SANT'AGNELLO

paliotto, ante 1392 - 1399
Pardini Antonio (attribuito)
notizie fine sec. XIV/ 1419

Lastra sepolcrale con l'immagine del Santo eseguita a rilievo

  • OGGETTO paliotto
  • MATERIA E TECNICA marmo di Carrara/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Pardini Antonio (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Lucca (LU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La lastra, attualmente inserita in un altare della sacrestia del duomo raffigura il Santo vescovo Agnello. Una pubblicazione del Lettieri ci informa, sulla scorta di altri contributi locali, sulle vicende legate all'istituzione dell'altare: nel Trecento fu infatti istuita per volere del vescovo Berengario una cappellania perpetua in onore di tutti i Santi, presso l'altare di Sant'Agnello in Duomo (Lettieri 1948). In conseguenza dei lavori di ampliamento del Duomo eseguiti fra 1389 e 1392 fu demolito anche l'altare di Sant'Agnello, collocato nel transetto sud della crociera. Probabilmente il nuovo altare, collocato nel braccio opposto, fu costruito quasi subito, visto che il testamento di Simone Bocella risalente al 1394 lasciava centinaia di fiorini per l' officiatura e l'ornamentazione dell'altare intitolato a Sant' Agnello. Recenti ritrovamenti documentari (Concioni /Ferri/ Ghilarducci 1994) contribuiscono a precisare la data di esecuzione del sepolcro, consentendo di fissarla entro il 1392. L'arca marmorea di Sant'Agnello doveva dunque appartenere al primitivo altare del transetto sud ed esser quindi spostata in seguito ai lavori di rifacimento. L'attribuzione del rilievo ad Antonio Pardini si deve al Ridolfi (1882) e si basa esclusivamente sul fatto che il Pardini in quegli anni, per l'esattezza fra il 1395 ed il 1419, risulta essere l'archimagister della Cattedrale lucchese. Allo stadio attuale degli studi non vi è certezza su quest' identificazione: non si conosce infatti alcuna scultura riferibile su base documentaria al maestro. E' certo invece che il Pardini oltrechè architetto fu anche scultore: si sa infatti che Paolo Guinigi nel 1405 gli aveva commissionato il sepolcro di fra Marcovaldo da San Miniato, un tempo nella chiesa lucchese di San Francesco. Tuttavia, già il Ridolfi (1882) ricordando la notizia e dandone il riferimento documentario, non poteva far a meno di osservare che l'opera, già perduta al suo tempo, doveva esser stata di scarso impegno (forse una lastra terragna aniconica) visto il modesto prezzo pattuito(dodici fiorini) a compenso dello scultore. La produzione artistica del Pardini è stata quindi ricostruita in tempi recenti e, sulla base del confronto con il sepolcro di Sant'Agnello, sono stati riferiti al maestro di origine pietrasantina due gruppi di profeti oggi nel museo dell'opera del Duomo di Lucca, eseguiti in marmo di Santa Maria del Giudice e pensati come ornamento dei pennacchi di un finestrone e di contrafforti della stessa Cattedrale, oltre ad alcune protomi provenienti anch'esse dal Duomo. Lasciando da parte la spinosa questione dell'identificazione, si può comunque sottolineare come non tutto il corpus di opere raccolte sotto il nome dl Pardini sia stilisticamente omogeneo. Come è stato già notato (Ferretti 1995) infatti il Sant'Antonio abate ligneo della chiesa di Sant'Antonio di Pietrasanta, si congiunge con maggior facilità al corpus del più modesto Piero d'Angelo, padre di Jacopo e di Priamo della Quercia. Particolarmente stringente risulta invece la relazione fra il sepolcro della Cattedrale una delle due coppie di profeti (quella di dimensioni maggiori) ed il Crocifisso della chiesa del Suffragio di Camaiore ,riferitogli dalla Baracchini in occasione della recente mostra dedicata alla scultura lignea a Lucca (1995). Il sepolcro di Sant'Agnello, al pari delle altre sculture ricordate più sopra, è ben lungi dal mostrarsi avulso di parentele con il milieu culturale della Lucca della fine del Trecento. Nel gisant ci colpisce un sottile, raffinato, naturalismo, spiccato soprattutto nella resa del volto, con la fronte provata dalle rughe ed un'espressione non del tutto serena, e delle mani nodose e solcate da una fitta ragnatela di nervi e vene. La capacità di piegare il marmo ad effetti così sottilmente veraci ed epidermici ricorda il naturalismo esibito qualche anno dopo da Francesco di Valdambrino i cui tipi e le cui scelte ci sono ricordate anche da altri particolari come la resa acchiocciolata delle ciocche dei capelli (profeti) e della barba (Sant'Agnello). Il sepolcro di Sant'Agnello col suo altissimo livello qualitativo, non dovette passare inosservato già negli anni a cavaliere fra XIV e XV secolo: ad esso, per esempio proprio alla corposa tornitura delle ciocche dei capelli (De Marchi 1998) guardò il pittore Angelo Puccinelli, ed alla struttura della lastra, alle soluzioni iconografiche prescelte (mani giunte, piedi nascosti dalla veste) lo stesso Jacopo della Quercia nel sepolcro della moglie del Guinigi (da ultimo Paoli 1999)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900525464
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2000
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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