San Donnino/ Crocifissione
dipinto,
1395 - 1397
Taddeo Di Bartolo (1362 Ca./ 1422)
1362 ca./ 1422
La tavola è dipinta su due lati: è dunque una bandinella processionale. Su entrambe le facce è conservata la cornice, che nella parte superiore forma tre archetti a sesto acuto, ai lati presenta due colonnine tortili che poggiano su due lesene
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Taddeo Di Bartolo (1362 Ca./ 1422)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale di S. Matteo
- LOCALIZZAZIONE Convento di San Matteo in Soarta (ex)
- INDIRIZZO Piazza San Matteo in Soarta, 1, Pisa (PI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La bandinella proviene dalla compagnia di San Donnino, la cui chiesa fu fondata nel XIII secolo da un monaco cistercense nella giurisdizione parrocchiale di San Paolo a Ripa d'Arno; nel 1252 i frati di San Donnino decisero di spostare il loro convento, costruendolo presso la parrocchia di San Giusto in Cannicci, senza chiedere il permesso all'abate di San Paolo: ciò fece sorgere una lunga contesa - scandita in due fasi (1252-6; 1309-11) - che si concluse nel 1311 col riconoscimento dell'autorità del monastero di San Paolo. Alla fine del XV secolo il convento di San Donnino; infine nel 1569 i Cappuccini s'insediarono nella Chiesa e Convento di San Donnino (Stiaffini 1983). Dunque la bandinella rimase nella chiesa di San Giusto fino al momento della soppressione della confraternita; quindi passò nella Chiesa di San Marco alle Cappelle, nella cui sagrestia la ritrovò Igino Supino, che la depositò nel Museo Civico; in seguito, siccome il parroco di San Marco richiese la restituzione del dipinto, il Comune di Pisa lo acquistò permettendo in tal modo che restasse nel museo (Bellini Pietri 1906). L'attribuzione a Taddeo di Bartolo risale al Supino (1894) e a Bellini Pietri (1906), ed è stata unanimemente accolta dalla critica; il dipinto è databile nel 1395 o nel 1397, anni in cui l'artista è documentato a Pisa.La bandinella raffigura su una faccia San Donnino, martire di Fidenza, assiso su un trono decorato con un prezioso drappo. Il Santo indossa una tunica turchina decorata con motivi in oro, sul quale porta un manto rosso, fermato sulla spalla destra da una serie di bottoni ed ornato, lungo i bordi, con un gallone d'oro riccamente decorato. Egli tiene nelle mani la palma, simbolo del martirio, e un calice. Ai suoi piedi, in ginocchio e in atto di pregare, sono rappresentati a destra un gruppo di figure incappucciate e col saio bianco, che sono i membri di una confraternita di flagellanti, e a sinistra un uomo, con una tunica rossa senza cappuccio, assalito da un cane che gli morde il collo. Quest'ultima scena si riferisce ad una leggenda secondo cui il Santo guarì un uomo morso da un cane idrofobo, offrendogli - dopo aver invocato il Signore - un calice da lui benedetto, contenente acqua e vino. L'altra faccia della bandinella rappresenta la Crocifissione senza i due ladroni; numerosi personaggi assistono all'evento, tra cui in secondo piano due gruppi di cavalieri: questa particolarità iconografica si riscontra nel pulpito del Duomo di Pisa di Giovanni Pisano (1302-10); cavalieri compaiono anche nella Crocifissione affrescata da Pietro Lorenzetti nella Basilica inferiore di San Francesco (secondo decennio del XIV secolo) ad Assisi e in quella dipinta da Lippo Memmi nella Collegiata di San Gimignano (Symonides, 1965). Molti personaggi hanno tratti fisiognomici mongoli e sono abbigliati secondo una moda orientale: tale motivo si ritrova nella Crocifissione affrescata (1366-8) da Andrea di Bonaiuti nel Cappellone degli Spagnoli in Santa Maria Novella a Firenze. Come attesta la Cronaca del convento domenicano di Santa Caterina a Pisa, in quel tempo alcuni prelati domenicani pisani furono nominati vescovi in Persia: il che attesta l'esistenza di rapporti tra la città e il mondo orientale. Dal punto di vista stilistico il pittore mostra una propensione per gli effetti di preziosità, che convive con un'attenzione alla resa dei volumi a cui s'aggiunge un gusto lineare che si manifesta soprattutto nelle eleganti cadenze dei drappi; d'altro canto nella Crocifissione è evidente uno stile analitico, che tende a soffermarsi sui dettagli. Per tali aspetti Taddeo trasse ispirazione dal grande pittore gotico Simone Martini (Siena 1284 ca.-Avignone 1344), da Barnaba da Modena (attivo a Genova nella seconda metà del XIV secolo) e da Pietro di Puccio da Orvieto (seconda metà XIV secolo) (Savettieri 1999)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900405728
- NUMERO D'INVENTARIO 1685
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale di San Matteo - Pisa
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
- DATA DI COMPILAZIONE 2002
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0