disputa sull'Eucaristia
dipinto,
ante 1606 - 1610
Vanni Francesco (1563 Ca./ 1610)
1563 ca./ 1610
Tela rettangolare centinata in alto
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 3.10 m
Larghezza: 2.12 m
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ATTRIBUZIONI
Vanni Francesco (1563 Ca./ 1610)
- LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto rappresenta Padri, Dottori della Chiesa e Santi assorti in meditazione oppure intenti a disputare intorno al tema del Sacramento eucaristico,cui allude direttamente l'ostensorio sostenuto dagli angeli raffigurato nella parte superiore; attorno ad esso sono collocate le personificazioni delle Virtù Teologali, "Fede", "Speranza" e "Carità". Si riconoscono, da destra verso sinistra, Nicola di Bari e Tommaso d'Aquino, Girolamo, Agostino, Gregorio Magno e Ambrogio; incerta permane l'identificazione del santo papa sul primo piano, a sinistra; si direbbe Pio V, che fu però canonizzato soltanto nel XVIII secolo; sul fondo si intravedono Antonio da Padova, Bonaventura, Antonio Abate. Il dipinto appare menzionato per la prima volta in una lettera, datata 11 novembre 1606, nella quale il Vanni, "avendo fatto alcune spese e fadighe tirando avanti", rinnovava la richiesta, già formulata "più mesi sono" in una missiva rimasta senza esito, che gli venisse corrisposta "una parte di denari" sul totale del compenso. L'espressione con la quale il pittore ricorda l'"opera che mi comissero" sembra presumere che l'incarico fosse stato assegnato non di recente, e forse qualche anno prima. Resta il fatto che il dipinto venne portato a termine soltanto più tardi, e fu consegnato, su sollecito di "una lettera [...] spedita al pittore dall'Opera del Duomo il 17 novembre 1609", il 6 giugno 1610 (cfr. RATTI 1980, pp. 413, 478, doc. LIII). La ricostruzione sembra dare ragione all'ipotesi formulata da Riedl (1976, pp. 72-73) che, riconoscendo una serie numerosa di disegni di studio intorno al soggetto della "Disputa", dei quali solo alcuni (Siena, Biblioteca Comunale, S.III.10/7, S.III.5/27 r; Firenze, Uffizi, 15055 F, 48285, 4767 S; Berlino, Kupferstichkabinett 15538) trovano diretto riscontro nella tela pisana, mentre altri (Vienna, Albertina, inv. 408; Siena, Soprintendenza, n. 10; New York, Collezione Janos Scholz) paiono antecedenti, si chiedeva se la commissione dell'opera potesse essere anticipata all'altezza cronologica di questi ultimi, eseguiti "negli anni intorno al 1600". Lo studioso notava inoltre come i primi schizzi facessero diretto riferimento al dipinto di analogo soggetto eseguito, a inizio secolo, da Ventura Salimbeni per Montalcino (chiesa di San Lorenzo in San Pietro); a ben vedere, la struttura compositiva del dipinto pisano risulta effettivamente assai simile all'esemplare di Ventura, retta com'è sulla corrispondenza speculare di due coppie di Santi disposti a scalare verso il fondo, seppure complicata, rispetto a quello, per l'inserzione di un maggior numero di personaggi, con effetto persino di accalcamento. Il Vanni che, come si ricava dalla lettera citata, si era trovato di fronte alla difficoltà di inserire le figure, numerose verosimilmente dietro esplicita richiesta dei committenti, nel "vano del quadro [...] angusto assai", avrà potuto, inizialmente, fare riferimento al modello del Salimbeni, salvo poi adattarlo ai problemi concreti che gli si presentavano nel corso della progettazione. La dipendenza (riconosciuta da SANTI 1980, p. 123) del "personaggio del Papa in primo piano" dalla "figura tintorettesca di Pilato" nella tela che lo mostra mentre giudica il Cristo (Venezia, Scuola di San Rocco), è indicativa di un più vasto fenomeno di ripresa dal pittore veneziano che interessa la cultura toscana di primo Seicento, in misura massiccia il Passignano e, sulle sue tracce, il Sorri. L"'intorbidamento dei toni cromatici", l'oscuramento delle ambientazioni a cui risponde l"'esasperarsi degli effetti luministici", tipici delle opere realizzate dal Vanni grosso modo dalla metà del primo decennio in poi, trovano origine sul loro esempio. D'altra parte, l'uso frequente delle penombre, utilizzate per salvaguardare la leggibilità dei particolari rispetto a una più decisa partizione del contrasto chiaroscurale, tende a ridurre l'immediata percezione della struttura distributiva e, insieme, dei rapporti che si stabiliscono tra una figura e l'altra. La composizione appare meglio dominata nel bozzetto monocromo a olio (Digione, Musée des Beaux-Arts, inv. 818), connesso al dipinto da Riedl, nel quale risulta evidente la formazione tardomanierista del pittore nella qualità astratta del pigmento, steso a grosse campiture, e nel modo col quale la luce definisce le direttrici di lettura dell'immagine, impostata sulla sequenza dei piani, arretrati verso il fondo, alternativamente illuminati o in ombra
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665626-1
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
- ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
- DATA DI COMPILAZIONE 1995
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0