Madonna con Bambino in gloria e Santi

dipinto, 1606 - 1626
Rosi Zanobi (notizie Prima Metà Sec. Xvii)
notizie prima metà sec. XVII

Personaggi: Madonna; Gesù bambino; S. Caterina d'Alessandria; S. Cecilia; S. Maria Maddalena; Sante. Figure: cherubini

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Allori Cristofano Detto Bronzino (1577/ 1621)
    Rosi Zanobi (notizie Prima Metà Sec. Xvii)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigura la Vergine col Bambino in gloria circondata da Sante vergini non facilmente identificabili per lo scurimento del colore, tale da compromettere la leggibilità degli eventuali attributi iconografici; sul primo piano, in basso, si riconoscono Caterina d' Alessandria, Cecilia, Maria Maddalena. Chappel (1984, pp. 61-62) ha fomito un esauriente consuntivo sulla vicenda, assai intricata, dell'esecuzione del dipinto, affidato all' Allori ne1 1606. Il ritardo accumulato nella consegna convinse l'Opera a inviare lettere di sollecito al pittore (e, insieme, al Cinganelli, "per averne l'appoggio"), non datate, ma probabilmente risalenti al 1610. Il I° marzo e il 26 ottobre di quell'anno sono registrati pagamenti per 80 scudi, sul totale dei 270 pattuiti per il compenso (KORITZER 1928, p. 72), segno di come, secondo l'interpretazione di Chappel, soltanto in questo momenta l'Allori avesse cominciato "a lavorare suI quadro", lasciandolo, alla morte, incompiuto. Fu portato a termine dal discepolo Zanobi Rosi che ricevette, in tre versamenti successivi, il 4 febbraio, il 14 maggio e il 21 ottobre 1626, un totale di 190 scudi. La questione della consistenza dell'intervento di completamento è stata variamente risolta; certo l'entità della somma pagata a Zanobi, più di due terzi rispetto al totale pattuito con Cristofano, sembra presumerne l'ampiezza effettiva. Lo confermerebbero le parole del canonico Paolo Tronci secondo il quale, benche l' Allori dovesse dipingere l'opera "conforme alle convenzioni [...] non vi è di suo che una testa" (dalla "Descrizione del duomo" pubblicata da BACCI 1922, pp.13-14). La difficolta dell' Allori nel portare a termine dipinti di grandi dimensioni, quali quelle normalmente richieste per una pala d'altare, è testimoniata dalle numerose commissioni rimaste inevase. Se ne ha un esempio nell'incompiuta "Adorazione dei Magi" (Firenze, Galleria Palatina), forge risalente al 1611, grosso modo coeva cioè all'intervento sul dipinto pisano. L'opera testimonia del metodo di lavoro di Cristofano che, fissata la struttura compositiva e studiato l'effetto di massima degli accordi cromatici attraverso un primo abbozzo steso a "larghi e ricchi passaggi di colore", ne definiva progressivamente l'aspetto attraverso studi grafici dei particolari, intervenendo direttamente sulla tela "a fare, guastare, e rifare, finchè [...] non gli fosse riuscita a suo modo" (secondo il resoconto di BALDINUCCI [1681-1728] 1974-1975, III, p. 733). Il dipinto pisano reca la traccia di un simile procedimento nei "semplici abbozzi di volti mai completati" dei due profili delle Sante collocate sui margini (PIZZORUSSO 1982, p. 40). Appare così ragionevole la considerazione espressada Chappel, secondo cui, benchè "la composizione, la cromia, i tipi e gli atteggiamenti siano quelli di Cristofano", il "modo di dipingere i dettagli", e l"'effetto sinuoso e controllato delle pieghe" rimandano piuttosto al Rosi. Più favorevole ad ampliare l'intervento del maestro è Pizzorusso (1982, p. 40) che, mentre riferisce a Zanobi il "volto della Madonna e della santa a destra ", considera autografe dell' Allori "le altre tre figure a fianco della Vergine e anche i due profili alle estremità del fango inferiore". L"'amore di Cristofano per l'esecuzione finitissima" (DEL BRAVO 1967, p. 79) trova la controparte, per un apparente paradosso, nella lentezza propriamente tecnico-operativa. Il lavorio incessante di ripresa e correzione delle stesure acquista il senso del raffinamento progressivo delle qualità propriamente materiche del pigmento. Così, come spesso nella pittura fiorentina seicentesca, l'elaborazione degli impasti assume valore autonomamente espressivo ecompendia in sé il significato lirico dell' opera, oltre la messa a punto degli schemi compositivi, nel dipinto pisano del resto insolitamente semplificati per la ripresa da prototipi "del primo Cinquecento" (PIZZORUSSO 1982, p. 79), o la caratterizzazione, sempre limitata nella varietà, dei volti. Le espressioni, uniformate a un unico tipo, resistono a farsi pienamente leggibili, secondo un modo di legarne l'intensità all'ambiguità effettiva del contenuto emotivo che trova origine in Andrea del Sarto -citato del resto da Pizzorusso (1982, p. 79) come precedente per il gruppo della "Madonna col Bambino" -e, attraverso di lui, in Leonardo: si consideri quanto appaia, per l'appunto, leonardesca, la fisionomia della Santa in secondo piano a sinistra
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665630
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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