stolone - bottega lucchese (sec. XIV)
Il fregio del Volto Santo consiste in due fasce orizzontali in argento sbalzato, cesellato e dorato che orlano la veste nella parte superiore ed in quella inferiore, unite da uno stolone centrale. I tre pezzi sono completamente percorsi da venti edicole includenti busti di Santi e definite nella parte inferiore da una parapetto poggiante su peducci e traforato a rosette quadrilobe, inframezzate da balaustri. I Santi, fissati mediante linguette, sono collocati su uno sfondo a ramages cesellato e bulinato ed affiancati da pinnacoli sorreggenti piccole statue, la copertura è definita da tre tre timpani traforati sovrastati da baldacchino. Nella fascia superiore sono sei edicole, otto in quella inferiore. Lungo lo stolone, partendo dall'alto, sono raffigurati Cristo, quattro Santi e la Vergine con il Bambino a figura intera; tranne San Pietro e San Paolo, collocati ai lati della Madonna, i santi sono privi di attribuiti che li identifichino
- OGGETTO stolone
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MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ cesellatura/ traforo/ bulinatura/ fusione
- AMBITO CULTURALE Bottega Lucchese
- LOCALIZZAZIONE Museo della Cattedrale
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo la tradizione la tunica della statua del Volto Santo presentava vari ornamenti in oro, che alla fine del Trecento si presentavano in pessime condizioni. Allo scopo di sopperire alle vecchie e rovinate decorazioni, furono chieste sovvenzioni al comune di Lucca, che, in data 23 agosto 1382, concesse 100 fiorini doro, del tutto insufficienti all’impresa (ASLu, Consiglio di Stato, 1382, 23 agosto). I soldi furono assegnati al banchiere Giovanni Cagnoli e al mercante Bartolomeo Balbani per “reaptatione et ornamnetis beati Vultus Sancti” (ASLu, Camerlengo Generale). Poco più tardi lo stesso Cagnoli paga all’intermediario Stefano Rosso da Pisa 254 fiorini. L’opera risultava già compiuta nel febbraio del 1834. Benché le botteghe di oreficeria lucchesi fossero molto attive, fu coinvolto un artista straniero. A testimonianza di ciò il fatto che il pagamento fosse stato effettuato tramite un intermediario finanziario, identificato con Stefano Rosso da Pisa. Probabilmente l’opera fu realizzata a Pisa, come ci attesta anche l’analisi stilistica effettuata dalla Baracchini, la quale, insieme al Caleca, aveva già notato caratteri iconografici e stilistici peculiari alla scultura di Nino Pisano e dei suoi seguaci più stretti. Tra i possibili candidati riconosciamo Piero di Enrico da Alemagna, detto anche Piero d’Arrigo tedesco, orafo originario di Basilea e attivo a Lucca tra 1373 e 1375. In occasione della doratura effettuata da Mario Favilla nel 1930, che comportò anche lo smontaggio dell’opera, furono eseguiti una serie di disegni di particolari dello stolone, tra i quali quello della perduta Madonna del manicotto. I disegni sono ad oggi conservati nella bottega di Nello Giovacchini. La Madonna, rubata nel 1951, fu poi sostituita con la copia di un’altra figura della cinta, ma il disegno ci permette di identificare nella figura parallela il San Giovanni dolente. Indipendentemente da ciò, la figura della Madonna ci ricorda l’analoga figura della Madonna della predella dell’altare di San Jacopo realizzato da Piero di Enrico da Alemagna a Pistoia, a testimonianza della consonanza stilistica e quindi della probabile paternità dell’artista su alcune statue dello stolone. È interessante notare come la sacralità induca spesso al riuso degli elementi più antichi e talvolta alla loro riproduzione, fedele, ma non priva di un intento di aggiornamento. Alla fine del Trecento risalgono le 22 edicole, i fondi e le riprese a ramages, che Baracchini e Caleca avevano ricondotto a maestranze affini al maestro del Dossale del battistero di Firenze, mentre avevano attribuito i pinnacoli ad un seguace del maestro della croce dei Pisani. Non sappiamo quanto, con tale nuovo intervento, sia stato recuperato delle parti più antiche e quanto rifatto ex novo, certo è che molte delle figure di Santi appaiono improntate su caratteri analoghi a quelli della Vergine dello stolone, anch’essa ricondotta da Baracchini e Caleca al maestro del dossale di San Jacopo. Ad esempio il Santo papa nella prima nicchia a sinistra del fregio superiore, il Santo vescovo dell'ultima nicchia a destra ed i due Santi giovanili (III nicchia del fregio superiore e Idi quello inferiore), presentano volti costruiti in maniera identica a quello del Bambino. Mentre la Vergine ed alcuni Santi hanno una definizione completa della testa, altri costruiti solo sulla parte anteriore, sono stati palesemente realizzati in contemporanea con le nicchie architettoniche, pensati per una loro collocazione all'interno di esse. Molte delle figure entro le edicole si presentano incongruenti rispetto alle edicole, certamente realizzate alla fine del XIV secolo. Si evince in modo chiaro dal modo in cui esse sono inserite nelle edicole e soprattutto dal grado di finitura che riguarda anche parti non visibili, al punto da far immaginare che, se fossero state realizzate appositamente, sarebbero state, come è presumibile, rifinite solo nei punti visibili. Pilastrini e baldacchini rimandano al dossale del battistero di Firenze, che, allogato nel 1366, fu completato da Leonardo di S. Giovanni e Berto di Geri, e infine da Cristoforo di Paolo nel 1387. Evidentemente quindi le edicole dello stolone prendono a modello un esempio assolutamente coevo. Interessanti sono anche le statuine poste a coronamento delle edicole, giudicate, di poco successive alle stesse edicole: esse rammentano le aggiunte poste a coronamento della croce dei Pisani, ai quali sono anche legate da un punto di vista stilistico. Rammentiamo che molto acceso è stato il dibattito circa la realizzazione dell’opera e le sue stratificazioni; addirittura nel 1991 Concioni ha ipotizzato che lo stolone debba essere identificato con quello rubato il 25 gennaio 1373 dal priore del monastero agostiniano di S. Maria di Fregionaia, poi modificato tra 1382 e 1384: le due opere appaiono estremamente affini anche nelle descrizioni del fregio dell’ampia documentazione riguardante il furto. Continua nelle annotazioni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525517
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2012
- ISCRIZIONI sotto la statua della Vergine - Restaurato A.D.S. MDCCCL - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0