In Te si rallegra ogni creatura. Madonna con Bambino in gloria

icona, post 1575 - ante 1599

Tavola intera con due listelli trasversali a incastro; tergo coperto da tela di colore azzurro. Doppio incavo, sguscio a spigolo profondo, non si osserva presenza di tela preparatoria. Levkas. Bordi olivastri, margine marrone-rossastro

  • OGGETTO icona
  • MATERIA E TECNICA ARGENTO
    SMALTO
    tavola/ pittura a tempera
  • AMBITO CULTURALE Ambito Moscovita
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Ambito Di Novgorod
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Icone Russe
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO Piazza de' Pitti 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il soggetto dell’icona si basa sul testo di un inno che fa parte del libro liturgico Ottoeco (8° tono, liturgia domenicale), il cui autore viene ritenuto san Giovanni Damasceno (VIII secolo): «In Te si rallegra, o piena di grazia, ogni creatura, il coro degli angeli, il genere umano; tempio santificato e paradiso spirituale, gloria della verginità, da Te prese carne Dio, e divenne bambino Colui che è il nostro Dio da sempre. Egli fece del tuo grembo il suo trono e rese più vasto dei cieli il grembo tuo. In Te si rallegra, o piena di grazia, ogni creatura: gloria a Te». L’inno “In Te si rallegra ogni creatura” viene cantato anche nella liturgia di san Basilio il Grande dopo la consacrazione dei Santi Doni, quando il sacerdote all’interno del presbiterio recita le preghiere segrete di intercessione per i vivi e per i defunti. L'iconografia del soggetto trova diffusione nella Rus’ alla fine del XV secolo, e la più antica delle raffigurazioni giunte fino a noi è probabilmente l’icona del registro locale nella cattedrale della Dormizione nel Cremlino di Mosca, dipinta intorno al 1481. Oltre che come illustrazione del testo liturgico, la composizione, formatasi in un’epoca di crescenti tensioni escatologiche all’interno dello Stato moscovita, era interpretata probabilmente come una raffigurazione del Regno dei Cieli, della Gerusalemme superna. L’immagine del tempio-città, elevato su un alto monte; le raffigurazioni dei giusti, disposti secondo l’ordine di santità cui appartengono e accomunati da un’azione liturgica corale, sono tutti elementi che rimandano alle descrizioni della Gerusalemme celeste nell’Apocalisse (Ap 21-22) e in altre fonti letterarie. Questa icona ha una serie di peculiarità tipiche della seconda metà del XVI secolo, cui ad esempio si riferisce la contrapposizione simmetrica delle figure di Giovanni Battista e Giovanni Damasceno, e anche la raffigurazione dei giovani con la veste bianca Con questo, se le icone più antiche con questo soggetto che si sono conservate sono grandi immagini ‘stanziali’, nella seconda metà del XVI secolo nell’arte russa sono diffuse piccole icone ‘grandi un palmo’, adibite a preghiere individuali. Nella pubblicazione di L. Marcucci (1958) l’icona è stata datata al XVII secolo e attribuita alla scuola di Novgorod. Tuttavia, i procedimenti pittorici qui usati, le mani di colori lievi, semitrasparenti, la gamma cromatica estremamente raffinata, basata sull’accostamento di svariate gradazioni di marrone e verde oliva, il disegno espressivo ed elegante insieme delle sagome delle figure e del panneggio delle vesti, permettono di identificare l’icona come una pregevole opera di un artista della capitale. Nonostante le dimensioni miniaturistiche della raffigurazione, la tecnica in cui sono dipinti i volti è estremamente complessa e raffinata: a una base compatta di una tonalità marrone chiaro vengono sovrapposte schiariture (probabilmente a più mani) su piccole superfici pittoriche, ombreggiature e singoli tocchi di lumeggiature. Una particolare festosità è conferita all’icona dalle pittoresche sagome degli alberi del paradiso, realizzate con oro in polvere (un’analoga tecnica è impiegata per delineare i contorni delle ali degli angeli, del trono e di alcune vesti). Tutte le particolarità elencate superano di gran lunga le caratteristiche pittoriche proprie alla scuola Stroganov del periodo a cavallo fra il XVI e XVII secolo. Tuttavia in questa icona manca nitidezza calligrafica, una certa asciuttezza del disegno e densità degli strati pittorici (tra l’altro nella pittura dei volti), l’intensità e ricchezza del colore caratteristiche delle opere di questo periodo. Inoltre, le proporzioni delle figure stesse e la trattazione del drappeggio sono qui ancora abbastanza vicini ai modelli classici del XV-prima metà del XVI secolo, il che permette di limitare il periodo di esecuzione dell’icona all’ultimo quarto del XVI secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742633
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 9354
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • ISCRIZIONI nella mandorla della Vergine - E DIVENNE BAMBINO COLUI CHE E' IL NOSTRO DIO DA SEMPRE. EGLI FECE DEL TUOGREMBO IL SUO TRONO E RESE PIU' VASTO DEI CIELI IL GREMBO TUO O VERGINE - caratteri cirillici - a pennello - russo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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