Cristo guarisce il lebbroso

dipinto, post 1589 - post 1589

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 300 cm
    Larghezza: 280 cm
  • ATTRIBUZIONI Morandini Francesco Detto Poppi (1544 Ca./ 1597)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Vale la pena ripercorrere brevemente le vicende critiche di un capolavoro misconosciuto di Francesco Morandini, detto il Poppi, che solo a seguito del restauro conclusosi nel 2002 ha potuto riacquistare piena leggibilità e visibilità. La tela, raffigura il noto episodio evangelico, narrato da Matteo (VIII, 2-4), in cui Cristo risana il lebbroso. Questo tema era già stato affrontato dall'artista nella tela della cappella Salviati in San Marco a Firenze, per la quale è documentato il pagamento nel 1589 e che costituisce certamente un 'ante quem' della tela di Monte Oliveto. Non è nota la provenienza originaria del dipinto in esame, che si trova posizionato sull'altare maggiore di San Bartolomeo a Monte Oliveto a partire dal 1816, in sostituzione dell'originaria pala d'altare commissionata dagli Strozzi a Santi di Tito e raffigurante 'L'entrata di Cristo a Gerusalemme' (1581; ora presso la Galleria dell'Accademia di Firenze; la pala di Santi di Tito fu rimossa nel 1810, a seguito delle soppressioni napoleoniche). La tela del Poppi rientrò invece nelle restituzioni effettuate all'epoca della Restaurazione (1816), quando conventi e chiese furono risarciti a seguito delle spoliazioni napoleoniche. Come noto le restituzioni furono in generale effettuate un po' a caso e anche a Monte Oliveto pervennero una serie di dipinti non pertinenti (il Poppi recava il n. 5 nella lista delle restituzioni, con indicazione di provenienza dall'Accademia). Non è ben chiaro perchè, a partire dall' '800, si siano ingenerate confusioni sull'autore, sul soggetto raffigurato, nonchè sulla datazione della tela. La prima e unica corretta citazione dell'opera è quella del Fantozzi, nella Guida di Firenze del1842, che ne rileva la qualità, identifica il soggetto come uno dei prodigi di Cristo e la colloca correttamente in ambito vasariano. Il Pini nell'inventario (1862) dei dipinti di proprietà del convento invece identifica erroneamente il soggetto come 'Guarigione dell'Emorroissa', e segnala il dipinto come pregevole copia di ignoto dalla tela del Poppi nella Cappella Salviati a San Marco. Sulla scorta del Pini, anche il Marangoni (1923) riporta pressochè la stessa notizia. Le successive guide di Firenze (Carocci 1907; Lumachi 1927) segnalano inspiegabilmente ancora 'in situ' la tela di Santi di Tito, rimossa più di un secolo prima. La stessa erronea indicazione la si ritrova nella ben più recente guida di Firenze del Conti (1983). Quanto invece alla scarsa valutazione ed erronea datazione del dipinto, va segnalato che nella monografia del Poppi (Giovannetti, 1995) la tela di Monte Oliveto viene liquidata come copia ottocentesca di scarso valore . E' merito di Silvia Meloni (2000) e poi di Marco Chiarini (2006) aver fatto chiarezza su tutta l'intricata vicenda critica ed attributiva della tela; e naturalmente del recente restauro che ha convalidato inequivocabilmente l'autografia del Poppi. Come giustamente osserva Charini la qualità del disegno del Poppi emerge con tutta evidenza se lo si confronta con la sua produzione grafica. In particolare nella serie di fogli dell'artista esposti nel corso della mostra del 1991 (Poppi e Uffizi) è facile riscontrare le medesime tipologie di teste femminili, di vecchi, di fanciulli sorridenti. Inoltre nella tela in esame, rispetto alla prima versione di questo soggetto realizzata dal Poppi per San Marco, si nota una scansione dello spazio ben più rigorosa e sapiente, sottolineata anche dalla nettezza dei contorni disegnativi che accentuano la plasticità delle anatomie umane. Sempre Chiarini rileva come non solo la sintassi generale del dipinto permetta di escludere che si tratti di una copia, addirittura ottocentesca, ma anche il fatto che siano presenti una serie di significative varianti. Innumerevoli sono le sostituzioni di figure e le modifiche degli atteggiamenti e le gamme cromatiche acidule del prototipo di San Marco, qui si stemperano in tonalità più calde e profonde. Tutti questi elementi suggeriscono con sicurezza che si tratti di una rimeditazione matura dell'artista su un tema già affrontato. Infine la presenza della firma del Poppi (le tre P intrecciate) sigla inequivocabilmente l'autografia della tela
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900655569
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • ISCRIZIONI in basso, sotto i piedi di Cristo - PPP - Morandini Francesco detto Poppi - lettere capitali - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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