calice, 1838/ 1859

La base, a pianta esagonale con profilo mistilineo definito da tre archi di cerchio convessi collegati da altrettanti brevi lati rettilinei, è impostata su un alto gradino liscio. Lo raccordano al corpo centrale tre cornici, che, alternate ad altrettante contenenti una coppia di teste di cherubini alati ad altorilievo su campo puntinato, racchiudono, sempre su fondo puntinato, tre cartelle profilate da una coppia di foglie d'acanto a voluta affrontate, dalle quali si dipartono un mazzo di giunchi da un lato e un fascio di spighe di grano dall'altro, e includenti rispettivamente un triangolo entro una nuvola, una croce con due chiodi ai lati e lo stemma Della Fanteria sormontato da una corona. Il corpo centrale bombato, delimitato da una cornicetta con un giro di foglie d'alloro, è tripartito da lesene profilate da volute modanate, sulle quali poggia un tralcio di vite con grappoli d'uva, sempre su fondo puntinato. (segue in OSS)

  • OGGETTO calice
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ foratura/ doratura
  • ATTRIBUZIONI Lebrun Marc-augustin (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Laboratorio Paraud
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il calice, insieme alla brocca (scheda n° 20000028), alla coppia di bacili (scheda n° 20000029), alla palmatoria (scheda n° 20000030) e al vassoio porta-ampolle (scheda n° 20000031), è stato acquistato nel 1867 dall'arciprete Luigi Della Fanteria, vicario generale e camerlengo dell'amministrazione interna del Duomo pisano. Questi arredi, recanti lo stemma Della Fanteria, sono attestati insieme al messale con placchette in avorio (scheda n° 20000034), oltre che negli inventari del 1890 e del 1895, anche in una nota degli arredi sacri acquistati dal Della Fanteria inclusa tra le giustificazioni di pagamenti dell'Opera interna dell'anno 1867. Ad essa sono allegati anche vari fogli sciolti contenenti la stima eseguita per ogni oggetto dal perito stimatore Pietro Gallani. L'analisi di questi documenti ci consente di formulare alcune osservazioni, che risultano interessanti al fine di ricostruire la storia delle nostre suppellettili. Anzitutto, si deve notare che in origine gli oggetti acquistati dal Della Fanteria sono più numerosi di quelli che ci sono rimasti. Infatti, oltre ad essi si contano "una Croce d'Oro cesellata con Brillanti, e Cordone di seta", "un Anello con Brillanti, e Acquamarina legato in Oro", "un Anello con Rose", che però non è stato consegnato, "un Secchiolino, e suo aspersorio d'Argento cesellato" e vari parati sacri. Catalogato da Giampiero Lucchesi (G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 77) come opera del laboratorio Parraud di Parigi e datato alla metà del XIX secolo, in realtà anche il calice, come i bacili e la brocca, per la presenza del punzone di bottega va ascritto all'orafo parigino Marc-Augustin Lebrun (1782-1859). Questi non sono gli unici oggetti che il Della Fanteria ha acquistato alla bottega di Lebrun. Infatti nel libro delle entrate e delle uscite dell'amministrazione interna del Duomo redatto dal 1816 al 1849, sono attestate due voci di uscita indirizzate al "Sig.e Lebrun di Parigi", datate rispettivamente 17 giugno e 31 dicembre 1848, (AOP, f. 952, c. 86 v), che riguardano, l'una, l'acconto e, l'altra, il saldo del pagamento di un pastorale nuovo, segno che i rapporti tra l'Opera del Duomo di Pisa e il laboratorio orafo parigino erano frequenti. Nel 1808 Lebrun, uscito dalla bottega di Biennais, ne apre una in proprio e si specializza nella realizzazione di vasellame da tavola. A partire dal 1823 e sino al 1855 partecipa a tutte le Esposizioni dei prodotti per l'industria, ottenendo sempre risultati eccezionali, che lo pongono tra gli orafi francesi più apprezzati del tempo. Nel corso della sua lunghissima carriera durata più di trent'anni il suo stile si è evoluto adattandosi ai mutamenti del gusto e delle mode, che è riuscito sempre ad interpretare e a soddisfare prontamente. Così, se nelle prime opere possiamo scorgere l'influsso dello stile Impero, che Lebrun apprende da alcuni tra i suoi maggiori interpreti, come Biennais e Odiot, soprattutto dagli anni Quaranta dell'Ottocento, però, comincia ad abbracciare un gusto nuovo, quello da cui traggono origine i revivals. L'oreficeria francese si dimostra all'avanguardia e riesce a cogliere e ad interpretare questo spirito nuovo già a partire dagli anni Trenta del XIX secolo, cercando di riproporre gli stili che si ritiene incarnino l'essenza più profonda delle varie epoche storiche: il risultato è una reinterpretazione in chiave ottocentesca del Gotico, del Rinascimento, del Barocco, del Rococò. Lebrun evolve il proprio stile assecondando la moda del momento e nell'Esposizione del 1834 gareggia con Durand e Wagner, ai quali più tardi si aggiungerà Froment-Meurice, nella realizzazione di oggetti chiaramente ispirati allo stile rinascimentale. In questo ambito culturale, dominato dal revival degli stili storici, si colloca il nostro calice, che, recando oltre al punzone di bottega, anche la testa di Minerva, marchio di garanzia e del titolo in uso a Parigi dal 1838, può essere datato tra il 1838 e il 1859, anno della morte di Lebrun. Dal punto di vista stilistico, se non mancano suggestioni rinascimentali nelle cornicette a foglie d'alloro sulla base e sul nodo centrale, predominano tuttavia i rimandi al Barocco nella base bombata, nel nodo piriforme, nell'horror vacui espresso da un'esuberante decorazione che non lascia alcuno spazio libero e nell'uso accentuato dello sbalzo, evidente in primo luogo nella realizzazione delle tradizionali teste di cherubini alati ad altorilievo. Anche il carattere naturalistico delle foglie d'acanto, dell'uva, del grano e dei giunchi, come pure la presenza di volute e di cartelle mistilinee contenenti simboli, figure allegoriche ed intere scene della Passione di Cristo riecheggia il gusto barocco. Le analogie con la brocca e la coppia di bacili di Lebrun acquistati dal Della Fanteria sono numerose e riguardano anzitutto il repertorio decorativo. (segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665780
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665780
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • STEMMI Bordo della base - Stemma - Della Fanteria - Scudo coronato caricato da una banda con sette spade
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO AUTORE - Lebrun Marc-augustin (bottega)

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - 1838/ 1859

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'