Natività della Madre di Dio. Nascita di Maria Vergine

icona, post 1725 - ante 1749

Tavola intera, con due listelli trasversali a incastro. Manca l'incavo. Non rilevata la tela preparatoria. Levkas

  • OGGETTO icona
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Moscovita
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Icone Russe
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO Piazza de' Pitti 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'iconografia della Natività della Madre di Dio fondamentalmente si è formata in un periodo posteriore all'iconoclastia, sebbene siano note anche raffigurazioni più antiche di questo avvenimento (ad esempio l'affresco nella chiesa di Santa Maria Antiqua a Roma, del VIII secolo). Già nell'arte dei secoli XI-XII il soggetto comprendeva anche le raffigurazioni di Anna a letto, delle fanciulle che portano i doni e la scena della lavanda della neonata. Dal XV secolo nella Rus' si cominciò ad includere le icone della Natività della Madre di Dio nei registri delle feste delle iconostasi. Col tempo queste composizioni sono divenute più complesse con l'aggiunta di personaggi ed episodi legati all'infanzia di Maria. La composizione della icona in esame si riferisce ad una variante molto diffusa dell'iconografia di questo tema: oltre alla scena principale della Natività della Madre di Dio, vengono raffigurati il Concepimento da parte di Gioachino e Anna e la loro Tenerezza verso Maria. Manca la scena della Lavanda della neonata, che tradizionalmente da tempi antichi appariva insieme alla Natività. La scena della Tenerezza cominciò ad essere spesso inclusa dal XVI secolo, mentre le raffigurazioni del Concepimento di Gioachino e Anna, note attraverso i cicli protoevangelici delle icone Mariane e affreschi di chiese, e dal XVI secolo anche attraverso alcune icone a sé stanti, entrarono un secolo più tardi nella composizione della Natività della Madre di Dio. Nella parte centrale dell'icona è raffigurata Anna sul giaciglio, ma senza le ancelle con i doni, e accanto ad Anna sono raffigurati Maria e Gioachino: una particolarità ignota all'arte russa fino al XVII secolo, verosimilmente legata alla diffusione delle immagini a stampa dell'Europa occidentale nel XVI-XVII secolo. Grazie a questa particolarità, la scena centrale acquista un'intonazione più intima, lirica, ed è più vicina all'episodio della Tenerezza. Tale iconografia fu molto usata dai maestri del Palazzo dell'Armeria e dagli artisti che ne continuarono la tradizione fra la seconda metà del XVII e tutto il XVIII secolo. Una soluzione compositiva analoga venne adottata per un'altra icona della Natività della Madre di Dio della collezione della Galleria dell'Accademia. Le differenze di composizione, fra le due icone, sono marginali e legate alla scelta, da parte degli artisti, di diversi motivi architettonici da utilizzare, nel caso qui esaminato questi erano mutuati dall'arte barocca mentre nell'altra icona era molto più legati alle tradizioni del XVII secolo. Marcucci e Bettini hanno riferito l'icona alla scuola Stroganov indicando come datazione l'anno 1700 circa. Indici del desiderio di seguire le tradizioni dei maestri imperiali sono sia la composizione sia la pittura dei volti dei personaggi e il modo di modellare le vesti. I motivi architettonici trovano analogie nell'arte dei maestri imperiali del tardo XVII secolo, ad esempio nell'icona dello stesso soggetto posta nel registro delle feste nell'iconostasi della chiesa del Profeta Elia a Jaroslav, opera di un artista della cerchia di Gurij Nikitin e realizzata negli anni Ottanta del 1600. In essa è caratteristica la costruzione architettonica simile (ma molto più complessa quanto a organizzazione spaziale), fondata come nell'icona in esame su colonne che hanno capitelli simili e che sostengono le coperture ad arco abbondantemente ornate di elementi decorativi e di volute. Nonostante nella collezione della Galleria dell'Accademia vi siano anche altre opere che rivelano l'influenza indiretta dello stile barocco, solo per una (l'icona Lodi della Madre di Dio), è possibile notare una lontana somiglianza con l'opera in esame. La somiglianza tra le due opere consiste non tanto nell'uso di qualche elemento o maniera di esecuzione, quanto nel modo superficiale di intendere l'arte barocca e nell'assenza di logica nell'interpretazione
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742646
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 9350
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • ISCRIZIONI sopra l'aureola della neonata - MARIA TEOTOKOS - caratteri cirillici - a pennello - russo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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