Cristo in pietà con i simboli della passione e Vergine tra due angeli
Iniziale figurata grande caudata S (Speciosa facta est). L'iniziale è rimasta incompiuta, sono infatti campiti in azzurro (azzurrite) soltanto il campo della lettera e il fondo in nero, mentre il corpo, il fregio e le figure sul fondo sono soltanto disegnate, sebbene minuziosamente particolareggiati nella decorazione fogliata. Nell'occhiello superiore è il Cristo in pietà che esce dal sarcofago ed è circondato dai simboli della passione; in quello inferiore è la Vergine svenuta sorretta da due angeli. Il fregio si sviluppa lungo il margine esterno ed è formato da folte foglie tra le quali sono inseriti numerosi putti alati, alcuni musicanti, altri che giocano con gli uccelli. Nel margine inferiore sono presenti i segni di un tondo realizzato con il compasso, forse per uno stemma
- OGGETTO miniatura
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MATERIA E TECNICA
gesso/ doratura
pergamena/ miniatura
pergamena/ pittura a tempera
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MISURE
Altezza: 190 mm
Larghezza: 155 mm
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ATTRIBUZIONI
Simone Camaldolese (e Aiuti)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di S. Marco
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Marco
- INDIRIZZO P.zza S. Marco 3, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La tipologia del fregio e l'estrema raffinatezza delle figure, nonché la loro iconografia, appaiono stilisticamente diverse rispetto alle altre miniature che decorano l'Antifonario Q e ricordano molto lo stile dell'Angelico. Già il D'Ancona (1914, p. 206 n. 242) proponeva infatti una mano diversa per questa miniatura. Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. L'attribuzione del Rondoni (1876, p. 75 n. 58) a un Ignoto miniatore del secolo XV fu ripresa anche dal D'Ancona (1914, V. II, I, p. 206 n. 242) il quale specificò che l'artista doveva far parte, molto probabilmente, di una equipe di miniatori che sembra essere al lavoro, nei primi decenni del secolo, in tutti i codici del Carmine. Egli, infatti, distingue più mani: una molto raffinata nei libri segnati T (571), Q (572), un'altra più incerta nei libri M (574), H (573), V (575), G (577), R (578), I (579), C (569) e una terza riconducibile a un discepolo di Lorenzo Monaco nel libro E (576). Fu il Salmi, per primo, ad attribuire l'intero gruppo a Don Simone camaldolese (1954, pp. 43-44), attribuzione confermata dalla Levi D'Ancona (1962, pp. 239-240, 422) che identificò parte dei codici provenienti dal Carmine (Invv. 571, 572, 575, 577, 578, 579) con i cinque in cui Don Simone Camaldolese eseguì 30 miniature fra il 23 febbraio del 1388 e l'aprile del 1389 e che furono rilegati da Frate Giovanni Andrea, secondo i documenti da lei pubblicati. La studiosa, inoltre, precisa che attualmente gli originari cinque volumi sono sei poiché quelli segnati 571 e 575 formavano un volume unico prima del 1473. Il miniatore camaldolese, che firma un codice proveniente dal convento di San Pancrazio nel 1381 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Cor. Laur. 39) nel quale è scritto che "cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis", fu, secondo il D'Ancona (1914, V. I, p. 15), "il primo divulgatore di quelle forme, un misto di senese e di fiorentino, alle quali Don Lorenzo Monaco doveva di lì a poco imprimere il suggello della sua alta personalità". Successivamente, Chiarelli (1968(1981), p. 66) attribuisce il gruppo ad un'equipe ruotante intorno a Don Simone e riferisce l'Antifonario Q (572) a "Don Simone camaldolese e scuola". Il riferimento del gruppo di codici ad una equipe di miniatori è confermato anche dalla Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13). Anche Kanter (in Painting an Illumination 1994, p. 188) cita il gruppo di codici realizzati per il Carmine che rappresentano il momento più alto dello stile di Don Simone, caratterizzati da complesse composizioni, da una particolare capacità narrativa, da figure naturalistiche e dall'utilizzo di un'ampia gamma cromatica con forti influenze della scuola dell'Orcagna
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900645709-3.9
- NUMERO D'INVENTARIO S. Marco e Cenacoli 572
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo di San Marco - Firenze
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0