DIO PADRE TRA ANGELI
lunetta,
Marti Agostino Di Francesco (attribuito)
1482/ post 1543
Al centro della tavola è la figura a mezzo busto di Dio Padre; il suo ampio mantello si sviluppa in un movimento a spirale con ampie volute che delimitano lo spazio che ospita due angeli. Dio Padre è benedicente con la mano destra, mentre con la sinistra si sorregge sul libro aperto. Altri due angeli completano la scena: uno, in basso, sorregge Dio Padre, l'altro si sostiene al braccio sinistro del Divino
- OGGETTO lunetta
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ATTRIBUZIONI
Marti Agostino Di Francesco (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La lunetta costituiva il coronamento di una importante pala d'altare per il Duomo che, per lungo tempo, è stata ritenuta dispersa. Già nel 1665 l'opera è citata in sacrestia, posta a coronamento dell' Annunciazione di Leonardo Grazia; passò poi nella cappella Garbesi dove rimase fino al 1938. Il Ridolfi è il primo ad attribuirla ad Agostino Marti evidenziandone il michelangiolismo esasperato e poco aggraziato. Il Borelli non individua nessuna tavola, nel corpus del Marti, che possa accordarsi per stile e dimensioni a questa lunetta, ma la colloca intorno al 1520 per le tangenze riscontrate con gli angeli della pala in S. Michele in Foro. La Tazartes indica gli stessi termini cronologici, ma poi (1991) ritiene di collocarla in una fase più avanzata del percorso artistico del Marti. Il Tumidei ne ribadisce la vicinanza con la tavola di S. Michele in Foro sottolineando un impegno stilistico ancora vivo, che sembra venir meno, invece, dall'inizio degli anni Trenta. La Filieri esamina la questione della pertinenza della lunetta partendo dalla commissione di una tavola con la Madonna tra i santi Nicola e Caterina - che doveva eguagliare per qualità quella di Fra' Bartolomeo per il Duomo - che l'Operaio di S. Croce, Jacopo Burlamacchi, dà al Marti nel 1517. Nel 1759 viene portata a Lucca, da Montignoso, una tavola di Agostino con la Madonna tra S. Caterina e un santo vescovo che il Sardini ricorda essere datata 1523; a questo punto la Filieri ritiene plausibile che la lunetta non solo coronasse la pala commissionata dal Burlamacchi, ma anche che tale pala fosse quella già a Montignoso e che la studiosa individua in una tavola un tempo nella Cremer Collection di Dortmund. Una vecchia riproduzione di questa tavola mostra un santo vescovo - come era indicato nella notizia del 1759 relativa allla pala di Montignoso - che regge in mano tre sfere d'oro: evidentemente è S. Nicola di Mira, lo stesso santo indicato nella commissione del Burlamacchi.In conclusione la pala allogata al Marti, per l'altare dei santi Caterina e Nicola in Cattedrale, sarebbe stata venduta alla fine del Cinquecento durente i lavori di riallestimento dell'arredo interno e finita a Montignoso, da qui, nel 1759, avrebbe ripreso la via di Lucca; la lunetta, invece, salvata dalle vendite andò a coronare la tavola del Grazia. I sei anni che intercorrono tra la commissione e il completamento della tavola non costituiscono un problema, tenuto conto che un intervallo di cinque anni (1518-1523) si riscontra anche per la pala di S. Michele in Foro
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900556705
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2003
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI sul libro - EGO SUM/ A O - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0