kiriale

libro liturgico, ca 1470 - ca 1475

Codice membranaceo; 89 carte numerate e penna in alto a sinistra sul verso della carta; solo le prime 78 carte(primi otto fascicoli) sono pertinenti al codice originale, le altre sono aggiunte di epoca successiva. Due carte di guardia all'inizio; alla fine aggiunta di tre carte con indice non numerate. Fascicolazione: 8 quinterni regolari, 9^ fascicolo quaterno + 1 carta singola. Richiami alla fine dei primi sette fascicoli. Specchio di scrittura: una colonna, sette righi di scrittura alternati a sette di tetragramma. Littera rotunda. Inchiostro bruno per scrittura e note, rosso per tetragramma e rubriche. Segni paragrafali in azzurro. Incipit: c. 1 (Rubrica: In nomine domini nostri Yhesu xristi amen. In omnibus dominicis per annum ...) Asperges me domine. Explicit: c. 78 "deprecare pro nobis filium dei"

  • OGGETTO libro liturgico
  • MATERIA E TECNICA pergamena/ inchiostro
  • LOCALIZZAZIONE Fiesole (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il corale segnato C, comprende il Kiriale, alcune sequenze, la messa "in agenda mortuorum", quella "de Spiritu Sancto" e quella "Beatae Virginis". le cc. 1-78 comprendono il corale originale, le seguenti sono un'aggiunta risalente al XVI-XVII secolo. Come il codice L, comprende lettere filigranate piccole, ad eccezione della lettera a c. 1 più grande, dalla quale si diparte una decorazione a filigrana che incornicia tutta la pagina. Le filigranate piccole racchiuse entro una cornice smerlata e perlinata, hanno una decorazione di tipo geometrico solo all'interno del campo: in alcuni casi dove lo spazio lo consente, il filigranatore traccia piccoli rametti con foglioline di gusto naturalistico. Solo a c. 12 abbiamo quattro lettere filigranate con un repertorio decorativo totalmente diverso caratterizzato da un tralcio a foglie, da motivi a treccia e a stella e da una particolare tipologia di palmetta dalle foglie allungate. Le iniziali a pennello sono tutte del tipo decorato con un ricco repertorio di motivi floreali. Presentano un corpo compatto di forma quadrangolare, delimitato da oro a profilo cigliato, con motivi fogliacei che si distendono in un tralcio terminante in svirgolature e gocce d'oro, lungo il margine esterno della pagina, in maniera tuttavia molto compatta. Il campo all'interno del corpo della lettera decorato da un fine rabesco in bianco, presenta foglie di acanto sole o a mazzetti, fiori con cinque petali aperti, o a bocciolo o con vistoso pistillo. In un caso è raffiguratoil motivo della melagrana e in un altro quello della palmetta. I colori preponderanti sono il rosa, il verde, l'azzurro, il giallo. Il repertorio decorativo del codice è affine a quello del codice L, datato 1473, a sua volta vicino ai maggiori cicli corali fiorentini di quegli anni (SS. Annunziata, S. Maria del Fiore. Badia Fiesolana etc...). Il confronto con i corali dell'Annunziata induce a indiviaduare nella cerchia del francescano Iacopo di Filippo di matteo Torelli i filigranatori. Si ritrova infatti il medesimo repertorio decorativo dei graduali B,C e D dell'Annunziata, anche se i miniatori di penna del corale francescano indulgono maggiormente in una serie di code e tralci decorativi che non troviamo nei codici dei serviti. Le iniziali miniate costituiscono un ciclo abbastanza unitario, forse dovuto ad un solo miniatore, che opera anche nel corale C del convento fiesolano. Le tipologie decorative possono essere accostate a quelle delle botteghe fiorentine, ma trovano il confronto più stringente con la decorazione di un codice ora conservato alla Biblioteca Statale di Lucca (ms. 2676) e proveniente dal convento francescano della stessa città. Possiamo individuarvi lo stesso repertorio floreale, caratterizzato da fiori a bocciolo e da corolle aperte del tipo delle primule, e la stessa gamma cromatica, fondata soprattutto sui rosa, verde e azzurro. L'identità stilistica tra il codice lucchese e i due fiesolani solleva una problematica molto interessante sulla miniatura francescana della seconda metà del Quattrocento e indica che l'artista deve essere ricercato in un ambiente vicino all'ordine. Il codice lucchese, che dal Paoli è ritenuto opera degli ultimi anni del Quattrocento, di un miniatore lucchese fiorentino, dalla Garzelli è associato al nome di Antonio di Niccolò, molto attivo a Firenze negli anni Settanta. Ad Antonio di Niccolò la studiosa attribuisce tra l'altro anche un salterio datato 1468, già in collezione privata ma proveniente dal convento di S. Francesco a Fiesole. Il codice francescano lucchese viene attribuito dalla Dalli Regoli ad un miniatore fiorentino, Antonio di Domenico, un artista legato agli ambienti francescani e dal 1484 attivo a Pisa e a Lucca, del quale si hanno numerose notizie documentarie non ricollegabili ad opere conosciute
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900341145-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici delle province di Firenze, Pistoia e Prato
  • DATA DI COMPILAZIONE 1995
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI su piatto di coperta - CM - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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