eccezione della tipologia fisionomica della Madonna e degli angeli. La concezione del rilievo di Tino di Camaino si realizza attraverso chiare successioni di piani sapientemente modulati secondo lo "stile senese", a differenza del modus operandi di (V. in Oss)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769205
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769205
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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