caduta della manna

dipinto,

Dipinto a olio su tavola, raffigurante la caduta della manna

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA legno/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Franco Battista (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavola raffigurante "La caduta della manna" è stata realizzata dal veneziano Battista Franco nel 1537 e costituisce un'autentica scoperta, così come riferisce Roberto P. Ciardi nel suo saggio nel 1986. Di essa, infatti si erano perse le tracce fin dalla prima metà dell'Ottocento, ed il suo ritrovamento viene ad arricchire il catalogo di un pittore la cui figura attende un'adeguata critica, soprattutto per il periodo giovanile sul quale si sa ben poco. La biografia vasariana ce lo mostra adolescente tutto preso da un'inclinazione per il disegno e che in ambiente veneto doveva apparire alquanto "strano" o per meglio dire atipico e singolare agli albori delle dispute tra forma romano-fiorentina e colore. Il nostro Battista fece un soggiorno a Roma intorno al 1518, appena ventenne, da cui si dimostrò devoto all'arte del Buonarroti, per cui non volle" altre cose studiare nè cercare di imitare, che disegni, pitture sculture di Michelangelo", così scrive il Vasari, che a sua volta lo cita in maniera semplice e pragmatico senza dilungarsi troppo, infatti ci dice che nel 1536 il Franco lascia provvisoriamente Roma, poiché attratto dalla possibilità di trovar lavoro a Firenze. Secondo Roberto P. Ciardi sembra difficile che Battista Franco lasciasse la capitale così repentinamente, Roma era pur sempre la terza via della maniera, quella mediana tra Giorgione-Tiziano e Michelangelo-Raffaello. Quando Battista Franco giunge a Pisa, sul finire del 1536 per dipingere "La caduta della manna", gli scultori Pandolfo Fancelli e Silvio Cosini avevano concluso la loro attività nel duomo, dove avevano lasciato opere importanti che documentano quanto l'esperienza del protomanierismo fiorentino, di Andrea del Sarto (tardo), Pontormo e Rosso, avesse inciso nella scultura. Contemporaneamente Stagio Stagi stava realizzando gli altari per il Duomo, dove dimostra la conoscenza delle tipologie manieristiche, diffuse soprattutto da Perin del Vaga e dalla sua scuola. Una cultura dunque familiare a Battista Franco anche se non all'altezza. Il 21 Marzo del 1537 "La caduta della manna" era terminata, come risulta nel verbale di perizia già pubblicato da Tanfani Centofanti, ma fino al 1986 mai messo in relazione nè con B. Franco nè con il nostro dipinto. All'epoca dell'incendio il dipinto era situato nel primo ordine del presbiterio della Cattedrale e i segni delle fiamme in alto e ai lati, che ancora mostra, determinarono la sua sostituzione con una tela di Ventura Salimbeni avente lo stesso soggetto. A stimare l'opera vennero chiamati da Lucca l'orafo Agostino di Francesco Marti e Zacchia da Vezzano il Vecchio, pittore di ascendenza ghirlandagliesca, i quali dovettero rimanere piuttosto confusi dinnanzi al cambiamento di linguaggio. Approvarono la tavola a condizione che venisse inserita in una ricca cornice intagliata e dorata. Il dipinto restò al suo posto fino all'incendio del 1595, durante il quale ebbe a soffrire gravi danni, di cui porta ancora i segni. Fu quindi inserito in un completamento centinato, eseguito da Giovanni Stefano Maruscelli, e collocato nel battistero. Il nome dell'autore venne dimenticato, e le antiche guide ricordano costantemente il dipinto come opera di ignoto. Infine durante i restauri del terzo decennio dell'ottocento fu rimosso dal Battistero e dimenticato nei matronei del Duomo. All'epoca dell'incendio il dipinto era situato nel primo ordine del presbiterio della Cattedrale e i segni delle fiamme in alto e ai lati, che ancora mostra, determinarono la sua sostituzione con una tela di Ventura Salimbeni avente lo stesso soggetto. La parte centrale del dipinto si differenzia vistosamente da quella sottostante e da quelle laterali soprattutto nei colori. Dopo aver preso atto dei danni provocati dall'incendio, l'Opera del Duomo ritenne di poter utilizzare ancora la tavola collocandola sulla porzione di parete che all'interno del Battistero sovrasta la porta principale. poichè l'area da coprire era molto grande, la tavola fu ampliata con l'aggiunta di una predella e due laterali da parte di Stefano Maruscelli, il quale ovviamente, adeguò i valori cromatici della nuova "dipintura" a quelli della parte centrale, eseguita da Battista Franco, per dare ai colori dell'intera opera una certa omogeneità. "La caduta della manna" venne presa come modello, per quasi un secolo, essendo esposta in Duomo in una zona dove frequentemente si celebravano i sacri riti, ma per effetto delle candele e delle lampade ad olio la superficie pittorica era divenuta più scura, pertanto Stefano Maruscelli nell'eseguire l'incorniciatura d'ingradimento dell'opera si attenne ai toni scuri della tavola e così copiò la tavolazza cromatica dell'epoca senza pensare che potessero essere alterati, anzi per meglio dire annerimenti dai fumi. Tutto questo è emerso solo dopo il restauro risalente al 1986 eseguito dalla Soprintendenza di Pisa che ha ridonato la primitiva e sua brillantezza alla parte dipinta da battista Franco ( Continua in OSS )
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769104
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769104
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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