colonnina tortile,
Tino Di Camaino (1285 Ca./ 1337)
1285 ca./ 1337
Colonnina
- OGGETTO colonnina tortile
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MATERIA E TECNICA
Marmo
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ATTRIBUZIONI
Tino Di Camaino (1285 Ca./ 1337): esecutore
- LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
- INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Prima del 1814 Lasinio recuperò il fram-mento nei depositi della Primaziale e lo portò in Camposanto, dove fu posto sotto la "Partenza di Abramo e Lot" nel corridoio settentrionale. Nel 1935 e nei locali del Museo dell'Opera del Duomo (Sala del Candelabro); rimasto nei depositi fino al 1986, si trova oggi nel nuovo Museo dell'Opera. Dai primi commenti sull'opera sembra che all'inizio dell'Ottocento questo frammento fosse ritenuto lavoro antico; Paolo Lasinio lo inserì in una dalle prime dispense della sua opera incisa, che comprendeva all'inizio solo opere dell'antichità. Come "bella colonna antica scolpita" è ancora citato nell'Inventario del 1906; una pertinenza al XIV secolo venne ipotizzata più giustamente solo dal Papini, mentre Carli, nell'esporlo al Museo dell'Opera nel 1935, lo riteneva della seconda metà del secolo,con reminiscenze romaniche. Fin dal 1932 i cataloghi del Victoria and Albert Museum di Londra indicavano il collegamento di quest'opera con due rocchi di colonna consimili conservati nel museo londinese, acquistati a Firenze nel 1881 con una provenienza dichiarata da un monumento esistente nella Cattedrale di Pisa: attribuiti dapprima a scuola di Giovanni Pisano (Maclagan-Longhurst), vennero riferiti da Pope Hennessy (1964) a Giovanni di Balduccio, col quale presentano solo affinità generiche. Spettano a Naoki Dan (1980) l'attribuzione a Tino di Camaino de i frammenti pisani e londinesi e la proposta di collegamento con la tomba dell'imperatore Arrigo VII, basate su elementi stilistici,strutturali e iconografici (questi ultimi, invero, assai forzati). Le proposte sono state accolte da Carli e Kreytenberg; lo studioso tedesco ha inserito i frammenti nella sua ricostruzione della tomba, collocandoli, secondo l'idea dello stesso Dan (1983), quali sostegni laterali della parte superiore del sepolcro, fiancheggianti l'altare di S. Bartolomeo. L'attribuzione proposta da Dan si rivela attendibile dal punto di vista stilistico; siamo di fronte ad opere uscite quantomeno dalla bottega tinesca e pertinenti, per le loro dimensioni (i rocchi londinesi compongono insieme una colonna di 235 cm. d' altezza), ad un monumento di proporzioni grandiose. Appare logico pensare, in questo caso, proprio alla tomba imperiale, in considerazione anche della provenienza dai magazzini dell'Opera per il frammento pervenuto al Campo santo e di quella dichiarata tradizionalmente per le parti conservate a Londra. La tipologia della decorazione della colonna, con il fregio foliato e le figure di putti e animate, deriva da Giovanni Pisano, e in particolare dalle colonne della facciata del Duomo di Siena. Questo motivo decorativo avrà fortuna per tutto il Trecento, per esempio nella tomba Baroncelli in Santa Croce a Firenze, di Giovanni di Balduccio, nella decorazione del portale del Battistero di Pistoia, e negli stipiti del portale laterale del Duomo di Città di Castello, che da quest'ultimo dipende. Rimane ancora aperto il problema della possibile esistenza, in passato, nel Camposanto di Pisa, di un secondo frammento della stessa colonna originaria della quale avrebbe fatto parte il rocchio ora esaminato. La prima citazione di tale pezzo risale al catalogo del Victoria and Albert Museum di Londra redatto da Maclagane Longhurst nel 1932, che lo dicono spezzato. Con maggiore ampiezza Pope-Hennessy nel 1964 ribadiva l'esistenza del secondo frammento, indicandone l'altezza in 58 cm., il diametro in 25 cm. e la collocazione in un magazzino ("storeroom") del Camposanto. Lo studioso inglese identificava però questo secondo frammento nel n. 319 del catalogo di Camposanto del Papini, che si riferisce invece al nostro 09/00235681, diverso per dimensioni e decorazione (v. la schedarelativa). Nel 1980 Naoki Dan era costretto a dichiarare irreperibile a Pisa il frammento descritto dagli altri studiosi, ipotizzando comunque che potesse costituire la parte inferiore della colonna che stiamo trattando. Carli nel 1986 è l'ultimo a citare di sfuggita il frammento,del quale non aveva però mai fatto menzione in precedenti interventi, in particolare nelle schede del catalogo del Museo da lui ordinato nel 1935.Attualmente a Pisa non risulta rintracciabile nessun s condo frammento di colonna accostabile a quello noto, e sicuramente questo ipotetico frammento non è stato schedato da Papini, né risulta identificabile in inventari antichi; la confusione bibliografica operata da Pope-Hennessy potrebbe perciò anche far pensare ad un equivoco nato da una errata lettura del catalogo papiniano. Si deve però rilevare che, in una fotografia storica (n.140 dell'archivio dell'Opera della Primaziale, databile fra il 1909 e il 1913) relativa alla parte orientale del corridoio sud compare, accanto al rocchio tinesco poggiato provvisoriamente sul pavimento nel corso di uno spostamento, un secondo frammento apparentemente simile a quello per conformazione e diametro, di minore altezza e con segni di scheggiature. Questa immagine di non facile lettura costituisce, assieme alla citazione di Pope-Hennessy, l'unica possibile testimonianza di una reale esistenza di questo secondo misterioso frammento
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769204-11
- NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769204_11
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1993
2006
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0