reliquiario - a ostensorio, opera isolata - bottega fiorentina (inizio sec. XVIII)

reliquiario a ostensorio, 1700 - 1710

La base, a pianta ottagonale con profilo mistilineo definito da quattro archi di cerchio concavi collegati da altrettanti brevi lati rettilinei, è impostata su un gradino liscio raccordato al corpo centrale mediante una cornice concava e un altro piccolo gradino, sui quali è applicata sul lato anteriore una cartella ovale dal profilo mistilineo. Questa è definita da volute modanate e a foglia d'acanto alternatamente concave e convesse che racchiudono, in basso, una testa umana sovrastata da una conchiglia e, in alto, una foglia d'acanto; dalle due volute disposte ai vertici dell'asse diametrale maggiore pendono libere due ghirlande di fiori. L'interno della cartella, puntinato e decorato a conchiglia, contiene la scritta: Pignus Redemptionis ÆIC. Il corpo centrale della base è suddiviso in quattro facce esagonali a lati concavi da grosse lesene a doppie volute modanate. (Continua in OSS)

  • OGGETTO reliquiario a ostensorio
  • MATERIA E TECNICA rame/ sbalzo/ cesellatura/ doratura
    argento/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura/ traforo
    VETRO
  • AMBITO CULTURALE Bottega Fiorentina
  • LOCALIZZAZIONE Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Uno dei pochi arredi scampati alle requisizioni napoleoniche del 1799 è il reliquiario contenente un frammento del legno della croce di Cristo. In un a nota delle reliquie di proprietà del Capitolo si attesta che il reliquiario, "fatto a croce con splendori sostenuti da un Angelo, et adornato con strumenti della Passione di Nostro Sig:re Giesù Christo, fatti tutti in Argento di rilievo" , è stato donato dall'arcivescovo Francesco Frosini (170 2-1733). Benché manchi l'indicazione precisa dell'anno della donazione, tuttavia si può ritenere che questa sia avvenuta tra il 1702, l'anno dell'elezione del Frosini ad arcivescovo di Pisa, ed il 1713, l'anno in cui, stando alla nota, è avvenuta l'acquisizione delle reliquie immediatamente successive. Il Lucchesi data l'acquisizione dell'arredo al 6 gennaio 1712 (G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 72). L'arre do, che nell'inventario dell'Opera del 1895 viene indicato come "buon lavoro d'oreficeria del se XVI", in realtà è un tipico esempio di reliquiario che riprende la forma degli ostensori a fusto figurato di larga diffusione in età barocca. In particolare, lo possiamo avvicinare agli ostensori analoghi di produzione fiorentina replicati dalle botteghe sul Ponte Vecchio per tutta la prima metà del Settecento. La tipologia è sempre la stessa: su una base, generalmente a sezione triangolare, dalle facce delimitate da doppie volute affrontate, s'innalza il fusto costituito da un angelo in pied i su una nuvola. Il primo esempio è costituito dall'ostensorio della basilica di S. Croce (1689), che viene replicato, poi, in quello della pieve di S. Maria a Fagna (Scarperia, Firenze) (1700) (riprodotti in: "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, 1992, v. II, pp. 282-284, 311-312). La fortuna di questa tipologia si prolunga molto avanti nel XVIII secolo, come stanno a testimoniare l'ostensorio del Museo di S. Salvatore in Ognissanti a Firenze (1731) e quello della chiesa di S. Giovanni Battista a Firenzuola (Firenze) (1746) (riprodotti in: "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze, 1992, v. II, pp. 420-421, v. III, pp. 497-499). Gli ostensori più antichi, risalenti agli anni Ottanta e Novanta del Seicento, sono direttamente influenzati dalle opere di Giovan Battista Foggini, il grande architetto, scultore e decoratore della corte medicea al quale viene affidata dal 1 694 al 1725, anno della sua morte, la direzione artistica dei laboratori g randucali degli Uffizi. Formatosi a Roma sui grandi maestri del Barocco, e gli fornisce i disegni per molti arredi sacri realizzati poi da orafi di professione, come Cosimo e Marcantonio Merlini, Bernardo Holzmann ed Arrigo Brunich. Nella ricchezza e nello sfarzo dei suoi reliquiari, in cui l'argento è accostato al bronzo dorato, all'ebano, al cristallo di rocca ed alle pietre dure si può ravvisare il gusto romano ed insieme il rimando alla tradizione fiorentina. Gli angeli fogginiani di derivazione algardiana e berniniana, che con la loro posa ed i loro panneggi agitati dal vento comunicano un forte senso del movimento, costituiscono i modelli riprodotti, poi , instancabilmente dalle botteghe fiorentine. Anche l'angelo del nostro reliquiario, sia pure di qualità molto inferiore, deriva dal medesimo prototipo. Sebbene la tipologia di appartenenza dell'arredo sia presente a Firenze sino alla metà del Settecento, tuttavia altri elementi ci inducono a da tare l'oggetto al primo decennio del secolo. In primo luogo, le doppie volute che delimitano la base non sono quelle snelle e decorate con foglie d' acanto, o ghirlande di fiori, che caratterizzano gli arredi del pieno Settecento, ma piuttosto quelle pesanti del Barocco. Queste, memori della loro origine di paraste, non si mimetizzano con la decorazione, ma rimangono nitidi elementi architettonici, sui quali i simboli della Passione sembrano semplicemente appoggiati. Così pure nella mostra gli angeli-putti a figura intera, rappresentati di tre quarti e recanti emblemi della Passione, costituiscono un altro motivo ricorrente negli ostensori fiorentini, soprattutto nei primi anni del secolo e s'ispirano ancora una volta alle ideazioni degli artisti granducali. Esemplare è, in questo senso, l'ostensorio della chiesa del Sacro Cuore di Montemurlo (Firenze) (1711) (in: "Argenti fiorentini dal XV al XIX secolo", a cura di D. Liscia Bemporad, Firenze,1992, v. II, pp. 341-342). Alla cultura barocca rimanda, infine, quel gusto per il colore, che nel nostro reliquiario è presente nell'alternarsi di parti in argento e rame dorato e di parti in argento non dorato. Questo cromatismo accentuato, culminante nella mostra totalmente dorata, produce un effetto sfarzoso che mira a toccare l'anima dei fedeli. (Segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900662192
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Opera Primaziale Pisana
  • ISCRIZIONI Base - Pignus Redemptionis ÆIC - corsivo - a incisione - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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