assunzione della Madonna

bozzetto,

Il dipinto a olio su tela, raffigura l'Assunzione al cielo della Vergine, sorretta da angeli

  • OGGETTO bozzetto
  • ATTRIBUZIONI Riminaldi Orazio (1593/ 1630)
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il bozzetto preparatorio dell'intero affresco che ricopre la superficie della cupola della Cattedrale con la rapprensentazione dell'Assunzione della Vergine è databile al 1630, così come lo studio per la testa dell'Assunta del medesimo artista e conservata nella stessa sala del Museo dell'Opera Primaziale Pisana. Questo bozzetto viene preso in considerazione non tanto per qualità artistica, comunque di un certo spessore, ma soprattutto per l'aspetto storico, poiché con esso si arricchisce la vicenda della decorazione della Cattedrale dedicata alla Madonna Assunta. Orazio Riminaldi, infatti, per la tale celebrazione, realizza un'Assunta di una cotanta "bellezza", che di lì in poi divenne fonte d'ispirazione di molti autori successivi, come i fratelli Melani nel Settecento. Sia lo studio della Testa dell'Assunta che il bozzetto preparatorio realizzati entrambi da Orazio Riminaldi, permettono di stabilire le procedure di lavoro adottate dal Riminaldi durante la decorazione della cupola del Duomo. Infatti, se si considera il dipinto che raffigura il volto della Vergine e insieme ad esso l'altro (da noi non esaminato) che ne rappresenta la figura intera sorretta dagli angeli, risulta evidente il processo di definizione progressiva dei particolari compiuto rispetto al bozzetto che, invece, mostra sinteticamente l'intera composizione. Sembra come se l'artista si fosse preparato per gradi mediante una progressiva dilatazione delle singoli parti, fino a raggiungere la scalatura definitiva della composizione. Le fonti recitano che, durante i festeggiamenti dell'Assunta il Duomo rimaneva aperto tutta la notte tra il 14 e il 15 Agosto con un'affluenza di persone enorme perché la suggestiva e sfarzosa illuminazione del suo interno era conosciuta ed ammirata anche fuori Pisa. Questa sorta di luminara doveva la sua celebrità non solo alla ricchezza e alla qualità delle fonti di luce accesse, tutte a cera, ma alla rapidità con cui tali lumi venivano contemporaneamente accessi, operazione eseguita da un gran numero di persone specializzate che agivano con tale sveltezza da non mancare mai di stupire il pubblico. Per quanto riguarda lo stile del bozzetto, Mina Gregori scrive nel 1972, ed Enzo Carli la cita nel 1974, "le grandi masse dei gruppi e dei personaggi che si articolano in una visione unitaria e fusa mediante il chiaroscuro, il superamento definitivo degli schemi manieristici" e "il risultato [...] più moderno nella linea barocca che sia stato pubblicato in Toscana prima dell'arrivo a Firenze di Pietro da Cortona". E' il bozzetto originale ad olio, che appartenne ad Alessandro Da Morrona ( il quale asserì di averla acquistata ma non si sa da chi ), del grande dipinto a encausto della cupola del Duomo, commessogli dall'Operaio Curzio Ceuli nel 1627, e compiuto, dopo la morte dell'artista ( 10 Dicembre 1630 ) dal fratello Girolamo, che per altro si limitò ad eseguire parti di secondaria importanza quali "le arme, el fregio et cornicione". L'opera terminata nel 1633, fu stimata da un pittore venuto da Roma per la parte dei Riminaldi da 8000 a 9000 scudi e da Matteo Rosselli per la parte dell'Operaio del Duomo 5500 scudi per la pittura più 1500 scudi per le spese ( i relativi documenti furono pubblicati da Tanfani Centofanti nel 1897 ). Si trattò dell'ultima e più vasta impresa di questo notevole caravaggesco pisano, già scolaro di Aurelio Lomi e quindi perfezionatosi a Roma sotto la guida del grande concittadino Orazio Gentileschi e influenzato dall'Honthorst e dal Manfredi. Alla pittura della cupola il Riminaldi pose mano nel 1627. E' noto com'egli, sorpreso dalla morte il 10 Dicembre 1631, non potesse condurre a termine il lavoro, che fu compiuto da Girolamo suo fratello, fatto venire a posta da Roma. E' bene per altro l'avvertire che questi operò soltanto in cose di secondaria importanza, quali le "arme, el fregio et cornicione". Quanto poi al bozzetto di quella grande opera, è opportuno citare ciò che scrisse Da Morrona: "Mi fa piacere l'osservarne talora l'intiero bozzetto dipinto a piccole figure in olio con libertà, e con tutto l'effetto del colore, che acquistai non è molto, e parmi di rilevare in esso l'original carattere del Maestro"
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769109
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769109
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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