Trinità
miniatura
post 1375 - ante 1399
Iniziale figurata media caudata B (Benedicta sit), rubr. In honore sancte trinitatis. Officium. Campo e fondo della lettera in foglia d'oro, corpo rosa interamente coperto da foglie lanceolate che formano la coda dove, nel margine inferiore, è un medaglione incorniciato da una foglia con il ritratto probabilmente del miniatore, rappresentato di profilo con abito e cappello azzurri e lo sguardo rivolto verso la lettera. Nell'occhiello inferiore della lettera sono rappresentati due frati carmelitani oranti che guardano verso l'occhiello superiore dove è Cristo benedicente con tre teste che simboleggiano la Trinità
- OGGETTO miniatura
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MATERIA E TECNICA
gesso/ doratura
pergamena/ miniatura
pergamena/ pittura a tempera
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MISURE
Altezza: 150 mm
Larghezza: 130 mm
- AMBITO CULTURALE Bottega Pisana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di S. Marco
- LOCALIZZAZIONE Convento di S. Marco
- INDIRIZZO P.zza S. Marco 3, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il D'Ancona identifica il busto di laico entro il medaglione con il probabile committente dell'opera il cui nome è scritto entro il tondo "Ventura Menigli"; il nome potrebbe però leggersi anche "Ventura Meglini" e, dal momento che indossa abiti laici non ben riconducibili ad una particolare casta sociale, credo possa identificarsi anche con il miniatore stesso che ha voluto così lasciare la sua firma e il suo ritratto, sebbene al momento non risultino documenti riferibili ad un miniatore con questo nome. Il codice fa parte del gruppo di corali provenienti dalla chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze che, nella seconda metà dell'Ottocento, in seguito alle soppressioni napoleoniche, entrarono a far parte della collezione del Museo di San Marco. Attribuito a un Ignoto miniatore del secolo XV dal Rondoni (1876 pp. 73-75, n. 56), ma già segnato come proveniente dal Carmine, fu studiato dal D'Ancona (1914, Vol. II, I, pp. 203-205) che non ne individuò il miniatore ma lo ascrisse ad un artista del XV secolo, caratterizzato da uno stile "ritardatario" ma abile in alcune figure nel raggiungere una certa grandiosità, nonostante realizzi spesso figure sproporzionate. Le ultime miniature, invece, di qualità scadente, sarebbero riconducibili ad un discepolo; di particolare pregio sono i fregi decorati con uccelli e animali fantastici. Lo studioso ipotizza che, nel monaco ai piedi della miniatura a c. 1r con la Resurrezione, si possa identificare l'ignoto miniatore che eseguì l'opera. Il Chiarelli (1968(1981), p. 65) attribuisce il codice a Don Simone camaldolese e scuola, uniformandolo così al gruppo degli altri codici provenienti dal Carmine e in gran parte attribuiti al miniatore camaldolese, escludendone la miniatura a c. 31r, attribuita a Giovanni del Biondo, e le tredici iniziali con la figura di re David e una con l'Eterno di mano più incerta. La Scudieri (La Miniatura, in La Chiesa e il Convento di San Marco a Firenze, Firenze 1990, V. II, p. 13) ne esclude l'attribuzione a Don Simone camaldolese e a Giovanni del Biondo per la c. 31r, rimanendo sull'attribuzione a tre anonimi miniatori: il primo, che la studiosa ritiene un tardo seguace di Pacino di Bonaguida, sarebbe autore delle miniature alle cc. 146v, 168r, 171v, 177r, il secondo delle cc. 26r, 31r, 50v, 64r, 78v, caratterizzate da uno stile aulico e dalle forme espanse legate ai modelli pittorici, mentre, nelle restanti carte, sarebbe presente il principale responsabile dell'illustrazione del codice, le cui miniature sono caratterizzate da una maniera espressionistica che si allontana dai canoni fiorentini per avvicinarsi a un gusto nordico al quale riconducono l'impostazione di scene complesse animate da figure contorte e il prolificare di drôlerie e animali fantastici nei fregi. Anche La Ciardi (Codici pisani trecenteschi a Firenze, in La miniatura italiana in età romanica e gotica Atti del I Congresso di Storia della Miniatura Italiana (Cortona, 26 - 28 maggio 1978) a cura di G. Vailati Schoenburg Waldenburg, Firenze 1979, pp. 513 e segg.), infatti, aveva distinto le mani di due miniatori che ipotizza di provenienza pisana
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900645707-3.10
- NUMERO D'INVENTARIO S. Marco e Cenacoli 570
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo di San Marco - Firenze
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
- ISCRIZIONI tondo nel fregio del margine inferiore - Ventura Menigli (o Meglini) - lettere capitali - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0