ULTIMA CENA
Al centro della tela, in posizione leggermente diagonale su un piano rialzato da due gradini, è collocata la tavola, coperta da una tovaglia bianca, su cui sono poggiate varie suppellettili. In fondo alla tavola è Cristo in veste rossa e manto blu che sta comunicando uno degli Apostoli raccolti intorno alla mensa, abbigliati con vesti dai colori sgargianti, rosso, viola, verde, arancio, che con vari atteggiamenti sottolineano l'emozione suscitata dall'evento che si svolge davanti a loro. Il Cristo è avvolto in una accesa luminosità diffusa e sovrastato da quattro angeli in volo, di cui due in abito rosso e due in veste blu. In primo piano a destra è semisdraiata una donna che sta allattando un bambino, mentre dalla parte opposta è un tavolino coperto da un damasco rosso e un telo bianco su cui poggiano alcuni recipienti
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Robusti Jacopo Detto Jacopo Tintoretto (1519/ 1594)
Robusti Domenico Detto Domenico Tintoretto (1560/ 1635)
- LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo la testimonianza di Enrico Ridolfi (1882, p. 192), l'Ultima Cena , collocata sul terzo altare destro della Cattedrale, venne commissionata al Tintoretto nel 1592 e consegnata due anni più tardi. Non sappiamo per quale motivo, però, l'anno seguente il Consiglio dell'Opera del Duomo incaricava l'Operaro di rimuovere il dipinto per sostituirlo con uno del tanto meno noto Girolamo Massei e venderlo col maggior profitto possibile. Sorprende comunque il compenso non particolarmente cospicuo, pari a 170 scudi, percepito dal pittore, tra i più rinomati e apprezzati nella Venezia della seconda metà del Cinquecento insieme al Veronese e a Tiziano. E' lecito dunque chiedersi se i Consiglieri dell'Opera fossero al corrente del largo intervento che la bottega del Tintoretto dovette avere nella conduzione del lavoro lucchese, parere, quest'ultimo, che va sempre più consolidandosi sulla scorta di considerazioni sia pratiche che stilistiche. Se pensiamo, infatti, alla notevole mole delle opere prodotte dal pittore a partire dagl anni settanta è inevitabile che questi sia dovuto ricorrere all'aiuto di una équipe ben strutturata, dove primeggiano i membri della sua famiglia, la figlia Marietta ed i figli Marco e Domenico. E' a quest'ultimo che la critica più recente tende ad attribuire, in parte o per intero, l'Ultima Cena (Pedrazzi Tozzi 1960, p. 391 e Pallucchini-Rossi 1990, scheda A 52, p. 246), condotta comunque, secondo Clara Baracchini e Antonino Caleca (1973, p. 55) "su una folgorante idea prospettica e luministica" di Jacopo. Questi, morendo il 31 maggio 1594, anno di consegna della tela lucchese, nel testamento redatto il giorno avanti, affidava il compito di completare le sue opere a Domenico. Inoltre anche stilisticamente l'Ultima Cena è piuttosto vicina ad alcuni dei lavori giovanili di Domenico, come la Pentecoste di San Giorgio in Braida a Verona e l'Incoronazione della Vergine in San Giorgio Maggiore a Venezia. Il tipico spirito descrittivo del pittore risalta nella rappresentazione particolareggiata delle suppellettili e delle vivante collocate sulla tavola, che fanno della scena, percorsa da un'animata concitazione, una sorta di tranche de vie. Al fine di ottenere un maggiore effetto scenografico e teatrale e suggerire la profondità dell'ambiente, il tavolo è collocato in diagonale, mentre la luce si diffonde, creando suggestive rifrazioni, dalla figura del Cristo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525492
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2000
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0