San Potito

scultura, 1615 - 1616

La figura in marmo bianco di Carrara è in piedi e indossa la lorica romana, gli schinieri e un mantello; la mano sinistra impugna una spada, l'altra è portata al petto

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
  • MISURE Profondità: 0.40 m
    Altezza: 1.80 m
    Larghezza: 0.60 m
  • ATTRIBUZIONI Guidotti Paolo Detto Cavalier Borghese (1560 Ca./ 1629)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1594 Giovan Battista Lorenzi, autore dell'edicola contenente la statua in esame, fornì il blocco di marmo "qua- le haveva a servire per fare un'altra statua per accompagnare la detta" (quella di S. Efisio), ma nello stesso anno l'artista morì, CASINI 1987, p. 239). L'incendio del Duomo dell'anno successivo contribuì a interrompere il programma decorativo delle edicole del Lorenzi poste ai lati delle cappelle allora sotto il titolo dell'Annunziata e dell'Incoronata: infatti a quella data solo la nicchia sinistra del transetto meridionale poteva ritenersi completata con la messa in opera da parte dello stesso Lorenzi della statua di S. Efisio. Solo nel 1615 l'Operaio Curzio Ceuli dispose per il definitivo assetto delle edicole: a Paolo Guidotti, allora intento anche a realizzare due tele per la tribuna del Duomo (Mosè fa scaturire l'acqua dalla roccia (cfr. scheda n. 40001559) e L'ultima cena (cfr. scheda n. 1965) e un affresco in Camposanto (Giuditta e Oloferne), toccò eseguire la statua di S. Potito, riutilizzando il blocco di marmo abbozzato dallo scultore che lo aveva preceduto, opera che portò a termine nella "sua casa a lato del Carmine in via San Gilio" (ASP, Opera 233, cc. 47, 48 v). La tradizione storica locale voleva che la statua "fosse stata ritrovata a caso nello scavo di qualche antico edificio e che il paganesimo quel simulacro di Marte l'adorasse. Al presente è stata convertita in San Potito" (DA MORRONA 1787, I, p. 92), tanto che Giovan Battista Pagni (ms. sec. XVll, c. 217) la inserì nel corpus delle antichità pisane, malgrado il Baldinucci ([1682] 1846, III, p. 635) l'avesse assegnata giustamente al Guidotti. Papini (1912-1931, p. 75) vide nell'opera "forme assai migliori rispetto a quelle della statua di Sant'Efisio"; ma l'anatomia della figura, che ricorda quella dei nudi dipinti dallo stesso Guidotti nella sala del Cavaliere a Sutri (FALDI 1957, pp. 278-295), risulta piuttosto greve: in particolare alcuni degli elementi, quali la lavorazione della lorica, della testa, delle gambe, nonché il gesto delle mani e il debole avanzare, mostrano caratteri di grossolanità
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665556-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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