deposizione di Cristo nel sepolcro

dipinto,

Il dipinto rappresenta la scena della deposizione, con l'aggiunta ai personaggi tradizionalmente presenti dei SS. Giuseppe e Antonio da Padova. Questi ultimi, in primo piano, introducono lo spettatore alla visione del sepolcro, dove Maria, Giusepppe d'Arimatea e S. Giovanni depongono Cristo nel sepolcro. Dietro di loro si trova la Madonna, sostenuta da un'altra Maria

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Batoni Pompeo Girolamo (1708/ 1787)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Pittoni Giovanbattista
  • LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La menzione più antica del dipinto sembra non andare oltre il 1976 quando compare sul mercato antiquario. Notizie assai succinte quindi ma integrabili con quelle relative alla pala, la cui vicenda è ricostruibile grazie ai documenti d'archivio della chiesa, ricostruita ex-novo fra il 1737 e il 1739 su progetto di Andrea Nono. Si apprende cosi che nel 1758 il bergamasco Rocco Orlandini, con disposizione testamentaria aveva destinato una somma consistente alla realizzazione della tela per l'altare della cappella dedicata al Santo Sepolcro, in ricordo di un antico edificio di culto demolito e inglobato nella nuova costruzione. Non indica il nome del pittore che deve però essere di "ottimo pennello". L'esecuzione della tela inizia probabilmente nel 1761, anno in cui viene eretto l'altare destinato a accoglierla e in cui la vedova specifica che in essa devono comparire San Giuseppe e Sant'Antonio da Padova, in aggiunta ai personaggi tradizionalmente presenti in una Deposizione. La particolarità della richiesta è da interpretarsi per una specifica devozione della Orlandini verso tali santi o per la corrispondenza fra i loro nomi e quelli di familiari a lei prossimi, magari i figli. L'anno seguente il quadro risulta collocato. È ancora ignoto il nome del tramite frai committenti e il pittore, con tutta verosimiglianza da ricercarsi tra i tanti lombardi, spesso di famiglia nobile, presenti a Roma in quegli anni, con posizioni di rilievo anche a livello ecclesiastico. Certo un personaggio di notevole levatura, perché, dopo la metà del secolo, per il costo elevato le opere di Batoni sono in massima parte riservate alla Chiesa, a sovrani europei, alla nobiltà più qualificata e, sporadicamente, a viaggiatori inglesi. Sono documentati dal 1735 i suoi rapporti col cardinale Angelo Maria Querini, cui si devono le commissioni della Presentazione al tempio per Santa Maria della Pace di Brescia e, seppure per via indiretta, della Sacra Famiglia con Santa Elisabetta, San Zaccaria e San Giovannino per Santa Maria della Scala di Milano. Di una seconda tela per la stessa chiesa bresciana, la Vergine col Bambino e San Giovanni Nepomuceno, il Nostro è invece debitore al marchese Pietro Emanule Martinengo di Pianezza. L'esistenza di un 'modello' per due di queste opere, uno ora perduto ma un tempo a Lucca nella collezione di Bartolomeo Talenti, e uno alla Vaticana, perfettamente rifinito in ogni suo dettaglio come quello qui esaminato, indicano che il pittore, impossibilitato a lasciare Roma, aveva la necessità di dimostrare ai destinatari delle opere l'impianto compositivo, la tecnica d'esecuzione e il livello stilistico raggiunti. Realizzare modelli a olio è comunque in Batoni pratica frequente per i dipinti di composizione complessa, dei quali spesso disegna anche alcuni particolari; della Deposizione restano uno studio per una delle Tre Marie (Besançon, Museo delle Belle Arti) e uno per Sant'Antonio da Padova (Milano, Pinacoteca di Brera). Questo modello, assolutamente invariato rispetto alla pala, propone un'impostazione piramidale avente come vertice la figura della Madonna, che col suo gesto compassionevole sembra volersi fare carico del dolore cosmico indotto dall'evento, e come angoli di base quelle dei due santi, disposte a mò di quinta teatrale e atteggiate in modo da indirizzare lo spettatore verso quello che è l'episodio saliente. La drammaticità del momento è resa ancora più incisiva dai toni di colore e ai bruni dominanti delle vesti dei due santi si contrappone il livore del corpo di Cristo, evidenziato per contrasto dal bianco del lenzuolo e dal rosso squillante del manto di San Giovanni, quasi esplosione di dolore. Se il volto di San Giuseppe è in strettissima dipendenza con quello dell'omologo presente in collezione Mazzarosa a Lucca, avente a "pendant" una Vergine che legge, quelli di San Giovanni, di Sant'Antonio e della Maria alle spalle di Cristo ripropongono tipologie fisionomiche in lui consuete, caratterizzate da una colorazione rossastra degli incarnati riscontrabile già nelle operegiovanili
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900556114
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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