calice, opera isolata di Durand Jean Baptiste (bottega) (secondo quarto sec. XIX)

calice 1838 - 1839
Durand Jean Baptiste (bottega)
notizie 1798-1799

La base, a pianta esagonale con profilo a sei lobi a compasso gotico, è impostata su un breve gradino liscio, che un bordo decorato con un giro di piccole foglie a smalto e un'alta cornice a coppie di foglie a voluta dal profilo trilobato affrontate raccordano al breve corpo centrale. Questo è percorso da sei nervature, che in basso si spezzano a definire un piccolo campo a losanga, contenente coppie di doppie volute a foglie dal profilo trilobato contrapposte. Le nervature definiscono sei campi esagonali dal profilo mistilineo che recano, su un fondo liscio e lucido, una composizione decorativa a traforo: tralci di piccole foglie a voluta e a doppia voluta dal profilo trilobato, solcate da sottili nervature e smaltate, al vertice superiore dell'asse di simmetria si uniscono e si contrappongono formando un motivo a cuore includente una foglia più grande a tre lobi tripartiti, mentre, al centro, racchiudono una cartella quadrilobata a compasso gotico. (segue in OSS)

  • OGGETTO calice
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura/ traforo
    smalto/ pittura
    turchese/ incastonatura
  • ATTRIBUZIONI Durand Jean Baptiste (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Donato nel 1839 dal re di Francia Luigi Filippo d'Orléans in occasione della morte avvenuta a Pisa della figlia Maria, duchessa di Wurtemberg, il calice con patena (scheda n. 20000052) fu spedito da Parigi in segno di riconoscenza per i solenni funerali celebrati nel Duomo pisano, come attesta l'ampia memoria manoscritta stilata dal canonico Luigi Della Fanteria (ACP, Atti Capitolari, A 115, 1). Il calice è citato per la prima volta in un'aggiunta alla minuta dell'inventario del 1825 e poi ancora in calce all'inventario del 1836 con una nota successiva scritta con grafia diversa. Significativo della preziosità dell'oggetto, considerato come un unicum, è il fatto che questo sia il solo per il quale negli inventari dell'Opera anteriori al 1895 si dà una descrizione minuziosa: oltre ad essere esaltata la bellezza formale e l'assoluta perfezione di esecuzione del calice ("il tutto di lavoro più perfetto, che eseguir possano le Arti a Parigi"), ne viene messa in luce la decorazione, costituita da "sei piccole pitture a smalto" e da "tre piccole figure di rilievo rappresentanti la Fede, Speranza, e Carità accompagnate da altre trenta pietre turchine di bel colore" (AOP, f. 148, c. 58 ). In seguito viene citato ancora negli inventari dell'Opera del 1858 e del 1890 come "dono del Re Luigi Filippo di Francia" e descritto accuratamente nell'inventario del 1895, dove per altro in una breve nota, probabilmente frutto di un riscontro successivo, viene definito "ricco ma di cattivo gusto". Tuttavia, lo stato di conservazione del nostro oggetto non è dei migliori. Già nel Riscontro effettuato nel 1883 all'inventario del 1858 e poi ancora nell'inventario del 1890 si sottolinea che il calice "ha bisogno d'importanti restauri", che con ogni probabilità saranno eseguiti dall'orafo fiorentino Giuseppe Grazzini, come attesta una sua giustificazione di pagamento datata 31 dicembre 1900, in cui si legge: "Restaurato un ricco Calice con smalti, rifatto tutto intiero a smalto il soggetto della S. Martire, rismaltato i fiori del coppettino e ridorato questo la coppa e patena". La presenza sulla patena della testa di Minerva in campo ottagonale, il punzone di garanzia del titolo in uso a Parigi dal 1838, consente di datare anche il calice tra il 1838 ed il 1839, l'anno in cui Luigi Filippo lo dona alla Cattedrale pisana. Calice e patena sono opera dell'orafo francese Jean Baptist Durand, che inizia la sua attività tra il 1798 e il 1799 come "bijouterie": nel 1997 Antonella Capitanio ne ha individuato sulla patena il punzone di bottega (A. Capitanio, Oreficerie francesi nella toscana occidentale: occasioni e tracce, in "Bollettino d'Arte", suppl. al n. 95, 1997, pp. 167-170). Superbo esempio di oreficeria neogotica, il calice forse rappresenta, come afferma la Capitanio, un presumibile omaggio al gusto della principessa Maria, che, artista in prima persona, nella sua residenza alle Tuileries aveva un salone in stile neogotico. Nella forma e nell'apparato decorativo, senza riferirsi ad un modello preciso, il calice cerca di mettere insieme tanti frammenti ritenuti propri del gusto trecentesco: non si vuole realmente cogliere lo spirito di quell'epoca storica, ma si tende a rileggerla con gli occhi del presente, giungendo, così, ad esprimere non il passato, ma semplicemente l'idea che si ha di esso. La Francia è all'avanguardia nella rielaborazione degli stili storici più disparati ed è proprio nell'ambito francese che troviamo esempi particolarmente interessanti di arredi dominati dal gusto neogotico. Questo comincia a farsi strada a partire dall'Esposizione dei prodotti per l'industria del 1834, la prima di quelle tenute durante il regno di Luigi Filippo, e si diffonde su vasta scala soprattutto dagli anni Quaranta del XIX secolo. L'oreficeria d'uso ecclesiastico, da sempre più conservativa e legata alla tradizione rispetto a quella d'uso profano, viene influenzata dal gusto neogotico soltanto a partire dai tardi anni Quaranta dell'Ottocento e trova nell'"orfèvre du Roi" Jean-Charles Cahier prima e in Placide Poussielgue-Rusand poi esponenti di grande prestigio. Nel patrimonio di arredi sacri della Cattedrale di Pisa lo stile "troubadour" è rappresentato anche da altri due oggetti di manifattura francese, il turibolo (scheda n. 20000009) e la navicella (scheda n. 20000015) del servito Parretti. Nel tentativo di riecheggiare lo spirito di un Medioevo vagheggiato più che reale, il calice di Durand unisce alla struttura della base a compasso gotico, analoga a quella delle placchette quadrilobate, la tecnica dello smalto traslucido e un repertorio decorativo che contempla, accanto alle volute a foglie dal profilo trilobato, motivi che riecheggiano elementi architettonici, come la cornice sorretta da mensole sul fusto, o gli archi a tutto sesto poggianti su colonne su plinto posti a separare le nicchie nel nodo centrale, o ancora il secondo nodo a rocchetto che nell'insieme rievoca le vetrate d'una cattedrale gotica. (segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900662207
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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