turibolo, opera isolata di Puccinelli Antonio Domenico (sec. XVIII)

turibolo, 1781 - 1784

La base, a pianta esagonale con profilo mistilineo definito da archi di cerchio concavi e convessi, è impostata su un breve gradino, che una cornice bombata e modanata ed una larga a ovuli alternati a foglie d'acanto su fon do puntinato raccordano al corpo centrale piatto e liscio. Questo, restringendosi in un breve collo liscio, si collega alla coppa, tripartita da lesene delimitate da volute modanate e decorate con una foglia d'acanto sormontata da un'altra più piccola pendente. I campi interni, profilati da una cornice piatta spezzata in alto in riccioli affrontati includenti una palmetta rovescia con ovulo centrale, recano tre cartelle mistilinee definite da coppie di volute a foglia d'acanto, modanate, affrontate e aggettanti sulla cornice, collegate da piccole volute concave. (Segue in OSS)

  • OGGETTO turibolo
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ foratura
  • ATTRIBUZIONI Puccinelli Antonio Domenico (notizie Fine Secolo Xviii-inizio Secolo Xix): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il turibolo, datato genericamente al XVIII secolo da Giampiero Lucchesi (G . Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 71), appartiene a quel limitatissimo numero di suppellettili settecentesche in possesso dell'Opera del Duomo di Pisa prima delle requisizioni del 1799 ed è l 'unico arredo che sinora con certezza quasi assoluta possiamo attribuire a d un orafo pisano e precisamente ad Antonio Domenico Puccinelli, che, stando ai mandati di pagamento, lavora per l'Opera dal 1778 al 1805. A questa attribuzione si arriva seguendo due strade. La prima parte dallo stemma sbalzato su una delle cartelle che decorano la coppa del turibolo: esso contraddistingue la famiglia Quarantotto, alla quale appartengono due Operai del Duomo, Francesco (1730-1755) ed Antonio (1755-1793). Evidentemente l'oggetto è stato realizzato su commissione di uno dei due, cioè tra il 1730 e d il 1793. Ma, analizzando le copie dei mandati di pagamento di questi anni, si scopre che due nuovi turiboli sono stati eseguiti nel 1781 ed un altro nel 1784, utilizzando in entrambi i casi l'argento di altri arredi, per ordine di Antonio Quarantotto e per mano di Antonio Domenico Puccinelli. A lui con ogni probabilità rimandano le iniziali A D P incise sotto la base del nostro turibolo. risultato. Partendo dall'inventario del 1895, che grazie a una descrizione minuziosa ci ha consentito di individuare il turibolo, ripercorriamo a ritroso tutti gli inventari precedenti, seguendo la voce che ci interessa. Questa riguarda dapprima tre turiboli d'argento, che a partire dal 1805 e per tutti gli inventari settecenteschi si riducono a due. Tra questi due turiboli, però, non si trova il nostro, dal momento che la loro presenza è attestata sin nell'inventario del 1708, quando ancora nessun membro della famiglia Quarantotto era Operaio. Ma nell'inventario de l 1755 alla voce relativa a questi due turiboli corrisponde una nota molto interessante, secondo cui essi sono stati fusi, l'uno, per eseguire con l' argento ottenuto cinque bacinelle e, l'altro, per realizzare un nuovo turi bolo. Si può avanzare un'ipotesi di datazione per questa nota, osservando attentamente la grafia di chi l'ha redatta. Questa, infatti, è diversa sia da quella dello scrivano che ha compilato l'inventario, sia da quella di c hi ha scritto a fianco una seconda nota databile al 1793. Quindi, la nota deve essere stata aggiunta tra il 1755 e il 1793: questo è il lasso di tempo in cui si deve collocare la fusione dei due vecchi turiboli e la realizzazione di uno nuovo. Si tratta di un'ulteriore conferma della datazione del nostro arredo al 1781 o al 1784. L'analisi stilistica dell'oggetto è ostacolata dall'assenza totale di notizie relative all'oreficeria pisana. Vari elementi fanno pensare ad una bottega attardata sui modelli del passato : la forma tozza ed accentuatamente bombata della coppa e del coperchio, i l repertorio decorativo ancorato ai motivi tradizionali del Tardobarocco e l'uso insistito dello sbalzo che esalta il rilievo. Infatti negli anni Ottanta del Settecento in area toscana da tempo si è manifestato un gusto nuovo, volto a sottolineare la struttura degli oggetti attraverso la semplificazione delle forme e dell'apparato decorativo, che risulta sbalzato con u n rilievo sempre più basso. Anche il nostro turibolo partecipa di questa t endenza volta ad esaltare l'aspetto architettonico dell'oggetto, per mezzo delle lesene che solcano la base ed il coperchio, anche se la ricchezza della decorazione, che non lascia spazi liberi, rimanda all'horror vacui barocco. Inoltre, il basso livello qualitativo dell'arredo induce a ritenere che esso faccia parte di una produzione seriale, che ripete le caratteristiche formali di una tipologia di turiboli in voga già nella prima metà del secolo a Firenze e a Lucca. La base e l'impugnatura a campanello si possono raffrontare a quelle di turiboli analoghi realizzati in ambito lucchese già negli anni Cinquanta pubblicati in "Le botteghe degli argentieri lucchesi del XVIII secolo", catalogo della mostra a cura di Clara Baracchini e Donata Devoti, Lucca 1981: quello di Parezzana (Capannori) (1753), o quel lo di Pedona (Camaiore) (1754), entrambi di Domenico Antonio Mugnani, o ancora quello di Valgiano (Capannori) (1771) di Salvatore Strambi, o infine quello di S. Martino in Colle ( Capannori) (1786) di Francesco Simi. Il coperchio del nostro turibolo, invece, pur presentando nella cupola embricata forti analogie con gli esemplari lucchesi citati, si può avvicinare per la decorazione a griglia traforata delle facce a due turiboli fiorentini pubblicati in "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo. Tipologie e marchi" , a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, SPES, 1992, v. III: quello della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a S. Piero a Ponti (Campi Bisenzio, Firenze) (1743) e quello dell'Arcispedale di S. Maria Nuova a Firenze (1770-1780 ) di Zanobi Biagioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665732
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665732
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • ISCRIZIONI cartella della coppa - OPA - lettere capitali -
  • STEMMI cartella della coppa - civile? - Stemma - Quarantotto - Banda che divide il campo interno della cartella in due parti uguali, cias cuna delle quali è caricata da due stelle
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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